La soluzione trovata dai sindacati in Sicilia potrebbe essere un modello replicabile anche a livello nazionale. Russo (Flai-Cgil): «Non si può combattere l'irregolarità solo con i controlli». Chiesto un tavolo in Regione
Agricoltura, proposta contro finti contratti e caporalato «Avvantaggiare le aziende regolari anche nei bandi»
L’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 ha costretto le amministrazioni nazionali e locali a stravolgere la propria agenda politica, spinte anche dalla necessità di dare delle risposte immediate a interi comparti travolti dalla crisi figlia dell’emergenza. È il caso dei tanti immigrati irregolari che lavorano nei campi per cui il decreto rilancio, al varo dal Governo Conte, offrirà la possibilità di concedere un permesso di soggiorno a termine di tre mesi. Una proposta che sicuramente ha fatto discutere, riscuotendo critiche e consensi tra le varie anime degli schieramenti.
Nel solco del cauto ottimismo si inserisce il sindacato degli agricoltori. «Dare un permesso di soggiorno temporaneo può essere un inizio – spiega Tonino Russo, segretario generale della Flai-Cgil Sicilia – in questo momento il Consiglio dei ministri sta ragionando proprio sul tema e potrebbe essere un primo passo per potere regolarizzare in maniera definitiva queste persone. Regolarizzare i migranti significa togliere tante persone che vengono in Italia e finiscono per essere sfruttate dalle aziende che applicano il sottosalario e dal caporalato».
Ma come evitare che la parità di diritti salariali tra italiani e stranieri neoregolarizzati finisca con l’emarginare questi ultimi o ancora peggio scada nel solito sistema di contratti fittizi per ammantare con una parvenza di legalità il consueto sfruttamento? La Flai-Cgil siciliana propone una sua soluzione, un modello che potrebbe risultare replicabile anche a livello nazionale. «Auspichiamo che i lavoratori migranti messi nelle stesse condizioni di quelli italiani possano lottare insieme a loro perché non ci sia più sfruttamento e sottosalario – continua il sindacalista – Ci stiamo battendo perché in tutti i territori e in tutte le province nasca la rete del lavoro agricolo di qualità territoriale. Una che raggruppi tutte le aziende sane, quelle che rispettano i contratti di lavoro, le norme sulla sicurezza, che rispettano l’ambiente. È a quelle aziende che bisogna dare valore, dare una certificazione etica, dare maggiore punteggio nei Psr, per i bandi per le mense scolastiche, per gli ospedali, dando così valore alla legalità».
Una proposta che pare sia già sul tavolo del presidente Nello Musumeci e che potrebbe anche concretizzarsi in un vicino futuro. «Abbiamo chiesto alla Regione Siciliana di istituire un tavolo con tutti i soggetti coinvolti: ispettorato del lavoro, organizzazioni sindacali, organizzazioni datoriali, ma anche le forze dell’ordine e gli enti preposti al controllo e alla vigilanza – conclude Russo – Riteniamo che solo i controlli non possono risolvere il problema, dobbiamo creare un sistema dove alle aziende legali, quelle che regolarizzano i lavoratori con un contratto, si dia valore».