Da una piattaforma di legno smontata in via Monfalcone alla costruzione di «una Catania di tutti». Lo si potrebbe chiamare il patto della pedana quello tra Giancarlo Cancelleri ed Enzo Bianco. L’ex ministro dell’Interno ed ex storico sindaco di Catania appena tre giorni fa è uscito allo scoperto ufficializzando la propria corsa alla poltrona più importante di Palazzo degli elefanti. L’ex sottosegretario grillino ai Trasporti, invece, in pre-campagna elettorale per le Amministrative di maggio era stato dato da molti come papabile competitor per la stessa poltrona. Salvo poi essere stato avvistato, già diverse settimane fa, seduto al tavolo di un bar del quartiere Borgo-Sanzio proprio con Bianco. Un incontro allora quasi clandestino, ma ripetuto oggi in via Monfalcone e portato alla luce dei social network: «Ho lanciato un appello per una coalizione che governi questa città e la faccia volare, mi ha risposto immediatamente e in maniera positiva – scrive Cancelleri sul suo profilo Facebook, riferendosi a Bianco – mentre tanti altri continuano a guardare ai loro accordi».
Allusione che sembra rimandare al campo largo progressista che nel capoluogo etneo sta riprovando il tandem – già sperimento, con fortuna alterna, ad altri livelli – tra movimenti civici, sinistra e i due partiti di riferimento: il Movimento cinque stelle, da cui viene Cancelleri, e il Partito democratico di cui Bianco è storico iscritto. Anche se, da statuto nazionale, con la sua eventuale candidatura da alternativo potrebbe essere invitato presto a rinunciare alla tessera. «Con Enzo ci siamo voluti incontrare per cominciare a dialogare su come vediamo la Catania del futuro», ha scritto ancora il pentastellato postando una foto che li ritrae proprio davanti all’attività commerciale dove, qualche giorno fa, il proprietario è stato costretto a smontare una pedana di legno. Un tratto di strada che da una semi-pedonalizzazione è tornato a essere una giungla del parcheggio selvaggio. «È stato un incontro molto piacevole e abbiamo testimoniato insieme la nostra contrarietà verso una Catania con più auto e meno marciapiedi per i bambini». Inizia da qui il patto della pedana.
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