Aci Sant’Antonio, Comune chiude l’isola ecologica Diatriba con Senesi su autorizzazioni e sicurezza

Aci Sant’Antonio avrà nuovamente il suo centro comunale di raccolta? La domanda è d’obbligo visto che i cittadini dal 31 agosto scorso vedono sbarrati i cancelli della piattaforma di via Sant’Onofrio. Un fatto, questo, che ha destato dubbi a tutta la cittadinanza, compresi i consiglieri comunali di opposizione, dato che al momento continuano a essere poco chiari i contorni della vicenda e i motivi che hanno portato al provvedimento. «Da lunedì il centro comunale di raccolta è chiuso – si legge in un post su Facebook del sindaco Santo Caruso datato 5 settembre -. So che la cosa ha creato parecchio disagio e ce ne scusiamo, si tratta di una questione di natura contrattuale sollevata dalla ditta con l’ufficio Ecologia e l’ufficio Lavori pubblici. Abbiamo invitato i tecnici a dirimere in tempo celere la questione sollevata in modo da procurare meno disagio ai cittadini e abbiamo anche sentito la ditta per comprendere meglio quale fosse il problema». 

Da allora, però, le cose non sono cambiate. Il Comune ha attivato un’isola ecologica mobile, senza però il servizio di pesatura, togliendo di fatto la possibilità di ottenere gli sgravi economici previsti per chi si occupa di conferire personalmente vetro, cartone e plastica. Disagio che è acuito dal fatto che la notizia sembra essere giunta come un fulmine a ciel sereno e la cui genesi non è stata chairita, nonostante una seduta di consiglio comunale indetta appositamente. Durante il consesso civico è saltata fuori una lettera che la Senesi – la ditta che detiene l’appalto dei rifiuti dal dicembre 2016 – ha inviato agli uffici comunali il 31 agosto. Con la missiva, l’impresa ha chiesto al Comune santantonese il pagamento di circa 80mila euro per spese straordinarie legate al personale e alle utenze energetiche necessarie alla gestione del Ccr. Tra i rilievi anche la mancanza di un regolamento che disciplinasse l’affidamento della gestione del sito che il Comune ha predisposto a inizio marzo dell’anno scorso. «La scrivente non è stata mai edotta sulle condizioni autorizzative», si legge nel documento. Per quanto riguarda il pagamento delle bollette, Senesi sostiene che «dall’1 dicembre 2016 la società si è sempre fatta carico del pagamento delle utenze energetiche del Ccr già voltate a proprio nome e ha assicurato la presenza di un operatore atto alla vigilanza, guardiania, pulizia e alla intrinseca fruizione dell’area secondo le vostre disposizioni». E così, di fronte alla mancata regolarizzazione del rapporto, l’impresa di Porto Sant’Elpidio ha annunciato di ritenersi «svincolata da ogni rapporto di guardiania e fruizione delle utenze energetiche del Ccr» a partire da settembre. 

Dal canto suo, l’amministrazione comunale ha replicato facendo dei distinguo: «La Senesi ha usufruito dello spazio dall’1 dicembre 2016 fino al 31 agosto 2018, senza avere un contratto», ammette Caruso a MeridioNews. Questo, però, sarebbe avvenuto «mettendo a disposizione le stesse unità operative che servono per la raccolta dei rifiuti» e dunque le spettanze che pretendono non sarebbero dovute. «Avevano annunciato di mandare fatture entro sette giorni ma non l’hanno fatto, d’altronde – prosegue il primo cittadino – non puoi avere soldi senza un contratto». Ma se davanti alla pretesa economica la posizione del Comune è stata netta, diversa è stata la reazione alla dichiarazione di Senesi di tirarsi fuori dall’isola ecologica. E questo anche perché la società avrebbe fatto presente alcune carenze a livello di sicurezza del sito che sorge su un terreno privato. «Dobbiamo accertare alcuni requisiti. La ditta ci ha chiesto la documentazione necessaria quindi per il momento il Ccr rimarrà chiuso», spiega a MeridioNews il capo settore dell’ufficio Lavori pubblici Stefano Finocchiaro. Che poi specifica: «In questi giorni ho sentito che, tra le varie motivazioni, la chiusura sarebbe stata causata da alcuni dissapori tra gli uffici e il capo della società: non è assolutamente così – assicura Finocchiaro -. La contrattualistica non c’entra, è un fatto di autorizzazioni. Il sindaco potrebbe decidere se riaprirla in maniera provvisoria, tramite ordinanza, basandosi sui pareri favorevoli dell’Asp. Altrimenti si aspettano altri pareri fondamentali come quelli dell’ufficio Urbanistica».

La giunta Caruso a riguardo sembra essere intenzionata ad attendere che l’iter di riapertura faccia il suo corso, evitando un ricorso a ordinanze sindacali. Volontà che ha però suscitato le critiche dell’opposizione. «Dal 2013 il sindaco si vanta del centro di raccolta, aperto attraverso ordinanze sindacali – attacca l’esponente del M5s Giuseppe Finocchiaro -. Oggi scopriamo che ci sono delle inadempienze e che il sindaco già dai primi di settembre era a conoscenza della lettera che era stata invita agli uffici. Credo sia tutto abbastanza grave il modo di scaricare le responsabilità, che, secondo il sindaco, sono sempre di qualcun altro». Caruso non si scompone e chiama in causa proprio gli uffici comunali. «Dal 6 settembre attendo la risposta formale da parte degli uffici – ribatte -. In passato ci sono stati dei periodi con cui si poteva gestire la piattaforma con delle ordinanze, oggi, visti i possibili problemi che sono sorti, non vedo l’urgenza di dover riaprire». Il primo cittadino si spinge oltre: «Abbiamo sempre gestito il Ccr con le autorizzazioni date dagli uffici e non è saltata mai fuori nessuna criticità. Per ora posso dire che l’isola è chiusa perché manca chi la gestisce, per il resto – conclude – attendo risposta dagli uffici».

La querelle di queste settimane – caratterizzata anche dalla comparsa di un cartello all’ingresso del centro di raccolta in cui si indicavano lavori in corso poi smentiti dall’amministrazione – arriva dopo quella dell’anno scorso, quando Comune ha visto sfumare un finanziamento di oltre due milioni di euro, precedentemente assegnato dalla Regione. Le risorse sarebbero dovute servire per realizzare un’isola ecologica in via Fucini. Il progetto – per cui il Comune ha speso anche somme per la produzione di elaborati e consulenze, come quella geologica – era rientrato tra i 40 che, nel 2014, l’allora giunta Crocetta aveva deciso di finanziare attingendo dalle risorse residue del Fondo di coesione e sviluppo 2007-2013. L’iter, però, è finito su un binario morto per la mancata presentazione della documentazione completa richiesta dal dipartimento regionale Acque e Rifiuti.


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