La rabbia del figlio del procuratore Gaetano, ucciso 35 anni fa dalla mafia e commemorato con una cerimonia poco affollata stamattina sul luogo dell'agguato, senza le reboanti cerimonie riservate ad altri caduti nella lotta contro Cosa nostra. Una passerella inaccettabile per Michele che punta il dito anche «contro la società civile» e, in particolare, contro quella parte politica «di cui mio padre e la mia famiglia fecero sempre parte»
Ars e Governo dimenticano Costa Figlio: «Qui passerella scomoda»
«Mio padre non interessa a nessuno e prima si dimentica meglio è per alcuni. Certi comportamenti lo dismostrano». Non usa mezzi termini Michele Costa, il figlio del procuratore Gaetano, ucciso 35 anni fa dalla mafia e commemorato con una cerimonia poco affollata stamattina sul luogo dell’agguato, senza le reboanti cerimonie riservate ad altri caduti nella lotta contro la mafia. Come ogni anno, infatti, il ricordo del procuratore viene ricordato con una cerimonia che si svolge in via Cavour, nel punto esatto in cui il 6 agosto del 1980 poco dopo aver firmato da solo ordini di cattura contro il clan Inzerillo, davanti alla lapide che segna il punto in cui Costa fu abbattuto mentre faceva una passeggiata a piedi da solo. Stamane, come sempre da anni erano presenti il figlio Michele, con la moglie Ersilia e il nipote Gaetano.
Tra le i rappresentanti delle istituzioni, invece, erano presenti solo il procuratore aggiunto, Leonardo Agueci, il presidente del Consiglio comunale Totò Orlando, il prefetto, Susanna Cannizzo, il questore, Guido Longo e numerosi esponenti delle forze dell’ordine. Nessun rappresentante, né della Regione né dell’Assemblea regionale siciliana, forse perché stamane in Aula era in discussione il disegno sulla gestione dell’acqua, che ha visto impegnato anche il governo regionale. Al loro posto, al posto della politica, soltanto corone di fiori. Un’assenza inaccettabile per il figlio Michele: «Questa passerella è stata sempre scomoda – ha aggiunto Costa – mentre ce ne sono altre più comode. Ho sempre protestato, a cominciare dalla magistratura che non ha fatto tutto quello che era suo dovere fare per cercare di arrivare alla verita». E poi il figlio di Costa si è scagliato contro la società civile e, in particolare, contro quella parte politica «di cui mio padre e la mia famiglia fecero sempre parte».
Oggi, tuttavia, è stato anche il momento del ricordo per il commissario capo Beppe Montana, ucciso il 28 luglio 1985, il vice questore Ninni Cassarà e l’agente Roberto Antiochia, caduti il 6 agosto 1985, e l’agente scelto Antonino Agostino, assassinato con la moglie Ida Castelluccio il 5 agosto del 1989, celebrati dalla polizia di Stato in una cerimonia unificata. Una messa di suffragio. infatti, è stata celebrata alle 8.30 nella cappella della caserma “Pietro Lungaro“, alla presenza dei parenti delle vittime e di autorita’ civili e militari. Quindi nell’atrio della Caserma “Boris Giuliano”, sede della Squadra Mobile, il questore Guido Longo ha deposto una corona di alloro a nome del capo della Polizia, Alessandro Pansa.