Da domani e per una settimana nel piccolo Comune siracusano va in scena la rassegna internazionale, giunta alla 17esima edizione: 80 film provenienti da tutto il mondo e 15 incontri con autori del cinema e della letteratura
Al via il festival del cinema di frontiera a Marzamemi Anteprime e corti siciliani. «Confini sono dentro noi»
Si riaccendono le luci della ribalta su Marzamemi, il piccolo borgo marinaro che dal 24 al 30 luglio ospiterà la 17esima edizione del festival internazionale Cinema di Frontiera. Sette giorni in cui saranno proiettati, nei quattro schermi istallati sotto le stelle, 80 film tra corti, lungometraggi, documentari provenienti da tutto il mondo, e venti anteprime. Ma anche due concorsi, due giurie, una rassegna retrospettiva dedicata al regista Marco Ferreri, due workshop film-making e 15 incontri con autori del cinema e della letteratura. Numeri che confermano la crescita costante di una manifestazione, ormai dal respiro internazionale, che attraverso proiezioni, convegni e dibattiti ripropone i temi delle frontiere e dei confini, che vanno oltre l’aspetto geografico. Arriveranno a Marzamemi, solo per citarne alcuni, l’attrice catanese Tea Falco, i registi Mimmo Calopresti, Fabio Mollo, Roland Seijko, produttori di Sky, Fox, Leone film.
«Il cinema di frontiera non è un luogo in cui si presentano le geografie, ma è un luogo in cui si portano le storie – afferma Nello Correale, ideatore e direttore artistico del festival -. Oggi frontiere e confini li abbiamo dentro di noi e sono i limiti più difficili da oltrepassare. I film che saranno proiettati seguiranno questa linea. Non tratteranno dell’aspetto emotivo delle migrazioni, ma spingeranno a una riflessione interna, perché le storie degli altri servono per conoscere meglio noi stessi».
Spazio anche per la cinematografia siciliana, con venti corti presentati da molti film-maker nostrani. Il 25 luglio, nel Cortile di Villadorata, verrà proiettato La viaggiatrice del regista ennese Davide Vigore. Interamente girato nella sua città natale, il cortometraggio vanta un cast d’eccezione, con le siciliane Ada Totaro e Serena Barone, che ha recitato in Baaria; la fotografia diretta dal palermitano Daniele Ciprì, già David di Donatello e Nastro d’Argento, mentre le musiche sono dell’assorina Silvia La Porta. Il corto narra di Hind, una giovane straniera presa come badante nell’abitazione di un’anziana. La sera, dopo averla messa a letto, la ragazza si rifugia nella sua camera, per provare a sognare. Sarà proprio la vecchia padrona di casa a far comprendere alla protagonista l’importanza di non lasciarsi strappare la giovinezza. Per Davide Vigore, che ha scritto anche soggetto e sceneggiatura, si tratta del primo cortometraggio, dopo il diploma al Centro sperimentale di cinematografia di Palermo.
Con dodici intensi minuti di dolore, canto e devozione sarà invece protagonista la modicana Alessia Scarso con il documentario Vasa Vasa. Realizzato dalla regista nella chiesa di Santa Maria di Betlemme a Modica, alla presenza di circa 400 persone, il cortometraggio ripropone il rito religioso più sentito dagli abitanti, che almeno dal 1645 intreccia tratti tipici della cultura greca, spagnola e araba. La Pasqua viene celebrata sotto il segno della Madonna che ha vissuto inerme la passione del figlio. Un rosario di sguardi, lacrime e preghiere nel buio di una chiesa, dove il rito della vestizione della Madonna ha il senso definitivo del lutto.
Devozione religiosa popolare proposta anche dal regista napoletano Gianfranco Pannone che, con il documentario Lascia stare i santi, porta l’occhio della sua telecamera ai piedi dell’Etna. «Ogni anno a Catania devoti di ogni ceto ed età festeggiano Sant’Agata – scrive il regista in una nota -. È una folla vivace e agitata, che avanza trasportando l’immagine della santa per le vie della città come se andasse in guerra. Ecco, la religione popolare da noi nel profondo ci rivela il Paese: invasioni, soprusi, rivolgimenti, morte, hanno accompagnato duemila anni di storia e la devozione per i santi spesso ha rappresentato un conforto, specie per i più umili. Oggi le cose sono cambiate, le guerre sembrano lontane e la devozione religiosa si è fatta più composta, oltre che minoritaria. Rimangono vivi per fortuna i canti e le musiche devozionali. E si fa avanti un rinnovato bisogno di sacro».
Da Catania a Palermo con i registi Ruben Monterosso e Federico Savonitto, che con il documentario Pellegrino, dedicato al monte che domina l’orizzonte costiero della città, proporranno questo luogo agli spettatori non solo come rifugio di biodiversità animale e vegetale, ma anche come la casa di Santa Rosalia, la patrona della città. Il suo santuario è cuore del culto cittadino non solo per i cristiani, ma un centro di aggregazione etnico per comunità indiane tamil, africane e rom. Un microcosmo di insospettabile armonia che, per i registi, potrebbe essere la chiave di un’utopica pace.
Per quanto riguarda le anteprime internazionali, protagoniste saranno le donne, con Félicité, del regista francese Alain Gomis. Una storia intima che racconta il dramma sincero e toccante di una ragazza madre congolese disposta a tutto pur di salvare suo figlio. Arriva invece da Israele Tempesta di sabbia, di Elite Zexer, incentrato sulla lotta per l’emancipazione di una madre e una figlia prigioniere di una tradizione, tanto atavica quanto crudele, che si protrae in un villaggio di beduini. Dall’Africa ci si sposta alla lontana Polinesia con Tanna, ambientata nell’arcipelago di Vanuatu, con la storia di un amore travagliato, d’ispirazione shakespeariana, tra due giovani aborigeni. È il primo film di produzione australiana a essere stato nominato agli Oscar e primo della storia in lingua nauvhal.