I dipendenti lavorano a turni solo per custodire l'immobile. Gli assistiti, infatti, sono stati tutti trasferiti. «È stato lo stesso commissario a invogliare le famiglie». Crisafulli conferma ma replica che «presto la magistratura obbligherà i Comuni debitori a pagare»
Acireale, continua agonia della struttura Ipab Cristo Re Edificio vuoto. Lavoratori: «Siamo guardiani dei muri»
«Sono andati via gli ultimi due ospiti: da oggi faremo da guardiani solo ai muri dell’Oasi, fino a quando non ci toglieranno anche l’energia elettrica e la struttura sarà dichiarata inagibile». All’Ipab Oasi Cristo Re di Acireale la struttura regionale che nelle proprie camere ha dato assistenza a disabili, anziani e minori non accompagnati, i dipendenti sembrano aver superato la soglia dell’esasperazione. «Siamo comunque costretti ad andare a lavoro per non essere sospesi», racconta una dipendente a MeridioNews. In programma per domani un incontro in cui fare il punto della situazione.
L’ente di via Maddem ormai è in chiaro fallimento: sono più di quaranta le mensilità che i lavoratori devono ancora ricevere e la struttura, da ieri, è rimasta senza degenti. Gli ultimi due assistiti, un uomo e una donna che da anni risiedevano all’interno della struttura, sono stati spostati il primo in provincia di Messina e l’altra nell’Agrigentino. «Da trent’anni presto servizio in questo posto e ho avuto modo di conoscere bene tutti gli ospiti – dichiara la dipendente – Vedere andar via gli ultimi due è stato l’ennesimo colpo. Il commissario Rodolfo Crisafulli ha fatto pressione ai familiari, anche con lettere scritte per far trasferire i degenti. Noi abbiamo cercato di tranquillizzare gli animi, ma non c’è stato niente da fare». È lui stesso a confermare di aver invogliato le famiglie a trasferire gli ospiti: «Non è stato un atto di vendetta o di prepotenza: non possiamo mantenere cento persone quando non ci sono i costi per il cibo e i servizi, è una grossa responsabilità».
Nella struttura rimasta vuota, adesso i lavoratori si alternano in turni di sei ore al giorno – notti comprese – in attesa di una decisione da parte della Regione. Sono già state espletate le pratiche per l’estinzione dell’ente ma, senza la firma dell’assessorato alla Famiglia, i lavoratori non possono essere licenziati. «Cerchiamo di tenere aperta la struttura – aggiunge la donna – anche perché non sappiamo che fine faremo. Nessuno si fa vivo – lamenta – ma noi aspettiamo risposte da Nello Musumeci e dal Comune di Acireale». Il presidente della Regione, nel periodo della campagna elettorale, aveva fatto visita alla struttura «e ci aveva promesso la riforma delle Ipab – sostiene ancora la dipendente – Salvo poi cambiare idea qualche mese fa, quando è venuto ad Acireale per sostenere il candidato sindaco sconfitto Michele Di Re». È in quell’occasione che Musumeci comunica ai lavoratori che la riforma promessa non è attuabile.
I lavoratori, nel frattempo, restano in attesa dei soldi dovuti dai Comuni debitori: «Catania ci deve quasi un milione di euro, ma continuano a rispondere che c’è qualcosa che blocca il procedimento». Domani, intanto, si terrà un incontro tra il commissario, i dipendenti e i sindacati per fare il punto della situazione. «Chiederemo quale sarà il destino dei lavoratori – afferma Maria Luisa Grasso, dipendente della struttura e sindacalista di Rsu – Tutti hanno dato il via ai decreti ingiuntivi nei confronti degli enti debitori perché non si può più aspettare». Il passaggio atteso, adesso, è il decreto di estinzione. «Una volta arrivato questo documento, i dipendenti dovrebbero esser assorbiti dal Comune di Acireale. Ma, in questo caso – aggiunge – dubito che l’ente possa farsi carico della situazione e credo che opterà per il ricorso al Tar».
Unica alternativa è che sia direttamente la Regione a trasferire i lavoratori in altre strutture. «Il 20 luglio è il termine ultimo per pagare la bolletta della luce, da quel momento in poi saremo lavoratori inutili a tutti gli effetti», conclude. Al tavolo di domani siederanno anche il direttore generale Angelo Rigano, responsabile dei conti dell’Oasi e il commissario liquidatore Rodolfo Crisafulli che prova a dare delle garanzie. «Adesso il giudice che si sta occupando della sentenza può finalmente fare partire le procedure nei confronti dei Comuni. Questo imporrà a tutti gli enti debitori di pagare». Crisafulli che si trova a Palermo proprio per il destino delle Opere Pie afferma però che «al momento la situazione non è positiva, le strutture sono destinate a chiudere anche se molti onorevoli si stanno muovendo per provare a trovare una soluzione».