Sette sale bingo, 320 sale giochi, 20 di video-lottery, 986 centri scommesse e 2200 locali con slot-machine. In una città come Catania, con questi numeri sui luoghi in cui praticare il gioco d’azzardo, non è stato facile per gli organizzatori del primo Slotmob etneo trovare un imprenditore da sostenere. Ma ce l’hanno fatta: Giovanni Coppola è il titolare dal 1986 del bar omonimo in via Monsignor Ventimiglia 148, dove non è installata nessuna macchinetta da gioco e non si vendono più neanche i gratta e vinci. Il suo piccolo locale, a partire dalle 15 di oggi pomeriggio, è stato la sede del primo flash mob etneo contro il gioco d’azzardo, il ventisettesimo in tutta Italia. «Una mobilitazione di persone che premiano gli imprenditori che non cedono al guadagno facile attraverso le slot-machine, che consiste nel prendere un caffè e, nell’attesa, chiacchierare e giocare a semplici giochi di strada, perché giocare è importante, ma senza costi o sfruttamenti», spiega Flavia Cerino del Movimento dei Focolari, promotore dell’evento a Catania insieme ad altre associazioni operanti nel territorio, tra cui Libera.
Nonostante il maltempo e la pioggia del primo pomeriggio, all’appuntamento si sono presentate più di cento persone che hanno affollato il piccolo bar, da tempo nella lista dei locali pizzo-free dell’associazione Addiopizzo Catania. Questo Slotmob è, infatti, per l’imprenditore Coppola, che è anche membro dell’associazione antiracket Asaec Libero Grassi, «una tappa» del suo «percorso di etica e legalità». «Ho saputo di figli che vanno, disperati, in cerca delle madri che passano intere giornate davanti alle macchinette, di giovani che si perdono per il vizio del gioco e, pensando a mio figlio che ha 16 anni, ho deciso di smettere di vendere anche i gratta e vinci nel mio bar», racconta. «Gli esercenti – aggiunge – hanno, da una parte, la strada del vizio che porta al guadagno facile – si possono guadagnare fino a tremila euro al mese consumando solo un po’ di energia elettrica per tenere accesa una slot-machine – e, dall’altra, la strada della legalità, che comporta sacrifici. E senza il supporto dello Stato è facile cadere in tentazione».
«In un’Italia che è in crisi e che vuole vivere di fortuna e di rischio, noi vogliamo vivere di lavoro e sostenere l’imprenditore che rischia di guadagnare meno pur di non installare nel suo locale le slot-machine», spiega Flavia Cerino, prima di consegnare a Coppola una targa di riconoscimento. Tra la folla ad applaudire, chi con un caffè, chi con un cornetto in mano, molti volti noti della società civile catanese, come Grazia Giurato di Cittainsieme, Dario Montana di Libera e il magistrato Marisa Acagnino. «Lo scopo dello Slotmob è anche far tornare ad essere il bar un luogo per stare insieme e dove incontrarsi e non un posto dove isolarsi davanti a un macchina da gioco», dice l’organizzatrice. E, a giudicare dalla folla e dall’atmosfera, sembra che l’evento abbia centrato l’obiettivo. Fuori dal bar, appena la pioggia ha lasciato il posto al sole, è stato montato un calcetto, per sottolineare l’importanza del gioco come momento di svago e aggregazione.
«Vogliamo che da questo Slotmob nasca un cammino con le amministrazioni locali per regolamentare il gioco d’azzardo», afferma Cerino. Per questo, nei prossimi giorni, proporranno al Comune dei punti da inserire in un regolamento sul tema. Nel frattempo pensano di organizzare altri Slotmob. «Non è stato facile trovare il primo bar in cui farlo, ma adesso altri ci stanno contattando», dichiara soddisfatta l’organizzatrice.
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