Anna Maria Cancellieri: che cosa avrebbe detto di lei Enrico Berlinguer?

ALL’ATTUALE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, LETTA, AUTOREVOLE ESPONENTE DI UNA DELLE PIU’ INQUIETANTI MASSONERIE FINANZIARIE DEL MONDO, LE FREQUENTAZIONI DELLA SUA MINISTRA DEBBONO ESSERGLI SEMBRATE COSE DA RIDERE. CHISSA’ COSA AVREBBE DETTO DEI DUE ENRICO BERLINGUER…

La signora Anna Maria Cancellieri ha superato l’intoppo della mozione di sfiducia alla Camera dei Deputati e perciò stesso dovrebbe essere più serena nella conduzione del suo dicastero in ordine alla questione carceri.

Incombe, è vero, la possibilità che una seconda mozione di sfiducia possa essere presentata al Senato, ma stante la tutela sulla sua missione ministeriale da parte del presidente del Consiglio e del Partito Democratico, può continuare a dormire sonni tranquilli sul suo futuro di ministro della Giustizia. Se poi la pubblica opinione è dissenziente rispetto ai comportamenti parlamentari, pazienza: la fiducia l’ha ricevuta dal Parlamento e pertanto è ad esso che la ministra deve rispondere dei suoi atti, la gente può dire e pensare quel che vuole. Tanto, chi se ne frega?

Se poi questo costituisce un ulteriore tassello del distacco tra politica e società, ancora una volta: pazienza.

Che le frequentazioni del prefetto e ministro Cancellieri non siano, come dire?, esemplari per un funzionario dello Stato di alto livello, è irrilevante al cospetto della crisi di accettabilità che l’etica pubblica mostra di sé. Avere amicizie con personaggi pregiudicati o con avanzi di galera – come nel caso Ligresti – non è cosa poi tanto grave. Solo a pensare di raffrontarli con le frequentazioni del club di Bilderberg cui è uso il presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, viene da ridere.

Infatti, proprio al confronto delle sue frequentazioni, al presidente Letta i comportamenti della signora Anna Maria Cancellieri in Peluso (segnaliamo anche il nome del marito farmacista, per la ragione che questi è coinvolto nell’imbroglio delle fustelle dei farmaci a Milano) sono apparsi degni di una giovane frequentatrice dell’educandato per signorine di buona famiglia. E per questa ragione ne ha difeso l’onorabilità in uno con l’intero Governo.

Su tutta questa questione, che non è ingarbugliata, è solamente immorale, chi scrive sollecita all’attenzione degli attuali componenti del Partito Democratico di provenienza dal Partito che fu di Enrico Berlinguer, che nel caso che venisse riproposta la mozione di sfiducia individuale nei riguardi della ministra Anna Maria Cancellieri al Senato, si ricordino o almeno rileggano il discorso che quel grande dirigente della Sinistra italiana pronunciò sulla questione morale e sui comportamenti da tenere per combatterne il degrado. E se ne freghino degli appelli provenienti dai colli più alti di Roma, nonché delle assicurazioni e delle preoccupazioni governative del capo dell’esecutivo.

Laddove ne dovesse soffrire la stabilità del Governo, come si dice in questi casi?, morto un Papa se ne fa un altro, che magari risulta migliore del precedente: leggi Bergoglio o, in forma più ecclesiastica, Francesco.

Cosa dobbiamo aspettarci dal ministro della Giustizia? Intanto, che entro pochi giorni presenti un ‘Piano Carceri’ che affronti il problema del superaffollamento, la depenalizzazione di alcuni reati minori e la relativa espiazione mediante altre forme di riscatto dalle malefatte, una parola chiara sulla detenzione in attesa di giudizio, l’abolizione del reato di clandestinità (un’aberrazione giustizialista) ed il recupero a fini detentivi di altre strutture esistenti, quali, solo per citare un esempio, le caserme militari dismesse.

Sono misure, queste, che nella pubblica opinione sono già abbastanza mature e non occorre, certo, un’elaborazione complessa, da scienziati, per metterla in atto nei prossimi giorni e dare così segno di vitalità nella materia di precipua competenza del ministero della Giustizia.

Compiere questo atto in breve tempo eviterebbe il ricorso alle misure di clemenza, invocate dal capo dello Stato con il suo messaggio alle Camere. A meno che le misure invocate non abbiano finalità più complesse che prescindono dalle emergenze carcerarie.

 

 


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