Argentina, scrivere della violenza

“La dittatura argentina è un tema vitale, quotidiano, e lo sarà fino a quando saranno vivi sia le vittime che i loro carnefici”. Queste le parole dello scrittore e parlamentare argentino Miguel Bonasso il quale, venerdì 3 aprile in aula A1 del Monastero dei Benedettini, ha tenuto una conferenza dal titolo “ La letteratura e il terrorismo di stato in Argentina negli anni della dittatura”.

“Nonostante l’enorme offerta di informazione esistente, durante gli anni della censura i giornalisti non denunciavano gli avvenimenti accaduti. Solo gli scrittori si incaricarono di denunciare tutte le dittature”, dice Bonasso definendo gli scrittori come “dei geologi, perché portano alla luce verità nascoste”. Se durante gli anni del regime la narrativa argentina cercò di esprimersi all’interno del sistema politico vigente, seppure attraverso linguaggi obliqui, negli anni immediatamente successivi al ritorno della democrazia gli scrittori iniziarono a porsi delle domande, sentirono il bisogno di capire cosa fosse accaduto e come potesse essere successo.

La letteratura si assume così il compito di smascherare e preservare quella memoria del paese che tante leggi hanno cercato di cancellare alla vigilia del ritorno della democrazia. Si interroga sulle sorti di quei 30.000 dissidenti, i “desaparecidos”, definiti con sprezzante freddezza da Videla come “qualcuno che non c’è, né vivo né morto.”

Intuita l’impossibilità di rappresentare la violenza attraverso il realismo, gli scrittori argentini inventano nuove strategie narrative per tentare di portare alla luce accadimenti troppo agghiaccianti e incomprensibili e che sembravano appartenere a un mondo estraneo alla realtà quotidiana. Nascono quindi tutta una serie di opere “tra finzione e testimonianza” con il fine di far luce su quei lunghi anni lacerati dalla violenza, dal silenzio e dalla paura.

Bonasso è celebre nel mondo per il suo romanzo testimonianza “Recuerdo de la Muerte” pubblicato per la prima volta nel 1984, appena pochi mesi dopo il ritorno della democrazia e che ha venduto 200 mila esemplari già dalla prima edizione. Attraverso la storia dell’ex deputato peronista Jaime Dri, vittima della repressione militare e scampato al sequestro nella Escuela de Mecánica de la Armada, l’autore ha denunciato il sistema repressivo messo in atto dal regime attraverso un’esperienza intensa dal punto di vista umano. Lotta che continua attraverso il suo impegno politico come deputato del Partito della rivoluzione democratica. “Non c’è niente di peggio che togliere a chi ha lottato la propria identità”, dice Bonasso. “Diventa quindi importante sentire vicina questa tragedia, non solo storicamente ma anche geograficamente” aggiunge, sottolineando simpaticamente quanto italiani e argentini siano fraternamente legati, nel bene o nel male.


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