Vi raccontiamo di quando la realtà supera la fantasia. Accade anche questo nella Sicilia sull’orlo della bancarotta, che ha ereditato un buco da oltre 6 miliardi di euro prodotti dalla fallace gestione degli autonomisti guidati da Raffaele Lombardo con il determinante sostegno dei prodi pidiessini.
Ludovico Albert, dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, di tutto questo ne è un degno rappresentante. Al punto tale da rifiutarsi di andarsene dalla Sicilia. Ebbene sì, proprio non vuol saperne di farsi le valigie per non tornare più. Troppi gli interessi, caro Albert ce ne rendiamo conto. Ma anche il nuovo presidente della Regione, Rosario Crocetta, con ogni probabilità, se nè reso conto e non intende tergiversare. Avrà le sue buone ragioni.
Infatti, Crocetta ha dalla sua la necessità di difendere valori, come legalità e trasparenza, sui quali ha fondato il messaggio elettorale con estrema lealtà nei riguardi dei siciliani. Da qui nasce l’incompatibilità. Ma è chiaro.
Ma Albert non ci sta e affila le armi per la strenua difesa del “posto di lavoro”. Ed ha ragione. Si era sistemato bene, il piemontese, nell’Isola, 250 mila euro lordo allanno in tasca, due autisti, mani libere sulle gare di appalto (assistenza tecnica, nuclei di valutazione, rendicontazione, certificazione della spesa), benefit vari ed unintensa vita sociale nella Palermo che piace al viandante.
Proprio nulla si è fatto mancare il super pagato dirigente generale, assoldato dal presidente pro tempore della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, come il più importante esperto in Italia di formazione professionale e di spesa comunitaria. Diciamo che Lombardo lo ha scelto per garantirsi l’appoggio a Sala d’Ercole, sede del parlamento siciliano, del Pd. Quale il risultato?
Dal suo insediamento ad oggi si sono persi centinaia di milioni di euro di fondi comunitari non spesi. Infatti, sono stati ritirati gli avvisi 7 e 8, provocando un notevole danno all’economia siciliana. E poi, non è mai partito il bando Informare, dedicato alla formazione e riqualificazione delle professioni marinare. Come nulla si sa più della “Linea 2” del Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) del 2010, che i primi contraccolpi ha creato agli equilibri del sistema formativo. Per non parlare dei circa 500 milioni di euro spostati al ministero dell’Università e della Ricerca scientifica (Miur) per un improbabile “piano giovani”. Altra invenzione per garantirsi un allungamento di ruolo e potere.
La cosa che più stupisce, in questa paradossale parabola piemontese, è l’aver dipinto una realtà totalmente diversa da quella che abbiamo commentato negli ultimi cinque mesi. Come si può affermare di avere fatto risparmiare alla Regione siciliana 260 milioni per la formazione professionale? Il sistema formativo regionale ha sempre vissuto del cofinanziamento, forse Albert si è illuso di avere apportato uninnovazione in Sicilia. Si svegli, non è proprio così.
Afferma di aver dato fastidio a molti, il vittimismo non gli si aggrada, a nostro avviso. Forse Albert dimentica che, tra osservazioni e ricorsi all’Avviso 20/2011, abbiamo superato quota quattrocento. Per non parlare delle oltre mille e 100 firme per l’atto di diffida presentato a difesa della norma che regolamenta il funzionamento dell’Albo regionale degli operatori della formazione professionale (art.14 legge regionale 24 del 6 marzo 1976). Oppure della “Class action amministrativa” sul ripristino della legge regionale 24/76. Un record, quello sì.
Inoltre, registriamo con stupore un’altra battuta di Albert che vale la pena commentare. Il dirigente generale del dipartimento Formazione professionale afferma sul quotidiano “La Repubblica” di qualche giorno fa: “Eppure il neo presidente siciliano Rosario Crocetta parla di me come uno da far fuori. Per me è un enigma”. ?Ludovico Albert dice di cadere dalle nuvole perché, da uomo strutturato da sempre nel Pd, mai e poi mai avrebbe potuto aspettarsi un siluramento così sfacciato da un presidente dello stesso partito. Eppure nel giorno della vittoria, il neo governatore Rosario Crocetta, Pd, è chiaro e convinto della sua decisione. Cita Albert come esempio di cattivo governo della “cosa pubblica”. Lo cita come esempio di dirigente da far saltare: Albert e tutti gli alberini , ha detto Crocetta.
Un solo nome come esempio di persona da rimuovere, il suo. Fa sorridere l’atteggiamento di Albert che insiste nel suo ruolo di vittima, peraltro mal riuscito. Infatti, persevera nel piagnisteo dichiarando: Non so proprio dare una spiegazione, Crocetta non lo conosco e mai ho avuto occasione di lavorare con lui. Mi pare però ovvio che se questa è laria tornerò presto in Piemonte. Per poi aggiungere: Non credo che si tratti di un problema economico da spending review. E ancora: Se così fosse, allora chiariamo subito: guadagno 250 mila euro lordi, una cifra con la quale mi pago tutti i trasferimenti dalla Sicilia al Piemonte. Peraltro un compenso che non è più alto di quello di un direttore siciliano. Forse Crocetta è stato informato male.
Ha iniziato con le bugie – tante per la verità – l’esperienza siciliana e con altrettante bugie intende congedarsi da un popolo che mal lo ha sopportato. Il neo presidente della Regione siciliana si è reso conto che Albert è seduto su una polveriera pronta ad esplodere. Questa è la verità. E’ normale prenderne le distanze. E Crocetta lo fa proprio per evitare di essere coinvolto in vicende che nulla hanno a che vedere col suo operato da neo presidente della Regione siciliana, fondato su trasparenza e legalità.
Rinnoviamo da questa testata giornalistica la fondata preoccupazione che, crollando Albert e la sua impalcatura precaria, i danni immediati li subiranno i lavoratori che vedranno postergati ulteriormente gli stipendi. Ma per un piacere così alto, in tanti sono disposti ad attendere.
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