Amara sorpresa sotto l’albero di Natale Sconfitta in casa Samp nell’ultima del 2015

Scatta di nuovo l’sos in casa Palermo. I rosanero vanificano il successo scacciacrisi ottenuto con il Frosinone e chiudono nel peggiore dei modi l’anno solare perdendo 2-0 a Genova contro la Sampdoria nella terzultima giornata del girone di andata. All’ultimo atto del 2015 arriva una bocciatura per gli uomini di Ballardini, puniti nel secondo tempo dai gol di Soriano e Ivan che hanno accentuato i problemi difensivi di un gruppo ancora altalenante e alla ricerca di quella continuità necessaria per legittimare le proprie ambizioni in chiave salvezza. L’unica buona notizia della serata, sul versante rosanero, è questa: la squadra è ancora fuori dalla zona retrocessione ma la consapevolezza del fatto che c’è chi sta peggio è una consolazione magrissima. Il Palermo, alla seconda sconfitta di fila fuori casa, non ha superato il momento di difficoltà e l’interruttore acceso sabato scorso è stato subito spento da una Samp in crescita, una squadra che ha trovato la prima vittoria alle dipendenze di Montella e che riassapora il gusto del successo che mancava dallo scorso 25 ottobre. I blucerchiati ritrovano la luce in fondo al tunnel della crisi e, in virtù di questi tre punti, respirano in classifica superando contestualmente la compagine di Ballardini.

Una squadra con cui ci sono dei punti di contatto. Le analogie, legate anche ad una situazione di classifica delicata, sono visibili pure in campo in virtù dei due moduli speculari con i quali si sono affrontate le due formazioni. Il trait d’union è il 4-3-2-1, anello di congiunzione tra due compagini che si sono sfidate a viso aperto dando vita ad una partita che, prima dell’uno-due dei padroni di casa, si era sviluppata sostanzialmente sul filo dell’equilibrio. Una gara tattica impreziosita, a corrente alternata, dalle giocate degli uomini di maggiori qualità: da una parte Cassano, sempre temibile pur essendo nella fase calante della sua parabola calcistica, dall’altra Vazquez, il giocatore rosanero che più di tutti è in grado con le sue intuizioni di cambiare l’inerzia di una partita. In evidenza sia El Mudo, capace palla al piede di scompaginare nel primo tempo i meccanismi della difesa avversaria, sia Fantantonio, pericolo numero uno sul fronte opposto con le sue fiammate: le azioni più importanti della Samp passano proprio dai piedi del talento di Bari Vecchia, autore dell’assist per il gol dell’1-0 di Soriano e minaccioso già nel primo tempo con un passaggio filtrante per il compagno (il centrocampista fallisce al 4’ una sorta di rigore in movimento) ed una conclusione finita alta sopra la traversa. Il Palermo ha tirato in questo caso un sospiro di sollievo ma se all’intervallo i rosanero hanno chiuso sul parziale di 0-0 lo devono soprattutto al capitano Sorrentino che, al 44’, si è superato deviando in angolo con un intervento plastico una punizione a giro di Fernando intercettata leggermente dalla barriera.

Un brivido per un Palermo che non ha rinunciato a giocare (su un terreno in condizioni non perfette) ma che, sulla falsariga delle due precedenti trasferte, si è fatto male nuovamente da solo come testimoniano i due gol dei blucerchiati realizzati al 9’ e al 31’ della ripresa. Evidente, in entrambi i casi, la responsabilità della difesa, impreparata sugli sviluppi di una ripartenza al cospetto del rasoterra smarcante di Cassano per Soriano (il numero 21 ha battuto Sorrentino con una conclusione angolata di sinistro) e dello spiovente trasformato in rete da Ivan. È il remake di un film già visto: i rosa danno per alcuni tratti del match l’impressione di essere sul pezzo ma basta un episodio per modificare il copione e smontare le certezze acquisite nel corso della gara. Certezze che non fanno parte del vocabolario del Palermo in fase offensiva e il problema non riguarda, nel caso specifico, la scarsa incisività dei centravanti di ruolo (la staffetta Djurdjevic-Gilardino oggi è stata proposta a parti invertite rispetto a sabato scorso). Il vero campanello d’allarme è la pochezza della squadra nello sviluppo di azioni pericolose (al netto di un errore clamoroso di Trajkovski al 40’ del secondo tempo a tu per tu con Viviano) e la mancanza di quelle risorse che servono per mettere a disagio l’avversario.


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