Sono le vittime dell'ennesima tragedia del mare. Tra loro anche quattro donne. L'inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dai pm Roberto Tartaglia, Claudio Camilleri e Anna Maria Picozzi, ipotizza anche il reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina
Arrivati 717 migranti, su nave 12 salme La Procura indaga per omicidio volontario
Un fascicolo per omicidio volontario, ancora a carico di ignoti, è stato aperto dalla Procura di Palermo. I magistrati vogliono vederci chiaro sul decesso di 12 migranti, i cui corpi senza vita sono giunti stamani al porto del capoluogo siciliano. A trasportarli, insieme a 717 immigrati, soccorsi nel Canale di Sicilia nei giorni scorsi, è stato pattugliatore d’altura Dattilo della Guardia Costiera. L’inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dai pm Roberto Tartaglia, Claudio Camilleri e Anna Maria Picozzi, ipotizza anche il reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Tra le vittime ci sono anche quattro donne, due delle quali in stato di gravidanza. A recuperare i cadaveri finiti in mare da un gommone semi affondato sono stati lo stesso pattugliatore la nave Corsi e due motovedette partite da Lampedusa, che hanno tratto in salvo altre 106 persone che si trovavano sull’imbarcazione. La Polizia sta raccogliendo le testimonianze dei profughi per identificare gli eventuali scafisti. I medici legali, invece, stanno effettuando le ispezioni cadaveriche per accertare le cause della morta dei migranti.
Tra i 717 migranti sbarcati stamattina al porto ci sono 88 donne e 8 bambini. Almeno una sessantina, al momento, i minori stranieri non accompagnati identificati. La maggior parte proviene da Ghana, Gambia, Senegal, Somalia, Sierra Leone, Nigeria, Eritrea. Nove immigrati, tra cui tre donne con ustioni di secondo e terzo grado, ma anche un neonato di circa 40 giorni in stato di disidratazione, sono stati trasferiti in ospedale. A fornire la primissima accoglienza al porto, c’erano anche i volontari e gli
operatori della Caritas diocesana di Palermo, che hanno distribuito acqua, panini, scarpe, vestiti e abbigliamento intimo per i profughi, giunti quasi tutti scalzi e alcuni persino seminudi.
Duecento profughi verranno ospitati temporaneamente nelle due strutture di accoglienza della Caritas: 100 troveranno riparo al centro San Carlo e Santa Rosalia, a Palermo; altri 100 invece al centro di Giacalone. Ma dalla Caritas arriva un appello: «Nella nostra macchina della solidarietà – dice Anna Cullotta, responsabile dell’area Promozione umana della Caritas di Palermo – serve un numero maggiore di volontari, che possano dare il loro supporto sia al porto al momento degli sbarchi sia nei centri dove i migranti vengono accolti per qualche giorno prima di essere trasferiti».
Un appello rivolto a tutti i cittadini, ma anche ai negozi, alle catene alimentari e della grande distribuzione che possano donare qualcosa. Occorrono soprattutto generi alimentari a lunga conservazione, come acqua, succhi di frutta per rifocillare i profughi subito quando arrivano. Ma anche indumenti, vestiti e abbigliamento intimo, in particolare per donna e bambini, latte pediatrico, pannolini e giocattoli. Chi fosse interessato a diventare volontario o a donare qualcosa può rivolgersi al Centro Agàpe, di Piazza Santa Chiara 10, a Palermo, o telefonare al numero: 091327986.
Intanto il sindaco di Palermo e presidente di AnciSicilia, Leoluca Orlando, torna a puntare il dito contro l’Europa. «Oggi siamo di nuovo qui a piangere altri morti, nella quasi totale indifferenza dell’Europa, che si comporta come Ponzio Pilato. A quante stragi degli innocenti – ha detto – dovremmo assistere ancora, prima che tutta la comunità internazionale si renda conto che non serve costruire dei muri, come è accaduto a Ventimiglia?». Il primo cittadino ha partecipato alle operazioni di sbarco dei migranti al porto, insieme all’assessore alla Cittadinanza sociale, Agnese Ciulla, alle strutture comunali, servizi e assistenti sociali, mediatori culturali, protezione civile e servizi funebri.
«Noi non vogliamo essere considerati complici di questo genocidio in corso del Mediterraneo – ha ripetuto Orlando – e chiediamo all’Ue di abolire il permesso di soggiorno, ormai diventato uno strumento di tortura e di arricchimento per la criminalità organizzata, come è previsto dalla Carta di Palermo, che abbiamo approvato lo scorso marzo. Dobbiamo metterci in testa che il diritto alla mobilità è inalienabile: nessuno ha scelto dove nascere, ma tutti hanno il diritto di scegliere dove vivere».