Entrare nella pittura di Angelo Denaro è immergersi nel colore. L’uso dei colori e delle forme veicola i contenuti del pittore palermitano che dopo sessant’anni di carriera e in cui ha girato con le sue opere le gallerie d’arte di mezzo mondo, da New York al Messico, dalla Germania al Nord Europa, riscopre anche il successo a casa propria con la mostra L’anima e la materia ospitata a Palermo dalla galleria Elle Arte. «Un’affluenza di pubblico inaspettata – commenta l’artista – È un segnale positivo per una mostra nata quasi per caso». Già, perché Denaro, appunto, ha sempre trovato terreno fertile in particolare oltre i confini siciliani. «All’estero – continua – è tutta un’altra cosa. L’arte è sentita e vissuta in modo diverso, si dà grande risalto alle mostre e alle esposizioni. L’organizzazione, come la cura del tema è quasi maniacale. Una volta, in Germania, nel periodo in cui la mia pittura si focalizzava sul degrado e sull’inquinamento, mi hanno portato appositamente in giro per farmi dipingere soggetti come la centrale nucleare».
E l’ecologia è stata al centro dell’opera di Angelo Denaro fin dagli inizi della sua carriera artistica. «Ho cominciato negli anni ’60 – racconta – con un ciclo chiamato Ossido e nichel, dove l’ossido rappresentava il marciume della società e il nichel la patina splendente che lo ricopre. Il tema ricorrente è stato fin da subito quello dell’Ambiente. È in questo periodo che, prende le mosse da artisti come Burri, Crippa, Montana, che si occupavano della materia, a Palermo abbiamo formato insieme ad altri pittori come Nino Perricone e Giovanni Leto la scuola dei matecromatici».
Continuando su questa linea si è sviluppata la connotazione dell’opera dell’artista, che ha trovato nella natura fonte di ispirazione, per poi passare, negli anni ’70, con il ciclo del Gabbiano meccanico ad affrontare tematiche come l’inquinamento e il degrado. È qui che nascono gli elementi ricorrenti, le forme che si riscontrano da allora in ogni quadro di Denaro come la sfera e soprattutto le linee «Una sorta di pentagramma che rappresenta lo scorrere del tempo nel dipinto» una ulteriore dimensione oltre a quella dello spazio, talvolta dinamica, altre volte statica, a secondo del numero delle righe, un po’ come le linee sullo schermo delle vecchie televisioni quando si manda avanti veloce una videocassetta.
Negli anni l’opera di Angelo Denaro si è evoluta, così, dagli elementi del degrado si è passati al racconto degli avvenimenti, come il disastro di Montagnalonga, all’interesse per l’archeologia e per i graffiti rupestri, dalle piramidi messicane ai pittogrammi degli indiani navajo e degli aztechi passando per i graffiti di Levanzo con una particolare attenzione verso i segni paleolitici presenti sulle pareti delle grotte dell’Addaura. Elemento spesso presente e interpretato in varie forme nelle opere degli anni ’80. Poi è il momento del ciclo americano, American landscapes, quando l’artista dipinge i paesaggi statunitensi, da New York alla California, dalle cascate del Niagara alla Monument Valley. «Raccontavo l’emozione di rapportarmi con la natura».
Nell’ultimo periodo, tuttavia, nascono nuove esigenze. «Non sono più interessato a dipingere ciò che vedo ma preferisco guardarmi dentro». Nascono così le Visioni cosmiche, complice l’avvicinarsi dell’artista alla cultura yoga. Punto di partenza è sempre il colore e quello che riesce a comunicare. Nella mostra appena conclusa protagoniste assolute sono le ultime creazioni, gli elementi, che per Denaro non sono i quattro comunemente conosciuti, ma sette. Insieme a terra, aria, acqua, fuoco, nelle sette opere, dipinte tutte su tele di identiche dimensioni, ci sono anche etere, luce e forza cosmica. E il momento propizio per l’artista palermitano prosegue anche dopo la mostra. «alcune mie litografie – conclude – sono state esposte a Mosca in un liceo artistico, unico siciliano in mezzo ai quadri di molti pittori russi». Un ulteriore riconoscimento dopo sessant’anni di carriera nell’arte.
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