Una ragazza di 25 anni ha pagato cinquanta centesimi per accedere ai servizi igienici di un esercizio commerciale. Una richiesta che derivava dal fatto che non aveva consumato niente al bancone. «Dato che hanno offerto una prestazione, è legale non dare lo scontrino?», domanda il suo fidanzato
Acireale, bagni dei bar a pagamento per Carnevale «Il resto dell’anno sono gratis, è una speculazione»
Acireale, in occasione del Carnevale, vede le vie del centro storico frequentate da centinaia di persone provenienti da ogni dove. Turisti e acesi trascorrono quindi ore e ore fuori casa. Ma il problema può sorgere nel caso di bisogni fisiologici, per cui può capitare che un esercizio commerciale, come nel caso di un bar, metta il bagno a disposizione di frequentatori e clienti solo se questi hanno consumato. O, in alternativa, pagato una quota. È quanto accaduto a una ragazza acese, ieri sera: «Se paghi 50 centesimi vai in bagno, altrimenti consumi qualcosa». Questa la risposta data dal gestore di un esercizio commerciale alla 25enne che chiedeva di andare in bagno, ma senza avere consumato. La giovane, che era con il suo fidanzato, sceglie di pagare. Ma il coetaneo non ci sta e protesta online, scatenando una discussione su un gruppo Facebook dedicato alla zona acese.
«Dato che hanno offerto una prestazione, mi chiedevo se fosse legale non rilasciare lo scontrino. Per questo ho scritto il post su Facebook con cui ho cercato di ottenere delle risposte – spiega il ragazzo a MeridioNews –. La mia ragazza aveva un urgente bisogno ed è stata lei stessa a pagare i cinquanta centesimi. Non se la sentiva di andare nei bagni ecologici lungo la strada». Mettere a disposizione i servizi igienici da parte delle attività pubbliche dietro un corrispettivo è una questione che interroga spesso gli avventori. E nei commenti gli interventi dei cittadini sono parecchi: c’è chi lo appoggia dicendo che avrebbe dovuto ricorrere alle forze dell’ordine poiché stava richiedendo un servizio innegabile; chi, invece, dà ragione ai commercianti perché il bagno deve essere pagato, soprattutto se non si consuma niente. «Sono contrariato perché questo è un bar che ho sempre frequentato – continua il giovane – e solo adesso è capitato che per andare in bagno si debba pagare. Questa la considero una speculazione». Pare che, secondo l’intervistato, i commercianti approfitterebbero della manifestazione carnascialesca per imporre il pagamento di servizi in altri momenti gratuiti.
Nonostante le proteste, però, i commercianti trovano un appoggio nel Testo unico per le leggi di pubblica sicurezza, il Tulps, che – sotto la voce «Disposizioni relative a spettacoli ed esercizi pubblici» – recita: «Gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo». Il testo dell’articolo avallerebbe quindi le tesi degli esercenti, i quali sarebbero liberi di offrire un servizio a chiunque lo richieda, ma sotto la corresponsione di un prezzo. «Non voglio mettere sotto accusa nessuno, né tanto meno fare cattiva pubblicità all’attività – conclude il cittadino acese – ma io reputo sbagliato approfittarsi delle festività per fare pagare un servizio che durante il resto dell’anno viene dato gratis». E all’amministrazione suggerisce: «I bagni ecologici sparsi lungo il circuito ci sono, ma qualcuno in centro non guasterebbe. Dato che tutti sono costretti ad andare nei bar per accedere ai servizi igienici».