L'operazione era scattata lo scorso 7 gennaio, quando Francesco Lombardo è stato arrestato a Santa Maria di Licodia, trovato in possesso della somma di denaro. Due affiliati del clan si erano resi irreperibili. Fondamentale la denuncia. Guarda le foto
Adrano, arrestati per estorsione a un imprenditore Uomo fermato dalla polizia dopo aver preso i soldi
Il blitz della polizia, come anticipato da MeridioNews, era partito nel pomeriggio dello scorso 7 gennaio ad Adrano, con i primi arresti. A finire nel mirino della direzione distrettuale è stato Francesco Lombardo, pregiudicato di 42 anni, arrestato in flagranza di reato, accusato di estorsione pluriaggravata anche da metodo e finalità mafiose. Con lui sono stati tratti in arresto Antonino Bua, Francesco Celeste, Cristian Lo Cicero, Agatino Lo Cicero, Maurizio Montalto e Dario Scalisi. Mentre Giuseppe David Costa e Giuseppe Viaggio sono stati arrestati lo scorso 9 gennaio, dopo essersi resi irreperibili.
Tutto è partito da Lombardo, che è stato fermato dalla polizia a bordo della propria auto a Santa Maria di Licodia dopo aver ritirato 5mila euro, somma ritenuta provento di estorsione e acconto dei 100mila euro che avrebbe dovuto versare un imprenditore. Dalle indagini era emerso che Lombardo stava andando a consegnare la somma a Lo Cicero, salvo poi essere fermato. I due, già nel mese di dicembre, avevano più volto avanzato la richiesta di estorsione nei confronti dell’imprenditore e della sua famiglia. Alle richieste sono seguite le minacce, di cui veniva messa a conoscenza la polizia.
Dopo alcuni riscontri, sono scattate le misure cautelari. Anche sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sono indagati anche di appartenere al clan mafioso capeggiato da Cristian Lo Cicero, un’articolazione del clan Mazzei che sul territorio si sarebbe sempre più imposto a scapito dei Santangelo-Scalisi. Nel corso della perquisizione operata dagli agenti sono stati rinvenuti 91mila euro in possesso di Lo Cicero, che non farebbero parte dell’estorsione citata, ma di altre attività delittuose. Ultimati gli atti di rito, gli indagati sono stati portati nelle carceri di massima sicurezza di Catania-Bicocca, Siracusa e Caltanissetta, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il gip ha applicato a tutti gli indagati la misura cautelare della custodia in carcere.