Accordo Stato-Regione, nuove accuse dai 5 stelle «Tra Irpef e Iva, Roma deve alla Sicilia 7 miliardi»

Il Movimento 5 stelle analizza l’accordo Stato-Regione sottoscritto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal governatore Rosario Crocetta. A puntare il dito contra il patto economico è questa volta la deputazione siciliana pentastellata a Montecitorio, che tira fuori i dati dell’Irpef versata dai siciliani e tornata indietro dalle casse romane a quelle regionali. 

Secondo i grillini, «dai dati desunti dalla relazione tecnica alla Legge di Stabilità 2014, per la sola Irpef emerge, infatti, che nell’anno 2008, a fronte di una imposta netta versata sul territorio regionale pari a circa 7 miliardi 279 milioni di euro, solo il 66,8 per cento per cento affluisce nelle casse regionali, pari a 4 miliardi 861 milioni di euro, ovvero mancano all’appello ben 2,5 miliardi. E se venisse sommato anche il gettito Iva non trasferito alla Regione dallo Stato, il mancato incasso per la regione si attesterebbe appunto a 7-8 miliardi di euro annui. Negli anni successivi lo Stato ha restituito alla Regione un misero 66 per cento del totale che le spettava. E nel 2009 va ancora peggio: scendiamo al 65,3 per cento. Nel 2010 si cala ancora a 64,2 e nel 2011 al 61,4. Di male in peggio».

Secondo la deputazione nazionale, a dar credito ai numeri elencati, ci sarebbero le dichiarazioni dichiarate dal proconsole di Renzi in Sicilia, Alessandro Baccei, che a L’Espresso ha ammesso le «due violazioni statutarie, ovvero i minori incassi di Iva e Irpef, valgono per la Sicilia circa 7 miliardi di imposte in meno». «Baccei – attaccano i pentastellati – è uomo molto vicino al governo nazionale, eppure ha avuto il coraggio di ammettere che la nostra posizione è corretta. Dopo due presidenti con condanne penali, ora ne abbiamo uno che svende i crediti dei siciliani a cifre irrisorie».

Quindi l’attacco al governatore sull’accordo trovato con Roma. «Il presidente Crocetta – aggiungono ancora – invece di chiedere la restituzione di 7 miliardi di euro l’anno, si accorda con il premier Renzi per un’elemosina da 500 milioni di euro che tra l’altro la Regione dovrà restituire con nuovi tagli di bilancio. Si stanno per giunta rivendendo sulla stampa questa notizia come una vittoria, mentre siamo al punto più basso che la nostra Regione abbia mai toccato». I Cinque Stelle ricordano anche il ricorso presentato dallo stesso Crocetta nel 2014, nel quale il governatore lamentava la mancanza, rilevata anche dalla Corte dei conti, di «un trasparente approccio conoscitivo dei flussi finanziari derivanti dal prelievo fiscale nella Regione».

Insomma, i grillini eletti in Sicilia ne sono convinti e si appellano allo statuto siciliano e alle sentenze costituzionali in sua difesa, secondo le quali «tutte le tasse prodotte nel territorio siciliano devono lì rimanere». «Noi deputati del Movimento 5 Stelle abbiamo presentato numerosi emendamenti all’articolo 11 per vanificare gli effetti di questo accordo lacrime e sangue firmato da Crocetta sulle spalle dei siciliani: abbiamo trovato anche le coperture per far sì che la Regione siciliana riceva le somme realmente spettanti dagli accordi intrapresi. Le cifre che lo Stato dovrebbe versare alla Regione – concludono – sono da capogiro, ci sono anni in cui l’erosione a danno dei siciliani si attesterebbe a svariati miliardi di euro. Con queste risorse la Regione un anno fa avrebbe potuto evitare di contrarre un mutuo lacrime e sangue da un miliardo di euro sulle spalle dei siciliani».


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