L'amara ammissione del presidente dell'assemblea regionale siciliana
Ardizzone: “Sui fondi europei la Sicilia ha fallito”
L’AMARA AMMISSIONE DEL PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA
In un’intervista rilasciata qualche mese addietro al nostro giornale, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha detto a chiare lettere che la la Regione siciliana, per affrontare e provare a risolvere la crisi finanziaria oggi gravissima, deve utilizzare al meglio i fondi europei. Oggi, intervenendo a Palazzo Reale alla prima giornata della Blue Sea Land, la expo dei distretti agroalimentari, il presidente Ardizzone ha ammesso che la Sicilia, sul fronte dei fondi europei, ha fallito.
“La Regione siciliana – ha detto il presidente dell’Ars – non è stata in grado di spendere 30 miliardi di euro di fondi messi a disposizione dallUnione europea. Veniamo ritenuti responsabili, e lo siamo.
Io non voglio essere in controtendenza – ha aggiunto Ardizzone – ma quando si dice che è necessario creare unagenzia nazionale per incentivare la spesa, come siciliano non mi sento escluso, non mi sento commissariato dallo Stato: significa soltanto che non abbiamo le carte in regola e che abbiamo fallito”.
Anche nell’intervista rilasciata al nostro giornale, richiamandosi a una celebre frase pronunciata alla fine degli anni ’70 del secolo passato dall’allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella, il presidente dell’Ars aveva parlato dell’esigenza di “una Sicilia con le carte in regola”. Con amarezza, Ardizzone ammette che oggi la Sicilia – la politica siciliana – non ha le carte in regola.
Sui fondi europei il presidente Ardizzone ha ragione. La Sicilia è riuscita ad utilizzare tutti i fondi della Programmazione comunitaria precedente – Agenda 2000, Por 2000-2006 – per due motivi. In primo luogo, perché al vertice del dipartimento regionale ella Programmazione c’era la dottoressa Gabriella Palocci, che era brava e determinata. E perché ai vertici dei dipartimenti regionali c’erano ancora sei o sette – non di più – ex direttori regionali che erano diventati tali perché erano bravi.
Oggi la gestione del dipartimento Programmazione – senza offesa per nessuno – è inadeguata. E al vertice dei dipartimenti della Regione ci sono dirigenti generali che non somigliano nemmeno lontanamente agli ultimi direttori regionali di un decennio fa.
Un dirigente generale non si inventa. Se viene inventato – come ha iniziato a fare Totò Cuffaro, che aveva comunque molto più senso delle istituzioni dei suoi successori – come ha fatto ripetutamente e senza ritegno l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e come sta continuando as fare l’attuale presidente Rosario Crocetta, che ha praticamente confermato l’80 per cento e forse più dei dirigenti generali del periodo Lombardo, il risultato non può che essere il fallimento.
Ricordiamo che Lombardo, forse senza nemmeno capire quello che stava facendo, ha mandato via la dottoressa Palocci sostituendola con un personaggio che aveva incrociato non ricordiamo più in quale occasione.
Questa era la Regione siciliana del Governo Lombardo-PD: una Regione che affidava il settore centrale della vita pubblica dell’Isola – la gestione dei 30 miliardi di fondi extraregionali – a un personaggio che la Sicilia, forse, la conosceva da turista.
A noi dispiace scrivere queste cose. Ma questo era – ed è – il livello culturale prima che politico di chi ha governato e governa la Sicilia.
Ricordiamo che, dopo alcuni mesi – persi inutilmente – Lombardo ha sostituito il dirigente generale che aveva scovato non abbiamo mai capito dove con il dottore Felice Bonanno. E’ stata, questa scelta, una delle pochissime cose giuste fatte da Lombardo. Perché dopo la dottoressa Palocci, l’unico che poteva tentare di riprendere una situazione deteriorata era proprio Bonanno.
Perché Bonanno non ce l’ha fatta? Perché la situazione, come già detto, era deteriorata. Ricordiamo che la Programmazione dei fondi europei che si concluderà nel dicembre di quest’anno è iniziata nel 2007. Nel mezzo c’è la vicenda Cuffaro, con la sua condanna nei primi mesi del 2008, la sue dimissioni, le elezioni anticipate e il nuovo Governo di Lombardo.
Il Governo Lombardo parte con due anni di ritardo. E ne perde altri quattro cambiando Giunta, maggioranze, assessori, dirigenti generali. Alternando, addirittura, assessori e dirigenti generali: con i primi che andavano ad occupare i posti dei secondi e viceversa. Un grande ‘bordello’ politico e amministrativo.
Il presidente Crocetta, alla fine dello scorso anno, avrebbe dovuto dare una ‘sterzata’ a tutta la burocrazia regionale. Soprattutto all’alta burocrazia. Invece, come già ricordato, l’attuale governatore ha confermato quasi tutti i dirigenti generali di Lombardo.
Il presidente della Regione se l’è invece presa con l’anello debole: i dipendenti. Trasferendo e spesso insultando dirigenti, funzionati e personale. Trasferendoli di qua e di là. ‘Rotazioni’ che sono servite solo a bloccare l’amministrazione.
E oggi? Lo spettacolo è deprimente. Ai vertici amministrativi della regione siciliana di crocetta non server nemmeno la laurea in Giurisprudenza. E in fondo ha ragione: con l’eccezione di qualche assessore, la qualità della sua Giunta è perfettamente isomerica alla qualità dell’alta burocrazia dell’attuale amministrazione regionale.
Non parliamo dell’applicazione del decreto legge n. 39 di quest’anno. O della legge Severino. Si parla, invece, di decine di nomine illegittime, di capi della Segreteria tecnica che…, di avvocati che si pronunciano sulle mogli eccetera, eccetera eccetera.
Con questa burocrazia dovremmo spendere i fondi europei? Cerchiamo di essere seri.