Il presidente della Regione ha risposto ai giornalisti sull'arresto del faccendiere vicino a Vito Nicastri, l'imprenditore ritenuto legato a Matteo Messina Denaro. Nell'inchiesta sono coinvolti anche il funzionario Alberto Tinnirello e il dirigente Alberto Fonte
Arata, Musumeci: «In assessorato ha trovato solo no» Sui funzionari: «Se colpevoli bisogna buttare la chiave»
«Se saranno ritenuti responsabili devono marcire in galera». Non usa giri di parole il presidente della Regione Nello Musumeci per commentare la notizia del coinvolgimento di alcuni funzionari regionali nell’inchiesta sul faccendiere ed ex deputato di Forza Italia Paolo Arata, arrestato oggi dalla Dia insieme al figlio Francesco, con la pesante accusa di essere un prestanome di Vito Nicastri, l’imprenditore su cui pende una richiesta di condanna a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Nicastri, che si trova già in carcere, è tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare. La misura è stata infatti disposta anche per il figlio Manlio e pure per l’ex funzionario del dipartimento Energia Alberto Tinnirello.
Dell’indagine si era già saputo ad aprile in occasione di alcune perquisizione. La novità invece riguarda il coinvolgimento del dirigente della commissione per il rilascio delle valutazione d’impatto ambientale Alberto Fonte, per il quale i magistrati di Palermo ipotizzano l’abuso d’ufficio. «Se dirigenti e funzionari saranno ritenuti responsabili devono marcire in galera, io butterei la chiave – ha commentato Musumeci -. Tra qualche settimana quella commissione (Via, ndr) non ci sarà più. Ho chiesto all’assessore Cordaro di nominarne una nuova nell’ambito di un processo di rotazione necessario. La rotazione avviene perché c’è la scadenza. Se avessimo avuto segnali corruttivi li avremmo mandati alla Procura».
Il presidente della Regione ha sottolineato poi come Arata non abbia trovato ulteriori sponde negli uffici palermitani. «Veniva in Regione per trovare complici e si trovava di fronte a fermi e inesorabili no. Voleva un impianto privato, noi invece abbiamo finanziato un impianto pubblico», ha aggiunto Musumeci. Sui presunti contatti tra l’assessore Cordaro e il faccendiere che si sarebbe messo a disposizione di Nicastri, il governatore ha detto: «Uno dei compiti degli assessori è quello di parlare con i cittadini che vengono a bussare alla porta degli assessorati. Arata cercava complici, ha trovato divieti. Sono orgoglioso di poterlo dire e sono orgoglioso dei miei assessori».
Dopo la notizia dell’inchiesta sulle energie rinnovabili, sul cui sfondo secondo i magistrati non è da escludere un nuovo tentativo di infiltrazione da parte della criminalità organizzata, dall’assessorato all’Energia – quello in cui vengono presentate le istanze per ottenere le autorizzazioni – è arrivata una stretta nei confronti dell’apertura al pubblico degli uffici.