Amianto, manca il piano di bonifica e smaltimento «Stiamo acquisendo informazioni per mappatura»

Sono trascorsi due anni e mezzo da quando la Regione Siciliana ha ufficializzato la legge che prevede l’adozione da parte dei Comuni di alcune norme per la tutela della salute e del territorio dai rischi legati alla presenza di amianto. La cui polvere, secondo alcuni studi, risulta cancerogena per l’uomo. Eppure Catania non si è ancora allineata alla normativa che prevede il censimento, la bonifica e il recupero di siti ed edifici interessati dal materiale. Che è facile trovare in lastre spesso smaltite dai cittadini dove capita, accanto ai cassonetti dei rifiuti ordinari. «Stiamo lavorando alla mappatura così da sbloccare i successivi passaggi dell’iter», dichiara l’assessore comunale all’Ecologia Rosario D’Agata. «Non so – aggiunge il componente della giunta – quali siano i tempi necessari per evadere la direttiva, ma so che gli uffici competenti si stanno occupando di acquisire informazioni relative a edifici pubblici e privati». Per il politico, la lentezza burocratica in materia deriva dal fatto che «non si tratta di un lavoro facile né di poco conto e – conclude – ci vuole tempo». Nonostante però sui termini temporali Palazzo d’Orleans sia stato chiaro. 

Secondo la legge (la numero 10 del 29 aprile 2014, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 9 maggio dello stesso anno) e i successivi aggiustamenti normativi, tutti i soggetti pubblici e privati entro 120 giorni dall’adozione del piano devono comunicare all’Arpa di Palermo i dati relativi alla presenza di amianto. Entro tre mesi, poi, ciascun Comune deve dotarsi di un piano cucito sul proprio territorio. Un atto, quest’ultimo, che allo scadere di trenta giorni dalla sua redazione deve essere trasmesso agli uffici regionali della protezione civile. Ai loro indirizzi gli enti locali sono tenuti a inviare annualmente un report con i risultati conseguiti. Ragion per cui la deputata regionale all’Ars Angela Foti (Movimento 5 stelle) ha inviato una nota a tutti i Comuni siciliani per chiedere notizie sullo stato dell’arte nell’applicazione della legge. Richiesta rimbalzata a livello mediatico dai componenti del meetup pentastellato di piazza Santa Maria della Guardia. Una richiesta rimasta inevasa da Palazzo degli elefanti.  

L’eternit è un materiale molto resistente ed è stato utilizzato nell’edilizia fino a qualche decennio fa soprattutto per costruire serbatoi, coperture e tubature. Sono queste le ragioni, unite a un costo contenuto delle sue lastre, che fanno dell’amianto uno dei cementi più diffusi. A chiedere la bonifica dei siti interessati dall’eternit sono state tre direttive dell’Unione europea datate al 1983, 1987 e 2003. Mentre il suo impiego è illegale in Italia dal 1992, nonostante non è difficile trovare cisterne successive a quel periodo realizzate ancora in amianto. Strutture che insieme a tutte le altre costruite con l’amianto dovrebbero, secondo la norma, essere bonificate entro tre anni, ovvero allo scadere del 2017. Attività principale della legge che si accompagna ad azioni rivolte a informare ed educare i cittadini. «Solo una cinquantina di Comuni siciliani stanno rispettando la scansione temporale prevista dalla norma ma in generale – dichiara l’onorevole Foti – sia la Regione che gli enti sono in ritardo». «È un peccato perché così non si può accedere alle risorse messa a disposizione da Bruxelles in materia di edilizia», conclude la deputata pentastellata. 


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