Almaviva, addio a Roma e Napoli: 2511 esuberi Salva Palermo che diventerà «sede prioritaria»

Almaviva annuncia 2511 esuberi, la chiusura delle sedi di Roma e Napoli, ma rilancia quella di Palermo che «diventerà prioritaria». A riferirlo oggi il colosso dei call center italiano svelando il drastico piano di ridimensionamento dell’organico e la chiusura dei due centri della Capitale e del capoluogo campano, contestuali a «un’azione di efficientamento che individuerà la sede di Palermo come prioritaria per lo svolgimento di nuove attività». Il nuovo progetto di ristrutturazione aziendale è stato comunicato oggi durante l’incontro tra azienda e sindacati, svoltosi anche nella sede palermitana di via Cordova, in contemporanea con gli altri siti nel Paese. Rimangono confermati i contratti di solidarietà fino a novembre 2016

Ancora tutto da definire, invece, il futuro per i 398 lavoratori impiegati nella commessa Enel in scadenza a dicembre, che entro la fine dell’anno dovranno trasferirsi a Rende, a Cosenza. Proprio ieri il viceministro per lo Sviluppo economico Teresa Bellanova aveva fissato per il 12 ottobre il tavolo dedicato al sito di Palermo – dopo il pressing sui social di sindacati e lavoratori – interessato dai trasferimenti. L’azienda ha confermato che non intende ritirare la procedura in quanto non dispone al momento di soluzioni alternative per gestire l’esubero. La questione è rimandata all’incontro al Mise fissato per il 20 ottobre. Le organizzazioni sindacali, preso atto del piano di ristrutturazione illustrato oggi e del piano di rilancio dell’attività del sito di Palermo, hanno chiesto unitariamente all’azienda «il blocco dei trasferimenti per poter definire meglio durante i tavoli ministeriali l’applicazione della clausola sociale». 

Un appello alla responsabilità arriva da Bellanova: «Si tratta di donne e uomini, non dimentichiamolo – dice la viceministro – che vedono bruscamente messo in discussione il loro futuro e delle loro famiglie. Chiedo di non andare avanti su una strada senza sbocco, frutto di annunci che appaiono come una vera e propria provocazione mentre è in corso un delicato confronto su più fronti. Si riporti la discussione ai tavoli di confronto preposti, si lascino da parte inutili e dannosi atti ricattatori e si ritorni al buon senso e alla responsabilità con cui invece tutte le parti devono lavorare per una soluzione condivisa e non traumatica».

Il piano dell’azienda a livello nazionale prevede quindi la chiusura dei siti produttivi di Roma e di Napoli e una riduzione di personale pari a 2.511 unità rispettivamente di 1.666 e 845. «Le perdite medie mensili nei due siti – spiega la società con una nota – nel periodo successivo all’accordo del 31 maggio (giugno – settembre 2016), nonostante l’utilizzo di ammortizzatori sociali, sono di 1,2 milioni di euro su ricavi mensili pari a 2,3 milioni di euro. Il piano coinvolge il 5 per cento del personale attualmente in forza al gruppo a livello globale». 

La procedura è stata annunciata oggi «di fronte agli sviluppi dell’accordo siglato il 31 maggio scorso ed in presenza dell’ulteriore, drastico aggravamento del conto economico e dei risultati operativi e in coerenza con quanto evidenziato nei tavoli di monitoraggio mensili».  «Nel corso dei prossimi settantacinque giorni, secondo la normativa in materia, la società si confronterà con le organizzazioni sindacali per esaminare l’impatto sociale ed occupazionale della procedura».


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