«Puntiamo al dieci per cento», dicono in coro i forzisti. Il coordinatore regionale azzurro attacca Orlando: «Ha fatto il suo tempo, è come un computer vecchio da cambiare». Su Ferrandelli: «Non mi importa del suo passato nel Pd, da giovane ero più a sinistra di lui». Poi la gaffe: «A Palermo è tutto vecchio, non si capisce per cosa sia famosa»
Amministrative, Forza Italia presenta la lista pro Ferrandelli Micciché: «Come votare Silvio. Attenti al voto di scambio»
Forza Italia accende i motori in vista delle amministrative di Palermo a giugno presentando al cinema Gaudium le liste dei candidati al Consiglio comunale e alle circoscrizioni a sostegno di Fabrizio Ferrandelli. Spiccano i presenti, come gli uscenti a caccia di conferme a Sala delle Lapidi: lo storico capogruppo Giulio Tantillo, Andrea Mineo, Giuseppe Federico e Giovanni Melia. Ma spiccano anche gli assenti, come l’ex An Nino Lo Presti, che ha scelto Leoluca Orlando. Dopo anni non sarà ai nastri di partenza Angelo Figuccia che, ipse dixit, non si ritira ma «guarda con attenzione alla prossima legge elettorale». «Non sei candidato per la prima volta da quando sei nato», scherza dal palco il coordinatore regionale azzurro Gianfranco Miccichè. La dinastia Figuccia (un figlio, Vincenzo, è deputato regionale, il più giovane Marco è consigliere in Quinta circoscrizione) potrebbe comunque essere rappresentata a Sala delle Lapidi dalla figlia Sabrina, portavoce di un comitato anti-Ztl.
Al Gaudium ci sono tutti i maggiorenti del partito di Silvio Berlusconi. C’è l’ex presidente del Senato Renato Schifani. C’è Miccichè. C’è il senatore Francesco Scoma. C’è il coordinatore cittadino Giuseppe Milazzo, altro consigliere uscente. E tutti sono d’accordo su un obiettivo. Anzi, su un numero: «Forza Italia non andrà sotto il dieci per cento», ripetono in coro. «Saremo la seconda lista dopo i Cinque Stelle», è sicuro Tantillo. A metà convention sbuca Ferrandelli e certo fa effetto vedere un ex Pd e Rifondazione Comunista sotto il gigantesco simbolo di Forza Italia, ancor di più dopo la querelle che ha rischiato di stroncare sul nascere l’alleanza.
«I coraggiosi siete voi ad avere scelto me come candidato sindaco – dice al microfono l’ex deputato -. È stato giusto lasciarvi il vostro simbolo: siete una falange. Chi ero io per impedirvi di raccontarvi per quello che siete?». Poi ribadisce le sue forti perplessità sui conti del Comune e si congratula con Micciché: «La tua è una storia di libertà». «Quando ero ragazzo ero molto più a sinistra di lui», taglia corto l’altro. Del resto lo stesso Berlusconi, a suo tempo, diede personalmente l’investitura sull’ex dem. «Dalla vittoria di Palermo dipenderà la vittoria alle regionali e dalle regionali dipenderà la vittoria alle nazionali. Palermo è il primo passo per tornare al governo. Quando votate per Ferrandelli, dunque, pensate che state votando per Berlusconi».
«I tempi sono cambiati – conferma Tantillo -. Con Ferrandelli i rapporti sono sempre stati ottimi anche quando eravamo all’opposizione. Che imbarazzo potrebbe portare alla nostra lista quando dall’altra parte c’è il Pd che per cinque anni ha fatto forte opposizione a Orlando schierandosi contro tutte le sue delibere. Lo stesso vale per Ncd. Tanti della lista di Orlando alle ultime amministrative sono andati all’opposizione e nell’ultimo mese sono tornati con lui. In questi anni Forza Italia ha votato le delibere che riteneva importanti non per questa o quella forza politica ma per la città, come il piano del demanio marittimo, il piano del traffico, il Paes per l’ambiente, la nascita di Rap e Reset. E penso che abbia fatto bene. E poi noi non abbiamo rinunciato al simbolo, alla nostra identità».
Per Tantillo «sono molte le cose da fare. Bisogna risanare i conti che vanno molto male, come pure le partecipate. Mai nella storia di Palermo l’amministrazione comunale aveva fatto ricorso ad un’anticipazione di tesoreria come ha fatto Orlando. E poi bisogna rivedere le pedonalizzazioni e la Ztl». Miccichè ribadisce che «il problema del simbolo con Ferrandelli è superato altrimenti non saremmo qui» e attacca ancora una volta Orlando: «Io non sono di quelli che parlano male di lui perché ha fatto anche cose buone ma anche il miglior computer del mondo dopo 30 anni si deve cambiare. Orlando ha fatto il suo tempo».
Poi, dal palco, avverte la platea di candidati: «Siamo tutti intercettati. La legge sul voto di scambio è folle e assurda perché basta lasciarsi sfuggire una promessa al telefono che ti vengono a prendere i carabinieri. Per questo vi chiedo di non fare promesse a nessuno, non possiamo compromettere il lavoro che stiamo facendo per una minchiata. Se qualche candidato dovesse essere preso in fragrante con una stupidaggine del genere, Forza Italia si costituirà parte civile al processo. Vi prego di stare attenti a questo rischio. Non avremo pietà nei confronti di chi farà minchiate (lo ripete, ndr) di queste tipo offrendo un piatto di pasta o un sacchetto della spesa perché saremmo rovinati. Evitiamo errori di questo genere».
Nella foga di prendersela con Orlando, Miccichè chiude il suo intervento con un’autentica gaffe: «Rendo merito a Orlando per aver ottenuto il riconoscimento di Palermo Capitale della Cultura. Mi chiedo però per cosa sia famosa Palermo. Per Santa Rosalia? A me sembra tutto vecchio, non vedo in giro molte installazioni di arte contemporanea. Dov’è la modernità? Anche il tram è un simbolo di vecchiaia, a Milano esiste da decenni». L’ex ministro sembra dimenticare che il capoluogo siciliano è famoso anche per il Teatro Massimo, la Cattedrale, la Martorana, Casa Professa, la Zisa, la Palazzina Cinese, Palazzo dei Normanni e la Cappella Palatina, la Fontana Pretoria, Mondello, il promontorio di Monte Pellegrino…
In lista, oltre a Mineo, Tantillo, Sabrina Figuccia, Federico e Melia, ci sono tre ex assessori della giunta Cammarata (Stefano Santoro, Francesca Grisafi e Michele Pergolizzi), Giacomo Terranova, Franco Orlando, Antonino Purpura, Agostino Lo Jacono, Gilio Cortina, Vincenzo Torrasi, Giacomo Iraci, Gioacchino Vicari, Pietro Giannone, Melchiorre Piscitello, Daniele Fresta, Francesco Mezzatesta, Antonino Zuccaro, Girolamo Tamburello, Mario Potenzano, Paolo Battaglia, Adelaide Mazzarino, Teresa Leto, Agata Picone, Teresa Monforte, Rossella Galluzzo, Giovanna Palumbo, Roberta Cancilla, Gabriella Orso, Serena Lombardo, Antonina Spatola, Francesca Mormino, Silvia Sanfilippo, Flora Fortunata Barone, Pia Maggio, Alessia Marù, Debora Caruso. «Sono più le donne che gli uomini», sottolinea Milazzo.