La cooperativa sociale Al Kharub ha avviato il progetto Norah, formazione ai fornelli per donne migranti e rifugiate richiedenti asilo. L'obiettivo? «Aiutare le donne immigrate a trovare lavoro», dichiara Marema Cisse, chef senegalese e ideatrice. Con il sostegno della Caritas diocesana e Lega coop. Guarda le foto
Ad Agrigento la scuola di cucina per donne immigrate «Crediamo che il cibo crei legami, a tavula è trazzera»
Agrigento, via Empedocle. Nei locali del ristorante Ginger – people&food, sei donne, provenienti da Pakistan, Etiopia, Marocco e Colombia, ascoltano incuriosite Carmelo Roccaro, presidente della cooperativa sociale Al Kahrub, mentre introduce il primo corso base di cucina destinato a donne migranti e rifugiate richiedenti asilo. C’è chi prende appunti, chi nasconde l’emozione dietro un sorriso e chi non vede l’ora di mettersi ai fornelli. Donne distanti per esperienze e origini ma unite dalla stessa passione: la cucina.
«Un sogno che si avvera», racconta la promotrice del progetto Marema Cisse, oggi chef del locale e socia di Al Kharub. La sua determinazione ha avuto la meglio. «Desideravo da tempo – confessa la cuoca senegalese – aiutare altre donne, che come me, hanno lasciato i loro paesi in cerca di un futuro migliore». Purtroppo, la crisi e la mancanza di competenze rendono impossibile trovare un’occupazione. Lo sa bene Marema che spiega: «La scuola di cucina, sostenuta da Caritas diocesana e Legacoop, in sinergia con Slow Food, permetterà alle allieve di imparare un mestiere con un immediato inserimento lavorativo nel campo della ristorazione o presso famiglie residenti».
La mission del primo corso base, è semplice: valorizzare le tradizioni gastronomiche siciliane e i piatti dei paesi di provenienza delle donne migranti. «Siamo una realtà – sostiene Roccaro – impegnata a trasmettere i valori del dialogo interculturale attraverso la cucina perché crediamo che il cibo crei legami tra le persone che lo condividono. In Sicilia – prosegue – si dice che “a tavula è trazzera” (la tavola è strada, ndr), poiché unisce e abbatte i pregiudizi».
Ogni lezione prevede una parte teorica, finalizzata allo studio delle specialità locali e una pratica, rivolta alla preparazione e realizzazione delle pietanze. Il team di insegnanti comprende esponenti di Slow Food, Legacoop, esperti nel settore dell’agricoltura biologica e i chef di Ginger people&food, Marema, Cisse e Gero Paino.
Oggi, le partecipanti apprenderanno da Gero le prime nozioni sulla cultura gastronomica siciliana: «Prevalente l’uso dell’olio d’oliva e l’importanza della pasta», sottolinea lo chef. E impareranno i nomi degli utensili della cucina occidentale: padelle, tegami, pentole a pressione. «I tipi di cottura – anticipa alle apprendiste – sarà il tema della prossima lezione. Inizieremo a cucinare carne e verdura con diverse tecniche: a fuoco lento o veloce, alla piastra, al forno». Ma non è tutto. Le iscritte, guidate da una équipe di esperti, avranno la possibilità di conoscere i prodotti delle aziende locali. «In programma – riferisce Roccaro – visite presso l’oleificio Salamone, che produce olio biologico, e il caseificio Cassko, dove vengono allevate le capre girgentine».
Il corso base si concluderà a dicembre con una cena preparata dalle allieve. Si potrà partecipare su prenotazione e l‘incasso servirà a finanziare le successive fasi di formazione. «Terminato questo percorso iniziale – avvisa Roccaro – le donne seguiranno corsi di cucina più avanzati. Prevediamo di attivare, nell’arco di un anno, sei corsi base, coinvolgendo così un numero compreso tra 24 e 36 donne».