I sindacati sperano che per i dipendenti per i quali è previsto il trasferimento a Rende dall'8 novembre che dall'incontro «riservato» sulla chiusura dei centri di Roma e Napoli possa saltare fuori per la vertenza dei lavoratori impiegati sulla commessa Enel del capoluogo siciliano «una accelerazione positiva verso una soluzione»
Almaviva, nel pomeriggio incontro al Mise «Speriamo si aprano spiragli per Palermo»
Sono ore di attesa tra speranza e angoscia per i lavoratori Almaviva impiegati sulla commessa Enel che hanno ricevuto la notifica del trasferimento a Rende, in Calabria, a partire da martedì. Dopo la notizia che ieri ha gettato nello sconforto i dipendenti palermitani, oggi è rimasta loro la speranza che dal tavolo del Mise – dove alle 14.30 si terrà un incontro «riservato» tra i segretari generali di categoria e confederali e il ministro Calenda sulla chiusura dei centri Almaviva di Roma e Napoli – possa saltare fuori «una accelerazione positiva verso una soluzione, anche se siamo a soli cinque giorni dalla data prevista, l’8 novembre», afferma Saverio Todaro Rsu Uilcom sulla commessa Enel. Ieri un gruppo di lavoratori si sono dati appuntamento sotto il portone di Palazzo delle Aquile, al fine di sollecitare l’intervento del sindaco Leoluca Orlando per bloccare i trasferimenti a Rende. «È ovvio che sappiamo già quanto il sindaco ci sia stato vicino insieme all’assessora Giovanna Marano – aggiunge Todaro – che più e più volte è stata insieme ai lavoratori e ha seguito di persona tutti gli incontri precedenti al tavolo del Mise». Il sindaco e l’assessora nei giorni scorsi avevano già chiesto di sospendere i trasferimenti e proseguire la trattativa.
Per i dipendenti interessati si tratta, in brevissimo tempo, di andare incontro a sacrifici notevoli con la prospettiva di «stare peggio di quanto non stiano già – spiega ancora Todaro -. A parte il dispendio economico su una base di stipendio di circa 700 euro, a 45 anni è assurdo pensare di affittare una casa o andare a dividere una casa con altri tre o quattro colleghi o addirittura farti aiutare economicamente per rimanere a lavorare lì». Il sindacalista aggiunge che da più di due anni i dipendenti subiscono «dei ritardi nei pagamenti dello stipendio. L’azienda ogni sei mesi gira un calendario con tutte le date per l’accredito della paga che vanno oltre le date del 7, dell’8 e del 9. Questo mese il nostro stipendio arriverà giorno nove. Molta gente dovrà spendere dei soldi che non ha ancora guadagnato per prendere i mezzi necessari a spostarsi e per pagarsi dove dormire, c’è gente che già si fa prestare soldi perché non riesce ad arrivare a fine mese». Il sindacalista ribadisce che la speranza è che «si possa recuperare sia la parte salariale che la garanzia normativa dell’art 18».
Nei giorni scorsi i lavoratori hanno scritto al viceministro allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova nel tentativo di scongiurare i trasferimenti decisi dall’azienda, oltre che la chiusura della trattativa con l’azienda che ha vinto la gara per l’assunzione di buona parte dei lavoratori operanti sulla suddetta commessa. «È quantomeno controverso – scrivono – che un governo che in questi giorni si è impegnato pubblicamente per la difesa della buona occupazione e per la correzione di quegli elementi distorsivi del mercato dell’outsourcing che stanno mandando il settore al tracollo, insista per l’applicazione delle clausole sociali nell’ambito di una gara svoltasi in data precedente all’approvazione da parte del parlamento della normativa in questione, operando così una forzatura che non può che essere penalizzante per i lavoratori coinvolti».
Le clausole sociali infatti – spiegano ancora nella lettera – se inserite nel bando di appalto, potranno svolgere la funzione di deterrente per le gare al massimo ribasso e garantire la partecipazione alle stesse di aziende solide e capaci di proporre offerte altamente qualitative e non solo economicamente vantaggiose. «In un contesto quale quello della gara per l’affidamento dei servizi di contact center Enel, invece, le condizioni di partenza sono economicamente poco favorevoli e questo non può che comportare di riflesso una contrattazione al ribasso per l’inquadramento contrattuale dei lavoratori nel subentro da parte dell’azienda vincitrice». I lavoratori Almaviva Contact di Palermo, affermano ancora nella missiva al viceministro «sono invece altamente qualificati, con un’anzianità media di dieci – quindici anni, molti inquadrati al quarto livello e tutti tutelati dall’articolo 18; lavoratori, oltretutto, impiegati nella sede di Palermo, che è stata esclusa dalla recente procedura di licenziamento collettivo e configurata come centro di rilancio per nuove attività».
In questi mesi «abbiamo assistito impotenti alla ghettizzazione del servizio, con il trasferimento progressivo di tutti i lavoratori Almaviva nella sede di via Cordova, e abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’esperienza di un abbandono totale da parte di tutti, fino a ritrovarci confinati in una condizione di ricatto, stretti tra la prospettiva di un trasferimento in un’altra regione e la cessione ad altra azienda con la perdita di tutti i diritti acquisiti». I lavoratori infine chiedono di «lavorare ancora per l’azienda che abbiamo costruito tutti insieme e che abbiamo contributo a far crescere in questi anni, restando nella città in cui abbiamo messo radici, dove vivono i nostri cari e dove abbiamo la nostra casa. Il lavoro c’è, per stessa ammissione dell’azienda, basta solo portarlo a Palermo, e per questo Le chiediamo di intervenire con i committenti, con i quali è in questi giorni in contatto, per verificare l’effettivo impedimento dichiarato da Almaviva per lo switch del traffico da Rende a Palermo. Chiediamo altresì l’annullamento della gara Enel e l’indizione di un nuovo bando che tenga conto degli impegni programmatici dichiarati, perché lo Stato dia finalmente un segnale forte ed esemplare».