Amianto, la legge rivoluzionaria finora è un flop Via alla campagna informativa di Legambiente

Fuori legge dal 1992, ma a 25 anni di distanza non si conosce ancora molto della sua reale estensione in Sicilia, né si hanno informazioni precise sui costi di smaltimento o sul periodo di riferimento del picco delle malattie asbesto correlate: si tratta dell’amianto, così presente nell’isola e così ancora sottovalutato. Per questi motivi Legambiente ha lanciato, lo scorso sabato nella sede palermitana di via Tripoli, la campagna di informazione e formazione Liberi dall’amianto: l’obiettivo è rivolgersi direttamente ai cittadini e ai consumatori per illustrare i pericoli per la salute e l’ambiente derivanti dall’esposizione all’amianto, al fine di aumentare la consapevolezza sul fenomeno e le conoscenze sugli strumenti per ridurre e prevenire i rischi. 

«Perfino noi che abbiamo messo in piedi questo progetto cominciamo a saperne di più adesso», ammette Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia. «I dati non sono ancora presenti per l’incapacità di suscitare fiducia nei cittadini», aggiunge Tommaso Castronovo, responsabile della campagna. Alla conferenza stampa erano presenti tutti gli enti che si occupano delle famigerate fibre, a testimoniare quella che lo stesso Castronovo definisce «un’eccessiva frammentazione delle competenze, ci vuole una maggiore cooperazione». Il riferimento è all’Ufficio amianto del dipartimento della Protezione civile all’Arpa Sicilia, all’Osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale alla Salute, all’Osservatorio nazionale amianto all’Azienda sanitaria provinciale. 

«Noi ci occupiamo di bonifica – spiega Salvatore Caldara, di Arpa Sicilia – e per il 99 per cento siamo impegnati nel Sito di Interesse Nazionale di Biancavilla, dove la vecchia cava messa in sicurezza diventerà un parco urbano. Abbiamo anche realizzato un laboratorio specializzato sull’amianto e riconosciuto dal ministero». Per Calogero Gambino, dirigente del servizio Bonifiche al Dipartimento acque e rifiuti, «i dati ufficiali parlano di 700mila tonnellate di amianto smaltiti all’anno, ma c’è una grande elusione che non viene conteggiata. Circa il 10 per cento – continua – viene smaltito poi fuori dalla Regione. Noi avevamo pensato a un impianto di inertizzazione o smaltimento, ma ci sono state delle difficoltà. Il problema infatti è l’ubicazione. La legge regionale del 2014 prevedeva che si dovesse realizzare in luoghi già ambientalmente compromessi, ma il ministero ci ha chiesto che prima sul sito si faccia bonifica. Servono sicuramente dei correttivi alla legge approvata quasi tre anni fa». 

E all’iter ancora in forte rallentamento di quella che doveva essere una legge rivoluzionaria sull’amianto ha fatto riferimento Antonio Patella, della Protezione Civile: «Il piano regionale sull’amianto è stato presentato al dipartimento dell’Ambiente, c’è la Valutazione Ambientale Strategica in corso». Oltre al piano regionale erano previsti anche i piani dei singoli Comuni: attualmente ne sono stati presentati 60, «alcuni redatti in modo conforme, altri meno e quindi dovranno essere rivisti». Mentre le comunicazioni da parte dei singoli cittadini di manufatti contenenti amianto, attraverso una scheda da compilare online, sono stati solamente cinquemila. Quel che è certo per Patella è che «in questo momento le risorse ci sono, ma i 20 milioni previsti dal 2014 sono assolutamente insufficienti; per fare un esempio, 300mila euro per il solo censimento sono risibili».  

La campagna di Legambiente avrà la durata di un anno e vedrà la nascita di sportelli informativi in tutte le province. Liberi dall’amianto è inserita nel programma di interventi della Regione siciliana 2016/2017, ed è promossa da Legambiente Sicilia in collaborazione con Movimento difesa del cittadino, Federconsumatori, Confconsumatori, Aduc funzione Sociale, Omnia.

Andrea Turco

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