A rischiare sono altri 500 lavoratori. Dopo il pericolo scongiurato dello stop retroattivo ai contratti di solidarietà la nuova doccia fredda. Il colosso dei call center ha perso la gara che è stata aggiudicata ad altri con un ribasso di oltre il 22 per centro rispetto all'offerta formulata dall'azienda. Il sindaco: «Settore strategico, vertenza nazionale»
Addio a commessa Enel, nuovi esuberi ad Almaviva Sindacati: «Governo scandaloso, stop annunci»
L’inizio della fine. I lavoratori Almaviva di Palermo non nascondono la preoccupazione. Perché dopo settimane di assemblee, confronti romani e scioperi, dopo il pericolo scongiurato dello stop retroattivo (a partire già dall’1 dicembre) ai contratti di solidarietà, la doccia fredda arriva nel pomeriggio. Addio alla commessa Enel. I lotti della gara sarebbero stati assegnati ad altri con un ribasso di oltre il 22 per cento rispetto all’offerta formulata dal colosso dei call center. Uno scenario che aggrava la già fragile tenuta occupazionale del sito di Palermo, per il quale si profilano altri 500 esuberi, oltre ai 1.100 annunciati da tempo da Almaviva.
Il vincitore della commessa, spiega la direzione aziendale della società, ha applicato un prezzo più basso «rispetto alla nostra migliore offerta basata sulla pura sostenibilità dei costi». Un ribasso «capace anche di vanificare qualsiasi effetto prodotto dalla stessa qualità tecnica delle offerte». Si tratta di gare relative ad attività di customer care e di back office documentale. Da qui, avverte l’azienda, «la necessità di gestire nel breve termine ulteriori 500 esuberi sul sito palermitano».
Un orizzonte nerissimo che rischia di avere un effetto domino a livello nazionale. «È scandaloso – dice adesso la Slc Cgil – che, mentre si sta deliberando il ddl appalti sulle clausole sociali , servizi come Enel o Poste siano oggetto di gare al massimo ribasso e ancora più scandaloso è l’atteggiamento del Governo su questo tema, come sull’articolo 24 bis». Il sindacato punta il dito contro «la politica degli annunci» a scapito di «controlli mai effettuati».
«I lavoratori sono demoralizzati e preoccupati – dice Massimiliano Fiduccia della Slc Cgil -. Adesso occorre più che mai portare la vertenza a un livello nazionale, evitando di lasciarla confinata in un ambito regionale». «Ci attiveremo fin da subito – spiega Davide Foti, coordinatore generale della Scl Cgil Sicilia – per richiedere un intervento nazionale su questa complessa vertenza che solo in Sicilia conta più di 5mila addetti, senza contare gli effetti che si creerebbero sull’intero indotto».
Intanto agli operatori arriva la solidarietà del sindaco Leoluca Orlando, che ha inviato una lettera ai segretari generali confederali. Il primo cittadino sottolinea come il settore dei call center sia diventato negli anni «una parte importante, e in alcuni casi essenziale, del tessuto produttivo-occupazionale, soprattutto giovanile». E, ricordando l’attenzione dell’amministrazione comunale per «arginare una crisi che anche in questo settore ha già richiesto sacrifici rilevanti ai lavoratori», Orlando manifesta la sua preoccupazione per quella che definisce una «tendenza preoccupante, relativa ai passaggi dei call center dal settore industriale a quello del terziario, con conseguenti minori garanzie in termini di ammortizzazione sociale». Da qui l’invito alla creazione di «un fronte comune nazionale delle forze sociali e istituzionali» in grado di incidere sul governo e sulle imprese per «difendere un settore che ha profonde radici nel Mezzogiorno e nella parte più giovane della popolazione».
Appena qualche giorno fa era arrivata anche la presa di posizione dell’assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello. L’esponente della giunta Crocetta ha annunciato un incontro a gennaio con i sindacati «riportare la vertenza all’attenzione della Regione che è stata considerata assente. Ci sono margini ristretti per una trattativa ma dobbiamo capire se c’è la possibilità di riportare le commesse in questa regione».