Comera ampiamente previsto, il commissario dello Stato ha falcidiato la manovra finanziaria approvata da Sala dErcole. Allappello, adesso, mancano poco meno di 800 milioni di euro. Quello che stupisce è la reazione del governo. E evidente che, anche questa volta, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e lassessore allEconomia, Gaetano Armao, non si aspettavano unimpugnativa di questa portata.
Già, ancora una volta. Perché, dal dicembre dello scorso anno ad oggi, il parlamento dellIsola ha messo allincasso una serie di stop impressionanti. Tutti su leggi di spesa. Da cosa poteva nascere lottimismo del governo non è facile desumerlo. Forse dal fatto che, in questi giorni, le visite, da parte di uomini politici, presso la sede del commissario dello Stato si erano moltiplicate? La stessa cosa è avvenuta nel dicembre scorso, quando politici e alti burocrati pensavano che la stabilizzazione dei precari era cosa fatta. E invece è arrivata limpugnativa.
La scena si è ripetuta con la manovra finanziaria. E saltato il muto di oltre 550 milioni di euro. Ed è andata a farsi benedire, questa volta definitivamente, la valorizzazione dei beni immobili della Regione. Sono oltre 190 milioni di euro che, per precauzione (i maligni raccontano per imposizione dello stesso commissario dello Stato), sono già stati spalmati su varie voci di bilancio. In pratica, è stato già previsto che, in assenza di queste entrate, i 190 milioni e rotti di euro sarebbero stati presi fondo regionale destinato ai Comuni (75 milioni di euro), dai fondi per il trasporto pubblico (una cinquantina di milioni di euro), dai fondi per i collegamenti con le isole minori e d altri capitoli.
Questo modo di fare del governo e dellArs, nei giorni precedenti lapprovazione della manovra, era sembrato folle. Perché non si possono tagliare 75 milioni ai Comuni siciliani, se è vero che il 50 per cento di questi enti locali sono già al dissesto finanziario, anche se non ancora dichiarato. Così come è difficile che il trasporto pubblico siciliano possa sopportare un taglio di risorse così pesante.
Diverso il discorso sulla cosiddetta tabella H. Per la quale erano stati trovati – non si capiva dove – 12 milioni di euro che avrebbero dovuto sommarsi ai 33 milioni di euro per arrivare a 45 milioni di euro. Alla fine, comera prevedibile, i 12 milioni di euro che non si sapeva da dove prendere non ci sono più, visto che sono stati tagliati dallimpugnativa. Sarebbe stato molto più serio erogare ai contributi ai soli Teatri e sbaraccare tutto il resto. Invece tutti hanno cercato altre risorse. Ed è finita con l’impugnativa.
Le cronache di queste ore registrano, come abbiamo già scritto, a un batti e ribatti tra governo e Assemblea regionale. Il presidente della Regione, Lombardo, dice che la responsabilità è dellAula. Il presidente dellArs, Francesco Cascio, dice che la colpa è del governo. In realtà, le responsabilità sono di entrambi. Perché il mutuo, gli accantonamenti negativi, le finte entrate di oltre 190 milioni di euro, gli 800 milioni di beni immobili da devolvere all’Irfis-Fin-Sicilia, i Confidi, le immaginifiche stabilizzazioni del personale precario e via continuando sono provvedimenti che, in buona parte, sono stati presentati dal governo. Ma sono stati approvati dallArs. Il resto sono chiacchiere.
Non cè, tra gli articoli impugnati, laccantonamento assente sulla sanità: ovvero i 343 milioni di euro che dovrebbero arrivare dalle risorse del Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate). Questo – lo abbiamo sempre scritto – avrebbe comportato lo scioglimento anticipato dellArs e il commissariamento della Regione. Ma ci chiediamo e chiediamo: come pensano, governo e Assemblea regionale, di fronteggiare unimpugnativa di questa portata?
Si dice che domani il canonico ordine del giorno approvato da Sala d’Ercole autorizzerà la pubblicazione della manovra sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana. E la cosa ci lascia perplessi, perché non riusciamo a comprendere come pubblicare una manovra alla quale mancano 800 milioni e rotti di euro.
Sentiamo dire che domani verranno confezionati in fretta e furia quattro disegni di legge che verranno approvati in giornata. Dicono che questi quattro disegni di legge, dopo essere passati dal vaglio del commissario dello Stato, verranno pubblicati insieme con la stessa manovra finanziaria.
Non sappiamo chi abbia messo in giro una tesi del genere. Ma a noi – chissà, magari siamo antichi – hanno insegnato che nella stessa sessione legislativa non possono essere discusse le stesse leggi. Bisogna programmare una nuova sessione legislativa. E tra le due sessioni legislative deve passare un certo tempo. Ci stiamo sbagliando o, per loccasione, riscriveranno le regole parlamentari?
La verità è che, sul piano tecnico prima che politico, non ci sono più le condizioni per andare avanti. Se la manovra fosse stata approvata nei primi giorni di aprile, dopo quindici giorni si sarebbe potuta aprire una nuova sessione legislativa e provare il recupero. Ma siamo a fine aprile. Il tempo stringe.
Molto meglio prendere atto di un fallimento tecnico, amministrativo, politico e istituzionale. In fondo, accettare una sconfitta è una manifestazione d’intelligenza.
La fine della legislatura è già nei fatti. Bisognerà capire se il governo avrà il buon senso di dimettersi, semplificando le cose. Con le dimissioni del presidente della Regione non ci sarebbe bisogno di ricorrere ai tre commissari. Il vice presidente – che dovrebbe essere individuato in un parlamentare da nominare assessore – gestirebbe la Regione fino a nuove elezioni, come è avvenuto nellinverno del 2008 dopo le dimissioni di Totò Cuffaro.
Certo, per imboccare questa via c’è da mettere su una manovra di bilancio che consenta al governo dimissionario di proseguire con l’ordinaria amministrazione. E’ possibile arrivare a questo esito? Quanto meno si dovrebbe provare. Poi, se Roma ha intenzione di commissariare comunque la Regione siciliana non ci sarà molto da fare. Ma forse, anche da parte del governo nazonale, sarebbe una forzatura sbagliata. Perché lo scioglimento coatto sarebbe un’umiliazione non solo per il governo regionale, ma le le istituzioni autonomistiche.
Con le dimissioni, Lombardo, che peraltro ha anche altri problemi, uscirebbe di scena nel migliore dei modi possibili.
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