Aggrappati a una gabbia di tonni in mezzo al mediterraneo per paura di essere lasciati a bordo del gommone sul quale navigavano. Secondo le prime testimonianze raccolte al centro di accoglienza di lampedusa, non erano solo 95. Non è ancora certo il numero, né la veridicità delle dichiarazioni rese ma, stando a quanto affermano i superstiti, una decina di loro compagni di viaggio non ce lavrebbe fatta.
Aggrappati alle vasche dei tonni per non morire
Aggrappati a una gabbia di tonni in mezzo al Mediterraneo per paura di essere lasciati a bordo del gommone sul quale navigavano. Secondo le prime testimonianze raccolte al centro di accoglienza di Lampedusa, non erano solo 95. Non è ancora certo il numero, né la veridicità delle dichiarazioni rese ma, stando a quanto affermano i superstiti, una decina di loro compagni di viaggio non ce lavrebbe fatta.
Così stando le cose, lavvio della stagione degli sbarchi darebbe il via anche alla stagione delle vittime nel Mediterraneo. In un paio di ore, questa mattina, i guardacoste della Capitaneria di Porto hanno portato in salvo a Lampedusa 254 migranti. Poi, il tempo di fare il pieno di carburante e sono nuovamente uscite dal porto per andare incontro ad altre carrette del mare.
Se si contano anche gli arrivi di Siracusa, Pozzallo e Reggio Calabria, ne viene fuori che in un paio di giorni sono approdati oltre mille migranti, in massima parte provenienti dal Continente africano. Quasi tutti quelli soccorsi in Sicilia, Lampedusa inclusa, sono eritrei. Se la situazione economica – e, aggiungeremmo, anche quella democratica in Italia è critica, la vita dalle loro parti deve avere un tono anche più drammatico di quanto ci è possibile immaginare.
Intanto si assiste a un rapido e crescente problema di sovraffollamento dei centri di accoglienza, primo tra tutti quello della maggiore delle Pelagie.
Roberto Maroni, oggi presidente della Regione Lombardia, si concede qualche pubblico suggerimento al Ministro degli Interni (oltre che vice premier) Angelino Alfano su come affrontare la questione. Lidea di Maroni è che Alfano si rechi in Tunisia per bloccare questa invasione. Peccato che non sono i tunisini quelli che stanno arrivando in questi giorni, altrimenti poteva anche sembrare un buon consiglio.
Il problema, per lex Ministro degli Interni in cravatta verde, non è la nazionalità dei migranti, ma il decreto del fare del Governo Letta. Secondo Maroni, infatti, le timide facilitazioni sulla cittadinanza di alcune norme contenute nel decreto risulteranno quasi un invito ad invadere il nostro Paese. Per questo il leghista suggerisce al Ministro Alfano di recarsi in Tunisia e a Lampedusa come ha fatto lui. Ovviamente, speriamo che Angelino non lo prenda alla lettera, dato che lultima volta che Maroni ha messo piede a Lampedusa era il 9 Gennaio del 2009: e da quel fatidico momento le conseguenze sono state devastanti per lisola.
Alfano era atteso già lo scorso mese dal Sindaco delle Pelagie, Giusi Nicolini. Circa 36 ore prima, però, ha dato forfait. Adesso, mentre le motovedette della Guardia Costiera scandagliano il Canale di Sicilia per soccorrere altri migranti, lisola attende il Ministro degli Interni, lagrigentino Alfano, per le dovute rassicurazioni sulla gestione del flusso.
Il rischio è che, in assenza di fondi sul capitolo emergenza immigrazione del bilancio nazionale, la piccola isola dalto mare debba nuovamente rimboccarsi le maniche ed affrontare da sola la saturazione del centro di accoglienza con tutte le possibili conseguenze.