Accorinti scrive alla città dopo mozione sfiducia «Messina è cambiata dopo anni di clientelismo»

Una lettera aperta alla città, per chiedere sostegno ed esorcizzare il pericolo di perdere la fascia di primo cittadino. A scriverla è il sindaco di Messina, Renato Accorinti, dopo che nei giorni scorsi parte del consiglio comunale ha sottoscritto la mozione di sfiducia, che nelle prossime settimane dovrà essere discussa da Palazzo Zanca. Un testo, quello scritto di Accorinti, nel quale vengono rivendicati i risultati raggiunti in questi anni di amministrazione. 

«Ogni volta che perdi, o intravedi il rischio di perdere, qualcuno o qualcosa ti accorgi all’improvviso del suo valore – si legge -. Oggi ci troviamo di fronte alla possibilità che il consiglio comunale voti la sfiducia. Per questo molti cittadini, anche quelli con posizioni critiche, si stringono forte a questa esperienza collettiva e la difendono da un atto di forza che vorrebbe porre fine ad essa in modo anticipato. La mozione di sfiducia – scrive Accorinti – mette a nudo quella “politica” che politica non è». Per il sindaco, durante il proprio mandato la città ha risalito «quell’abisso dentro è stata sprofondata per decenni da sporchi affari e clientelismo». 

Dalla difesa all’attacco. Per il primo cittadino, votare la mozione causerebbe a Messina nuovi problemi. «Questo gesto mette a nudo quella politica che è solita agire non avendo scrupolo di compiere azioni nefaste, senza pensare un solo attimo – sottolinea – alle conseguenze di un possibile ennesimo commissariamento, paralizzando così gli atti di rinnovamento e tutti i delicati processi in corso che hanno bisogno di continuità e cura». E in questa politica di basso livello, Accorinti indica «chi vive dentro confini ristretti, avendo cura solo del proprio tornaconto di bottega, bramando le prossime elezioni, studiando a tavolino i propri posizionamenti, passando da uno schieramento all’altro in base agli accordi più vantaggiosi, senza nessuna idea o ideale». 

Il sindaco cita De Gasperi – «un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alle prossime generazioni» – e afferma: «Certamente non sono uno statista. Nel mio piccolo, cerco di agire col cuore nel cielo ed i piedi ben piantati per terra, col desiderio di dare intensità e profondità a un cammino di comunità». Il testo contiene poi la richiesta di fiducia, di tempo, per completare quanto iniziato, anche se a decidere in tal senso non saranno i cittadini ma i consiglieri comunali. «Stiamo amministrando impegnandoci a togliere le montagne di macerie, a rimediare all’immane disastro della macchina amministrativa, delle partecipate e dei bilanci – si legge -. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo ricostruito le fondamenta, abbiamo creato la possibilità di fare le opere più importanti che cambieranno per sempre il futuro della città».

La conclusione è riservata, una volta di più, al convincimento di aver agito nel giusto. «Sfiducia o non sfiducia, sono comunque arrivati troppo tardi. Abbiamo già cambiato i connotati della politica, restituendo valore alla parola “politica”, provando a mettere al centro l’uomo e il cittadino nei suoi fondamentali diritti a partire dagli ultimi. Ormai – afferma Accorinti – niente sarà più come prima perché questa esperienza ha dato prova che si può realizzare l’irrealizzabile. Perché da una presa di coscienza collettiva indietro non si torna. Questa è la nostra vera vittoria. Nonostante i limiti, gli errori e le imperfezioni».


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