Africa: le multinazionali sfruttano questi Paesi, la gente scappa per non morire e noi discutiamo se accoglierli o no…

UNO NOSTRO AMICO IMPRENDITORE, REDUCE DA UN VIAGGIO NEL CONTINENTE AFRICANO, CI RACCONTA LE SUE IMPRESSIONI. HA VISTO LA FAME, LO SFRUTTAMENTO E LA MISERIA. ORA, DA LIBERALE, ‘RISCHIA’ DI DIVENTARE MARXISTA…

Un nostro amico, reduce da un viaggio in alcuni Paesi dell’Africa, ci ha voluto incontrare. Davanti a un bicchiere di vino ci ha raccontato quello che in parte sapevamo. Ci ha detto che i luoghi che ha visto hanno enormi potenzialità.

“Sono Paesi – ci ha detto – ricchi di materia prime. In certi casi le potenzialità sono impressionanti. Ci siamo informati. Io e altri miei amici, tutti imprenditori come me, avremmo voluto investire. Ci hanno fermato. Ci hanno spiegato che le materia prime, tutto, sono monopolizzate dalle multinazionali. Al massimo, ci hanno spiegato, e non in tutti i Paesi, si può fare qualcosa con la pesca e con l’agricoltura. Le materia prime per le attività industriali, ci hanno detto, ve le potete dimenticare”. 

Il mio amico non è, come dire?, un rivoluzionario di sinistra. E’ un ingegnere. Fa l’imprenditore e ha una formazione liberale.

Ci ha detto: “Sapete, questi quindici giorni in Africa mi hanno fatto capire tante cose. Ho visto Paesi ricchissimi con popolazioni poverissime. Le multinazionali, lì, controllano tutto. In alcuni casi, anche l’agricoltura. Producono a prezzi stracciati, con un costo del lavoro bassissimo, prodotti che poi finiscono per fare la concorrenza alla nostra agricoltura”.

“Ma quello che è veramente impressionante – ha aggiunto – è il controllo, totale, che queste multinazionali esercitano sulle materie prime. I Governi di questi Paesi non possono fare molto. E se si oppongono, li eliminano e li sostituiscono con regimi retti da fantocci. In queste condizioni è logico che la gente decida di andare via. Anche rischiando la vita. Perché lì muoiono di fame. E se non muoiono di fame ci sono strane guerre fomentate non si capisce bene da chi. Insomma, da lì si fugge dalla fame e dalla morte”.

Ha detto cose che, bene o male, conosciamo, il mio amico. Le ha raccontato da imprenditore che avrebbe voluto investire e che ha capito che non avrebbe avuto spazio.

“Ogni tanto, quando penso a queste cose – mi dice – mi ricordo le lezioni di filosofia al Liceo. Marx, Engels e cose che non mi convincevano. Vi potrà sembrare strano – ha aggiunto – ma lì, in Africa, le cose che trentacinque anni fa non mi convincevano oggi le sto rielaborando. Sto diventando marxista a cinquanta e passa anni? Il dubbio, ve lo giuro, comincio ad averlo”.

“Che ti devo dire? – ci ha raccontato – quando sono avvenuti i fatti di Lampedusa ero in Africa. Le notizie erano frammentarie. Poi, con il passare dei giorni, sempre più precise. Mi sembra tutta una follia. Questa povera gente scappa dai propri Paesi perché oppressa dalle multinazionali e da guerre senza fine. Paga un sacco di soldi per trovare un posto su queste carrette del mare e…”.

“… e arrivano nel nostro Paese – aggiunge – e ci sono quelli che fanno ‘filosofia’ inutile e vacua sull’accoglienza e sulla non accoglienza. Questi poveri infelici trovano la legge Bossi-Fini che, se applicata, dovrebbe respingerli: o per morire in mare, o per tornare, sempre a morire, nei Paesi dai quali hanno cercato di scappare. Ma che mondo è mai questo? Siamo tutti impazziti? Dov’è finita la solidarietà?”.

“Sapete qual è il bello? – ci ha raccontato -. Mi hanno spiegato che ci sono multinazionali americane, ma anche europee. Gli americani, da quelle parti, non si fanno mancare niente. Anzi, dal 2011 sono lì con le armi. Tunisia, Libia, Egitto. Non va meglio con l’Europa. L’Europa che vuole i ‘respingimenti’, alla fine, almeno in parte, è la stessa che, sfruttando questi Paesi, determina il mancato sviluppo economico di questi luoghi e la fuga di questa gente. Li costringono a fuggire e poi non li vogliono accogliere. Una follia criminale. O forse criminalità e basta”.

 


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