Acque tranquille in aula per il governo Schifani, con la prospettiva di una maratona interminabile per l’approvazione della legge regionale di stabilità che appare sempre più lontana. La prima giornata di discussione sulla Finanziaria è stata archiviata senza strappi e tutto fa pensare a un’approvazione entro tempi consoni, forse anche entro il dieci febbraio. Merito anche, per citare le parole del coordinatore di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, al momento in esilio nel gruppo misto, del sostanziale cambio di passo dell’esecutivo, più che disposto al dialogo con tutte le aree del Parlamento, come si evince anche dalle parole di uno dei volti dell’opposizione, l’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca.
«Questo parlamento le ha dimostrato al di là delle posizioni e delle sfumature che per gli aspetti inerenti le scelte che possono comunque migliorare il buon andamento complessivo della macchina, come l’approvazione dei bilanci in tempo, la segue – dice De Luca rivolgendosi all’assessore al Bilancio Marco Falcone – La sfido a lavorare per portare un altro risultato a casa che non è mai riuscito al suo predecessore Armao Meravigliao: approvare il bilancio entro il 31 dicembre di quest’anno e noi siamo pronti alla sfida, anche perché abbiamo già dimostrato che sul fronte delle idee e dei contributi alla strategia complessiva, non ci siamo tirati indietro. Se vuole scrivere con noi il documento di programmazione finanziaria del prossimo triennio apra subito un tavolo».
Un buon risultato, insomma, anche se per qualcuno è più frutto della «volontà di mettersi la medaglietta di avere approvato la Finanziaria nel mese di febbraio, più che di affrontare i problemi reali». Alla fine le critiche più aspre sono arrivate da parte del pentastellato Luigi Suneri, che fa notare come il documento al vaglio dell’Aula non rispecchi per niente quanto previsto nel Defr, il documento di economia e finanza della Regione. «Tutto quello che c’è scritto lì qui non c’è – spiega – tutte quelle misure che ci aspettavamo di trovare in Finanziaria qui non ci sono: non c’è alcuna opera di razionalizzazione della spesa, non c’è alcuna visione che veda incentivare la spesa per investimento piuttosto che la spesa ordinaria, ci sono alcune norme spot, come i contributi per le aziende che devono assumere a tempo indeterminato, che temo che non vedrà mai attuazione nella nostra regione, in commissione Attività produttive lo abbiamo già detto».
E sui trasferimenti agli Enti locali, ancora Sunseri: «I colleghi parlano di riconferma del fondo per le autonomie locali, ma quello che vedo oggi è un taglio al fondo per le autonomie locali, perché i 115 milioni del fondo investimenti non sono più nel bilancio della nostra Regione, vengono demandati al fondo Sviluppo e coesione e questo vuol dire che i Comuni quando e se li avranno, potranno fare solo spesa per investimenti, con una rendicontazione che rende molto più complessa la spesa».
Oltre un miliardo di euro di fondi Fsc saranno utilizzati anche per coprire le esigenze di spesa. E se è stato approvato l’aumento per le provvigioni dei parlamentari, i tagli colpiranno anche il settore del Cinema, con l fondo regionale che rispetto alle previsioni passa da da 5.2 milioni a 1.64 milioni di euro. Cassato del tutto il contributo per il funzionamento della scuola nazionale del cinema, che passa da 500mila euro a zero. Soddisfazione da parte dell’esecutivo, con l’assessore Falcone che risponde, anche in maniera piuttosto teatrale, a ogni domanda con la sicurezza di chi ha già incassato il benestare per andare avanti senza particolare ostruzionismo. Soddisfatto anche Schifani, che ha preso parte solo a uno stralcio di seduta.
Una seduta che sarà ricordata anche per l’orazione di Gianfranco Miccichè. «Sono contento, perché il lavoro che ho fatto insieme ad altri perché si potesse cambiare presidente della Regione nella passata legislatura, mi sta dando ragione – dice l’ex presidente dell’Assemblea regionale – qui c’è un altro stile, un altro metodo. Oggi questo governo dialoga. La vittoria di questo governo nasce dalla sconfitta delle opposizioni, che hanno ceduto facilmente per un po’ di cose che servivano ai loro deputate, più che legittime. Non si è portata a casa nessuna riforma, nessuna promessa di quelle fatte durante le elezioni, ma quanto meno non c’è l’arroganza che c’era prima. Oggi allo specchio mi sento assolutamente soddisfatto per quello che è successo».
Poi la chiusa: «Questo significa che improvvisamente adoro il presidente Schifani? No, lo detesto, lo dico con grande sincerità, perché mi sono sentito tradito, però non mi interessa, penso al bene della Sicilia e quindi spero enormemente che questo governo prosegua positivamente la sua strada e il suo cammino. Quello di cui io sono certo – continua rivolgendosi a Schifani – è che alla fine della storia, visto che non mi pare che tante città abbiano piazze e scuole dedicate a Bruto, mi posso permettere di dire che Bruto sarà sempre lei, io sarò Giulio Cesare».
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