A Siracusa la Soprintendenza ha affidato la tutela dei materiali storici. La ditta aggiudicataria è legata all'impresa finita criticata per i ritardi nelle pratiche della cassa integrazione durante il lockdown e, ai tempi del governo Crocetta, per il flop Piano Giovani
Appalti, undici società interessate ma una sola offerta Lavori di restauro al gruppo che gestì click day e Cig
Undici pretendenti, ma alla fine a farsi avanti è stato soltanto uno. La gara per i lavori di restauro e valorizzazione dei materiali storici, grafici e fotografici della Soprintendenza di Siracusa è stata aggiudicata senza concorrenza. E con un ribasso minimo: l’1,09 per cento. Pari a meno di quattromila euro, a fronte di una base d’asta di 356mila euro, costituita per circa 138mila euro dalla fornitura di beni e per più di 200mila da servizi.
A occuparsi dei beni sarà la Space spa di Prato, che ha presentato l’offerta con lo Studio Crisostomi di Roma. La proposta di aggiudicazione risale alla scorsa settimana, quando la commissione di gara si è riunita per prendere atto della decisione di dieci dei soggetti, tra quelli che a inizio anno avevano risposto alla manifestazione d’interesse, di non recapitare alcuna busta. In primo momento l’esame delle offerte si sarebbe dovuto tenere il 24 luglio, ma la seduta era stata sospesa per alcuni refusi nelle lettere di invito alle imprese. Ciò ha determinato il prolungamento dei termini per partecipare fino al 6 agosto. Nel portfolio della Space spa c’è l’allestimento museale del centro visitatori nella riserva Bosco della Ficuzza. Ma la società toscana fa parte della galassia Ett, che negli ultimi anni ha più volte lavorato con la Regione Siciliana. Al vertice del gruppo di imprese, che l’anno scorso è stato acquisito da Scai, c’è il 52enne ingegnere genovese Giovanni Verreschi. Per quanto il nome possa non dire nulla ai non addetti ai lavori, Ett è entrata, suo malgrado, in due delle polemiche più calde della stora recente della politica siciliana. Entrambe legate alle difficoltà della Regione di riuscire a gestire le infrastrutture informatiche senza affidare il servizio a terzi.
Il caso più recente è quello legato ai ritardi nella gestione delle pratiche per la cassa integrazione in deroga nei mesi più duri dell’emergenza Covid-19. La Ett, infatti, ha gestito la piattaforma tramite cui le domande di sussidio dovevano essere trasferite all’Inps. «C’è un imbuto nel trasferimento. Basta un piccolo errore nella domanda e il sistema dell’Inps rispedisce indietro la pratica», aveva detto ad aprile l’assessore Antonio Scavone. Poche settimane dopo, a pronunciarsi citando esplicitamente la Ett era sto lo stesso Nello Musumeci. «C’è un contratto con questa società, fosse dipeso da me mi sarei rivolto al libero mercato», sono le parole pronunciate dal presidente della Regione rispondendo a un giornalista durante una conferenza stampa via web.
La domanda nasceva da un precedente non da poco. Una vicenda che, ancora oggi, viene ricordata come una delle pagine più nere del governo targato Rosario Crocetta. La Ett, infatti, è la società che nel 2014 gestì la piattaforma destinata al click day del Piano Giovani. L’iniziativa, pensata come opportunità per contrastare la disoccupazione giovanile, si rivelò un flop colossale. In migliaia preserò d’assalto il sito nella speranza di riuscire a strappare l’opportunità di svolgere un tirocinio retribuito, mandando però in tilt il portale. Davanti a quelle polemiche, la Ett replicò dicendo di avere denunciato alla polizia postale un presunto tentativo di forzare la piattaforma dall’esterno. Quella storia ebbe uno strascico anche giudiziario con un’indagine della procura di Palermo sulla dirigente Anna Rosa Corsello – in seguito condannata per danno erariale per il progetto Spartacus – che si concluse con l’archiviazione: i magistrati avevano sospettato che i ripetuti affidamenti diretti alla Ett fossero stati ricambiati dalla società con l’assunzione, poi rivelatasi un contratto co.co.co., della figlia della burocrate in una società vicina al gruppo.
Tornando alla gara aggiudicata da Space spa, la quasi rinuncia di massa non avrebbe destato stupore tra i vertici della Soprintendenza. E sarebbe stata motivata dal fatto che il capitolato d’appalto – con i dettagli dei compiti richiesti – è stato preso in visione dalle imprese soltanto al momento di dovere formulare l’offerta e non al momento di comunicare il proprio interesse alla gara. Il restauro dei documenti dovrebbe completarsi in sei mesi dal verbale di consegna dei lavori.