Un incontro incentrato sulla figura di Antonino Uccello, antropologo ed etnomusicologo siciliano che ha dedicato la sua vita alla raccolta di oggetti e canti di tempi lontani. Un momento per parlare di storia, di musica e di uomini
Alle radici della tradizione musicale siciliana
Più che ad un incontro ieri mattina è sembrato di trovarsi ad un crocevia. L’unione tra il festival Meltin’ Folk e il Marranzano World Festival, la collaborazione tra le facoltà di Lettere e Lingue, l’unione di antico e moderno plasmato dai fratelli Mancuso e il ritratto di un uomo – Antonino Uccello – che ha permesso la sopravvivenza di antichi canti popolari.
La dimensione collettiva dell’elemento musicale è sottolineata da Luca Recupero, curatore del Marranzano World Festival, il quale ha presentato l’incontro parlando della musica come «arte sociale per eccellenza». Non a caso entrambi i festival hanno come scopo l’analisi della cultura musicale siciliana come elemento di incontro tra culture diverse.
A rappresentare le due facoltà ospitanti sono stati Salvatore Enrico Failla (docente di Storia della musica) per Lettere e Alessandro Lutri (professore di Antropologia culturale) per Lingue, i quali hanno anche aggiunto alcuni ricordi ed esperienze personali riguardanti Uccello.
A delineare un quadro preciso sul lavoro e sulla vita dello studioso invece è stato Gaetano Pennino, direttore della casa-museo Antonino Uccello (creata dallo stesso ricercatore, che si trova a Palazzolo Acreide) e curatore delle riedizioni dei materiali da poco pubblicate.
Viene così raccontata la vita di un uomo attraverso le sue ricerche, a lungo snobbate dagli ambienti accademici ma di vitale importanza per uno studio approfondito della cultura popolare siciliana. Infatti uno dei meriti del ricercatore siciliano è quello di aver proposto l’idea di una conoscenza del folklore come base per qualsiasi tipo di studio, anche politico.
Le registrazioni dei canti (più di 900) curate da Antonino Uccello sono conservate presso l’Accademia Santa Cecilia di Roma e – cosa piuttosto rilevante – sono tutte in buono stato nonostante siano state registrate con scarsi e poco tecnologicamente avanzati mezzi.
Si è intrapreso così una sorta di viaggio grazie anche alle fotografie scattate nella casa-museo e ad alcuni canti ascoltati, ai quali però l’impianto sonoro dell’aula non ha reso giustizia.
I fratelli Enzo e Lorenzo Mancuso, musicisti e cantori originari di Sutera che a lungo hanno vissuto a Londra, sottolineano quanto sia fondamentale l’ascolto della musica tradizionale siciliana «per non deragliare da certi confini musicali che ci siamo posti».
Un canto popolare da loro intonato a cappella dal vivo chiude l’incontro con una piccola nota di malinconia al pensiero di quante opere si siano perse nel tempo e una di ringraziamento verso chi ha preservato quelle voci per il futuro.