Antonio Presti, il poeta e la politica

Come sempre, sul potere, Antonio Presti ha le idee chiare. Il poeta che ha inventato la “Fiumara d’Arte”, un grande museo a cielo aperto, vera sfida della libertà ai potenti – gioielli dell’arte contemporanea incastonati nella riviera tirrenica del Messinese – il potere lo conosce bene. Per averlo sempre affrontato a volto scoperto. Combattendo contro prepotenti, mafiosi e idioti.Perché il potere, soprattutto nel Sud d’Italia, è fatto sì da delinquenti che, però,

Antonio Presti

quando amministrano la cosa pubblica hanno anche – almeno certe volte e almeno in certe occasioni – il ‘dono’ dell’idiozia.

La lunga amicizia con il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha portato Antonio Presti nell’agone politico. Candidato al Senato della Repubblica nella lista del Megafono. Per noi che lo conosciamo da qualche anno (forse da qualche decennio: chissà), fa una certa impressione vederlo impegnato in politica.

“Il problema del nostro tempo – ci dice – sta nel fatto che la gente non s’indigna. Soprattutto in Sicilia. Manca il pensiero perché non c’è cultura. Tutto questo ci porta ad una scellerata condizione civile”.

Dal suo osservatorio di Tusa, cittadina della provincia di Messina dove Presti vive, il poeta scruta il mondo che gli sta attorno. La Sicilia, l’Italia, l’Europa più o meno unita (o quasi). Sull’Europa ha quasi un moto di stizza: “Europa Unita? – ci dice – c’è, in atto, una dittatura. Della quale Mario Monti è compiuta espressione. Viviamo una nuova schiavitù, insidiosa e perversa. C’è un trionfo dell’ambiguità. Che non risparmia la Sicilia e la sicilianità”.

Presti conosce la cifra dei prepotenti. “La mafia c’è – dice – ed è sempre pericolosa e grave. Ma non meno gravi e non meno pericolose sono le associazioni di assassini. Sono le lobby. Quelle che hanno educato le nuove generazioni a spendere e a consumare. Non dobbiamo mai dimenticare che veniamo da dieci anni di globalizzazione. Con le multinazionali che hanno fatto il bello e il cattivo tempo. E che oggi ci regalano questa crisi”.

Il discorso ritorna a Monti, al suo Governo. Alla Costituzione italiana che, nel silenzio generale, è stata oltraggiata con “il pareggio di bilancio”. Casualmente, oggi, il nostro giornale pubblica l’ultima puntata di un’inchiesta sulle ruberie, sui disastri umani, politici, economici, finanziari e sociali provocati dalla nuova schiavitù dell’Unione Europea. Dove scopriamo che i banditi e i predoni che si sono impossessati di questa pessima Europa si sono messi il classico ferro dietro la porta: se l’Italia, nei prossimi anni, non pagherà il debito pubblico, la ‘cara’ Unione Europea, per pagare i propri burocrati e i propri incredibili sperperi che il nostro Alessandro Mauceri ha puntualmente documentato, si prenderà, direttamente, una cospicua parte delle tasse pagate dagli italiani. E se le tasse non dovessero bastare si prenderanno le riserve auree. E poi Monti, Bersani e Casini dicono che è Grillo che vuole fare diventare l’Italia come la Grecia!

La sfacciataggine di questi politici da quattro soldi non ha limiti. “Hanno creato un popolo di sudditi – ci dice il poeta di Tusa -. Ormai il nostro valore è il debito. Il nostro Stato ha perso sovranità. Siamo finiti in altre mani. L’imposizione del pareggio di bilancio ci rende schiavi del debito. E’ questa la nuova inquietante schiavitù”.

Però questi signori sono forti. E sono forti perché l’informazione sulle nefandezze politiche, economiche e finanziarie di questa nuova schiavitù non c’è. Che fare? La reazione di Presti non si fa attendere: “Abbiamo il dovere di svegliare il popolo. Dobbiamo, tutti, provare a cercare la verità. Fare, ma non consumare. Per rompere il circuito della paura. Non è facile. Perché le nuove generazioni, oggi, sono silenti. Bersagliate dai modelli sbagliati. O dalla tv. Occorre un impegno per un nuovo percorso”.

Raccontiamo a Presti che il nostro giornale, di fronte alla vecchia politica mafiosa, di fronte a un’Unione Europea di briganti della finanza e dell’economia sta provando a riscoprire l’Autonomia siciliana.

“E’ una via difficile – ci dice il poeta – che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, sta provando a percorrere. Credo in Crocetta. Credo nell’uomo che conosco da tempo. Non è un ladro. Non è al servizio della vecchia politica. Non è, anzi, non siamo interessati alla speculazione. Noi crediamo nelle idee e nella bellezza”.

“Crocetta, oggi – aggiunge Presti – è impegnato su due fronti. In primo luogo, nel recupero della vera identità siciliana. In secondo luogo, nell’affermazione di un’Autonomia siciliana non asservita alla vecchia idea del Sud”.

Di vecchio, a dir la verità, anche nel Governo Crocetta qualcosa c’è. A noi è capitato più volte di segnalarlo. Per esempio, la vecchia politica: per esempio l’Udc… “Ieri – riprende l’inventore della Fiumara d’Arte – lo scandalo era l’alleanza con l’Udc. Adesso, dopo tre mesi di Governo, lo scandalo non è più l’Udc, ma un intero sistema che è crollato. Il presidente, in ogni caso, va avanti”.

La domanda che più ci incuriosce, e che ci siamo riservati per la fine di questa chiacchierata riguarda proprio lui, Antonio Presti che si presenta alle elezioni politiche. “Io – ci dice il sognatore di Tusa – non sono stato certo calamitato dalla forza del potere. Al contrario,sono estraneo al potere. Lontano ed estraneo. Il potere non mi affabula. La bramosia di denaro non mi appartiene. Anzi, per quello che vedo, trovo che provochi conseguenze tragiche. Io trovo il senso della vita solo nella restituzione”.

Il discorso scivola sul Muos di Niscemi e sull’elettrodotto che Terna sta realizzando proprio in provincia di Messina. “Siamo andato a Niscemi e ci torneremo – ci dice Presti -. Provo grande affetto per gli abitanti che lottano per la tutela della salute. Detto, questo, aggiungo che fino a quando il Muos e l’elettrodotto di Terna nella Valle del Mela resteranno fatti confinati solo a Niscemi e nella Valle del Mela non risolveremo questi problemi. Il Muos di Niscemi e l’elettrodotto della Valle del Mela riguarda tutta la popolazione siciliana. Tutta la Sicilia si deve svegliare e dire ‘no’ a questi ostri elettromagnetici. Dico di più: tante, troppe periferie di piccoli e grandi centri della Sicilia sono massacrati dalla presenza dell’alta tensione a due passi dai centri abitati. Penso a Librino, a Catania. Ma potrei citare tanti altri esempi. E’ tempo di dire vasta a questi scempi. Ma il presidente, da solo, non basta. Ci vuole una grande mobilitazione di popolo. Basta con la Sicilia elle anime morte. Basta con la cultura silente, basta con il popolo silente. Il popolo si deve fare sentire”.

Insomma, sembra dire Presti, se rivoluzione deve essere, rivoluzione sarà.

 

 

 


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