Si possono inserire le riforme strutturali nell’esercizio provvisorio? Alla fine è un disegno di legge che serve, in assenza del Bilancio, per andare avanti con il Bilancio in dodicesimi. Il Governo di Rosario Crocetta ha pronto il disegno di legge sull’esercizio provvisorio per i primi quattro mesi del prossimo anno. Un esercizio provvisorio strano, che anticipa un Bilancio 2015 con molti capitoli finanziati per quattro dodicesimi. Con il rischio di lasciare senza soldi di più di mezza Sicilia a partire dal prossimo 1 maggio. Ma adesso questa stranezza ne ne aggiunge un’altra: le riforme strutturali inserite nel disegno di legge sull’esercizio provvisorio. Anche in quest’occasione, una cosa mai vista in oltre sessant’anni di Autonomia siciliana. Ma con questo Governo ormai succede di tutto.
Contro quest’impostazione, oggi, alle 16,00 – un’ora prima della riunione della Commissione Bilancio e Finanze – i parlamentari di sala d’Ercole del centrodestra hanno convocato una conferenza stampa. Con molta probabilità, per formulare una proposta alternativa.
Ma alternativa a chi? La domanda è legittima, perché ormai non è più chiaro chi comanda nel Governo Crocetta. La scorsa settimana, infatti, l’assessore-commissario all’Economia, Alessandro Baccei, ha convocato una conferenza stampa. In assenza del presidente della Regione, un po’ incredibilmente, ha dettato l’agenda politica al Governo e anche all’Assemblea regionale siciliana. Chiedendo ai deputati di Sala d’Ercole «responsabilità», pena, ha aggiunto, intere categorie sociali senza soldi a partire dall’1 maggio del prossimo anno.
In pratica, Baccei, forse senza rendersene conto, si è sostituito, contemporaneamente, al governatore dell’Isola (al quale ha di fatto quasi imposto le riforme da presentare al Parlamento siciliano!), al presidente dell’Ars (ha invitato i deputati a seguire i suoi consigli…) e allo stesso Pd siciliano, sostituendosi, di fatto, al segretario regionale di questo partito.
Il presidente Crocetta ha provato a reagire, convocando una propria conferenza stampa. Ma il parlamentare nazionale, il renziano Davide Faraone, ha quasi zittito il governatore dell’Isola, dicendo che quella di Baccei è la linea del Pd, sostituendosi, di fatto, al segretario regionale del partito, Fausto Raciti (ve lo abbiamo raccontato qui).
E’ chiaro che in questa continua sostituzione di ruoli non è facile capire chi vorrebbe inserire – cosa mai vista fino ad oggi a Palazzo Reale! – le riforme strutturali nel disegno di legge sull’esercizio provvisorio. Le vuole il presidente Crocetta? Le impone al Parlamento l’assessore-commissario Baccei appoggiato da Faraone? E quest’ultimo, rappresenta tutto il Pd siciliano?
Oggi pomeriggio si dovrebbe capire qualcosa in più. Anche se è noto – e noi lo scriviamo spesso – che il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ad inizio di legislatura ha detto a chiare lettere che non avrebbe ammesso leggi omnibus. Soprattutto nella manovra di Bilancio. Figuriamoci nel disegno di legge sull’esercizio provvisorio. Sarebbe una contraddizione.
Intanto gli uffici dell’assessorato alla Salute – anche loro senza rendersene conto – hanno ammesso candidamente che qualcuno ha commesso un danno erariale. La storia è quella delle anticipazioni effettuiate dalle Aziende sanitarie provinciali (Asp) e dalle Aziende ospedaliere dell’Isola. L’assessorato alla Salute avrebbe fornito alla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars i dati delle scoperture di tesoreria effettuate da Asp e Aziende ospedaliere.
Ora, se le Asp e le Aziende ospedaliere dimostreranno di aver richiesto nei termini di legge i trasferimenti alla Regione e quest’ultima non ha trasferito le somme (si parla, in media, di 800-900 milioni all’anno, a quanto pare per cinque-sei anni: da qui il buco di cassa della Regione per oltre 5 miliardi di euro), si potrebbe configurare il danno erariale a carico della stessa Regione siciliana. Insomma, qualcuno dovrà pur rispondere per gli interessi che la pubblica amministrazione è chiamata a pagare per queste scoperture bancaria. E questo qualcuno non può certo essere la collettività.
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