Agata rubata, libro giallo racconta la festa annullata Ovvero quando la realtà del Covid supera la fantasia

Che la festa di Sant’Agata potesse essere annullata fino a qualche mese fa poteva sembrare fantascienza. Ma persino Lei, che ha contrastato terremoti ed eruzioni, niente ha potuto contro quel nemico invisibile che ha generato una pandemia mondiale. Per contrastare il Covid-19 è fondamentale mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro, farlo durante i tre giorni clou della festa in cui i devoti celebrano la patrona di Catania sarebbe praticamente impossibile.

Fantascienza, ma neanche troppo in realtà. Perché Valerio Musumeci, giornalista e scrittore esordiente, aveva immaginato questo evento più unico che raro già nel 2014, quando ha iniziato a scrivere Agata rubata. Un libro giallo-noir edito da Bonfirraro che sarà in libreria dal 28 gennaio. «Il libro nasce da un’idea che ho avuto nel 2014, quando mi sono chiesto cosa sarebbe successo a Catania se la festa di Sant’Agata fosse stata annullata con una motivazione pretestuosa», spiega a MeridioNews Musumeci, che nel romanzo fa cancellare la tre giorni dedicata alla patrona dal sindaco Alessandro Amenta, con un’ordinanza basata esclusivamente su una fantomatica allerta meteo.

«Nove volte su dieci quando viene dichiarata l’allerta meteo c’è il sole e quindi la città insorge, perché comprende che la motivazione non sta in piedi e che c’è qualcosa sotto. Soprattutto dopo che il sindaco lascia la città». E qui entra in gioco il protagonista, il cinico giornalista Salvo Lanza, squalo della professione, che cerca di capire cosa sta accadendo. Stavolta però, contrariamente a quanto succede di solito, non è facile capire. Neanche attraverso la moglie del sindaco, con cui intrattiene una relazione che gli serve come fonte di informazione.

«Non sveliamo il finale, possiamo dire però che scatta una vera e propria corsa contro il tempo, sottolineata da ogni capitolo, che invece di essere numerato scandisce il conto alla rovescia alla festa», continua l’autore, che aggiunge: «Volevo confrontarmi con un tabù, l’argomento è molto delicato e mi sono chiesto spesso se e come affrontarlo nel massimo rispetto dei devoti. Ma io, per primo, sono credente e sensibile verso questi temi e ho incentrato il libro non tanto sulla festa, che sta sullo sfondo, ma sfruttandola più come un pretesto per raccontare una storia sulla catanesità ma anche di intrattenimento». E, magari, come spunto di riflessione. «Catania è notoriamente una delle città più libertine al mondo, ma allo stesso tempo venera una ragazza che era martire e vergine. Una donna a cui i catanesi, nel famoso canto della processione, chiedono la gloria. È una figura che fa emergere alcuni aspetti del carattere dei catanesi, che quest’anno magari potrebbero organizzare una piccola messa o dedicarle delle preghiere da casa. Un modo diverso di vivere la fede, come è successo a Pasqua dell’anno scorso, che ci ha offerto dei momenti di un’intensità unica, come il Papa solo in piazza San Pietro o il presidente della Repubblica all’altare della Patria».

Quando ha saputo dell’annullamento della festa Musumeci ha tirato fuori dal cassetto il libro, che aveva ultimato durante il lockdown, programmando l’uscita proprio a ridosso di febbraio. «Non mi aspetto nessuna reazione in particolare, il senso è inequivocabile e spero di essere riuscito a trasmettere il mio pensiero con le parole. E ci tengo a ringraziare Luca Di Giovanni, giovane street-artist, per la copertina che ritrae Sant’Agata con lo sfondo di Catania. Spero di riuscire a presentarlo online, magari coinvolgendo i giornalisti che si sono occupati negli anni della festa. Sarebbe un contributo davvero importante per me». 


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