Un pezzo del centrosinistra sta alla finestra, mentre un altro rimugina sul da farsi. La linea dovrebbe essere quella che il primo cittadino ha dettato a gennaio: correrà verso un quinto mandato. E i dem più fedeli lo ribadiscono: «Se lui c'è, si riparte da lì». Chi potrebbe rompere è, invece, un pezzo di Sicilia futura
Amministrative, la ricandidatura di Bianco e il Pd Tra un simbolo senza appeal e tante indecisioni
Mentre un pezzo di centrosinistra sta alla finestra, l’altro pezzo rimugina sul da farsi. In mezzo il sindaco Enzo Bianco e quella decisione che attenderebbe solo di essere resa pubblica come campagna elettorale richiede. Il primo cittadino di Catania lo aveva già lasciato intendere subito dopo capodanno, da ospite del quotidiano La Sicilia: «L’orientamento naturale è quello che mi ero dato cinque anni fa: e cioè completare questo progetto». Dunque la sua riproposizione, alle Amministrative di giugno, dovrebbe esserci, in cerca di un quinto mandato che prolunghi ancora il binomio Bianco-Catania. «Se decido di ricandidarmi, con tutto il rispetto per le forze politiche – aggiungeva l’ex ministro – io non chiedo il permesso a nessuno».
Nel frattempo, politicamente, è successo di tutto. In campo ci sono già altri quattro aspiranti sindaci – Salvo Pogliese per il centrodestra, Emiliano Abramo da civico, il grillino Giovanni Grasso e la scheggia impazzita Riccardo Pellegrino – mentre il Pd a Roma si trova adesso all’opposizione, ridotto a meno del 20 per cento sul piano nazionale. E nella stessa maggioranza di Bianco il peso dei cinque anni trascorsi lo si avverte tutto. Specie in quel clima da rompete le righe che si riflette nei lavori impaludati del consiglio comunale, nelle assenze e nei mal di pancia soprattutto del plotone più centrista di consiglieri.
Ѐ in questo quadro che si rincorrono da mesi le voci sul possibile ritiro del sindaco. Rumors che davanti al rompere di indugi ora di Abramo, ora di Pogliese hanno alzato il volume. Il candidato del centrodestra promette di guidare una corazzata sulla scia della vittoria di Nello Musumeci alle Regionali; il capo della comunità di Sant’Egidio, di contro, vorrebbe mettere su un contenitore che ammicca ai settori di centro e centrosinistra in fuga dall’ex calamita Pd. Il boom alle Politiche del Movimento 5 stelle ha aggiunto un’altra variabile imprevedibile: difficile che i pentastellati – a maggior ragione adesso che schierano un nome che appare competitivo come quello di Grasso, di chiara estrazione progressista – replichino il flop del 2013.
Ѐ in questo quadro che quel centrosinistra che sta alla finestra – dall’ala laburista di Concetta Raia e Angelo Villari, fino all’area del franceschiniano Anthony Barbagallo e di Ersilia Saverino, passando per i bianchisti ortodossi di Palazzo degli elefanti – attende solo il segnale che manca da Bianco. «Se il sindaco c’è si riparte da lui – scandisce a MeridioNews l’ex deputata Raia – ma si deve decidere a breve, finora mancano alcuni passaggi». La decisione, in realtà, sarebbe sempre quella di gennaio, benedetta dalla direzione romana del Pd post-Politiche: nelle grandi città si punta tutto sulle migliori risorse del partito. Come Bianco, appunto. Così che c’è già chi si interroga sul possibile assetto elettorale della coalizione: centrosinistra classico con il simbolo Pd sulla scheda, oppure il modello Leoluca Orlando, con il candore delle liste civiche ad ammantare la malmessa carrozzeria dem. La prima soluzione non avrebbe il sapore di capitolazione totale che invece avrebbe la seconda. Si vedrà.
Nell’altro pezzo di centrosinistra, il fronte di Luca Sammartino e Valeria Sudano, tutto invece appare in stand by. La pressione della folta pattuglia di consiglieri legati alla galassia ex Articolo 4 va in senso opposto al rinnovo dell’appoggio al sindaco. Ma i renziani, anche adesso che Renzi ha fatto un passo indietro, restano pilastri del partito. Sudano è stata appena eletta senatrice: appare difficile che si rompa il legame con il Pd quando nemmeno l’insediamento a Palazzo Madama è ancora avvenuto.
Chi potrebbe invece rompere è Sicilia futura, dove si segnala l’attivismo del consigliere Carmelo Coppolino. Assieme ai colleghi Salvo Spadaro e Maurizio Mirenda lavora ad una lista, Catania forte e libera, che dovrebbe affiancare quella del partito di Nicola D’Agostino e Totò Cardinale. «Siamo entrati nel centrosinistra con un padrone di casa che adesso non c’è più – dice Coppolino a MeridioNews riferendosi alle dimissioni di Renzi – dobbiamo adesso capire se siamo ancora graditi, se insomma l’amore è corrisposto». Ciò non significherebbe che l’accordo con il centrodestra di Pogliese, come ventilato da qualcuno, sia cosa già fatta: «L’interlocuzione privilegiata l’abbiamo con Bianco, anche se molti contestano il suo mancato dialogo con la città in questi anni – ammette il consigliere, primo dei non eletti di Sicilia futura alle Regionali – Pogliese lo conosco bene, ma non c’è nulla di concreto e lui deve fare i conti con chi non lo vuole dentro il centrodestra».