La Cassazione ha confermato la sentenza di Appello che aveva assolto, perché il fatto non sussiste, i sindaci di Messina e Scaletta Zanclea, gli unici imputati rimasti dopo le assoluzioni in primo grado di tecnici, protezione civile e professionisti
Alluvione Giampilieri, tutti assolti in via definitiva I parenti delle vittime non avranno risarcimenti
Nessun colpevole e quindi nessun risarcimento per i parenti delle 37 persone che persero la vita nell’alluvione del 2009 a Messina, tra Giampilieri, Briga, Molino, Altolia e Santa Margherita. Si conclude così il processo. La decisione è stata presa dalla quarta sezione penale della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale di Messina contro la sentenza di secondo grado e ha anche rigettato quelli delle parti civili, rendendo quindi definitiva la sentenza con cui la Corte d’Appello aveva disposto l’assoluzione dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca e dell’ex primo cittadino di scaletta Zanclea Mario Briguglio.
Il 20 luglio 2017 i due primi i cittadini erano stati assolti con la formula «perché il fatto non sussiste». La Corte di Appello di Messina aveva ribaltato la sentenza di primo grado che il 27 aprile 2016 aveva invece condannato a sei anni per omicidio colposo plurimo Buzzanca e Briguglio. Sempre in appello, i giudici avevano anche rigettato i ricorsi confermando le altre assoluzioni disposte già in primo grado. E scagionato – perché il fatto non sussiste o per non averlo commesso – l’ex responsabile della protezione civile regionale Salvatore Cocina, l’ex commissario di Messina Gaspare Sinatra, i geologi Giovanni Randazzo, Salvatore Cotone e Antonino Savoca. E poi ancora Alberto Pistorio, Giovanni Rago e Francesco Grasso – redattori del piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico della zona compresa tra il torrente Fiumedinisi e Capo Peloro -, i dirigenti regionali Giovanni Arnone e Tiziana Flora Lucchesi e i progettisti Francesco Triolo, Salvatore Di Blasi, Giovanni Garufi.
La procura generale della Cassazione aveva riconosciuto che i reati sono ormai andati in prescrizione e aveva chiesto alla Corte di dichiarare dunque la prescrizione, ma allo stesso tempo aveva avanzato richiesta di accogliere gran parte dei ricorsi delle parti civili sui risarcimenti, i giudici però hanno deciso diversamente.