Nasce all’interno del reparto di Ematologia del Policlinico di Palermo il primo ambulatorio d’Italia per la cura delle leucemie in gravidanza e in età fertile, grazie ad un contributo di 10mila euro che Federfarma Palermo ha raccolto nella tradizionale cena natalizia di beneficenza e che ha assegnato quest’anno all’Ail (l’associazione italiana contro le leucemie, i […]
Al Policlinico il primo ambulatorio per la cura delle leucemie in gravidanza
Nasce all’interno del reparto di Ematologia del Policlinico di Palermo il primo ambulatorio d’Italia per la cura delle leucemie in gravidanza e in età fertile, grazie ad un contributo di 10mila euro che Federfarma Palermo ha raccolto nella tradizionale cena natalizia di beneficenza e che ha assegnato quest’anno all’Ail (l’associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieoloma). L’iniziativa è scaturita dopo il primo caso al mondo di parto e guarigione avvenuto proprio a Palermo. Marzia Mocera, 32 anni, affetta da una rara forma di leucemia che avrebbe comportato la necessità di abortire, invece, è stata protagonista di una doppia vittoria: curata presso il reparto del Policlinico, diretto da Sergio Siragusa, vicepresidente della Società italiana di Ematologia, è riuscita a dare alla luce il piccolo Andrea, che oggi ha sette mesi e mezzo, e proprio ieri ha avuto dichiarato dai medici la completa remissione della malattia. Tutto ciò dopo essersi sottoposta ad una terapia sperimentale senza chemio messa a punto da un ematologo palermitano, il prof. Francesco Lo Coco dell’Università Tor Vergata di Roma.
Siragusa, che ieri sera ha ricevuto l’assegno dal presidente di Federfarma Palermo, Roberto Tobia, ha spiegato che «nel campo della leucemia Palermo è un’eccellenza nella cura e nell’assistenza così come tutti i reparti di ematologia d’Italia. Oggi siamo all’avanguardia, riusciamo a cronicizzare molti tumori e a consentire anche una qualità di vita soddisfacente. Il particolare caso della signora Mocera ci ha fatto capire l’importanza di avere una struttura dedicata alle gravidanze, perché è stata la prima volta in cui si è riusciti a pensare a due pazienti contemporaneamente: finora, infatti, si era potuto salvare o la mamma o il bambino». «In generale, oggi il 70 per cento dei malati di leucemia ce la fa – ha aggiunto Siragusa -, per cui fare viaggi della speranza da Palermo verso altri centri non ha più senso. Purtroppo c’è ancora un 30% di casi negativi, ed è grazie a contributi come questo di Federfarma Palermo che potremo sviluppare nuove ricerche per ridurre ulteriormente la mortalità».
«A tutte le donne che stanno vivendo la mia esperienza – ha detto Marzia Mocera, a mo’ di testimonial di questa nuova terapia – dico di non avere paura, di fidarsi dei medici e di avere una forte determinazione a portare a termine la gravidanza. Quando ho saputo cosa mi stava capitando, il mio unico pensiero è stato quello di salvare il bambino. Se sono viva anch’io, lo devo alla mia volontà e alla bravura dei professori Siragusa e Lo Coco e di tutto il reparto. Quindi, sapere che adesso c’è anche un ambulatorio dedicato deve alimentare la speranza delle future mamme».
«Uno di noi, Roberto Cerasola, purtroppo fa parte di quel 30% che non ce l’ha fatta – ha spiegato Roberto Tobia – . Per questo, quando abbiamo saputo del caso della signora Mocera, abbiamo ritenuto doveroso contribuire come categoria dei farmacisti a sostenere questo successo della ricerca e della medicina che è tutto palermitano. E questa sera è anche nata una collaborazione con l’Ail che alimenteremo costantemente, con varie iniziative, per la prevenzione e l’assistenza. Perché la farmacia non è solo un luogo di dispensazione di farmaci, ma è anche un presidio sanitario per l’ascolto e la condivisione delle sofferenze al fine di fornire consigli e assistenza, e oggi sempre più un servizio di prevenzione e di sostegno sociale».
«Ringrazio Federfarma Palermo – ha concluso Pino Toro, delegato regionale dell’Ail – perché questo gesto ci aiuta ad incrementare la nostra rete che si articola non solo nel sostegno alla ricerca, ai medici e ai malati, ma anche nelle case di accoglienza, nell’assistenza domiciliare e nel trasporto dei pazienti anziani».