Abusivismo, i militari si occuperanno delle demolizioni Croce: «Dobbiamo evitare che si ripeta caso Cambiano»

La norma che lo istituiva risale al 2014, ma il decreto che lo costituisce è soltanto dello scorso 19 ottobre. È il comitato regionale per l’esecuzione delle demolizioni di opere abusive per la Sicilia, un organismo istituito dal Provveditorato per le opere pubbliche di Sicilia e Calabria e composto da un esponente delle forze di difesa e da nove componenti designati dalle Prefetture siciliane. Le demolizioni sono una spina nel fianco per la politica siciliana. Demolire un edificio abusivo, per quanto imposto dalla legge, rischia di diminuire i consensi, in situazioni più limite (la vicenda di Angelo Cambiano a Licata è emblematica) può significare minacce e ripercussioni. Che fare, allora? Fermare il processo di riqualificazione delle coste siciliane?

Il comitato appena nato dovrebbe dare una scossa al sistema: opererà di concerto con il Genio militare, che si occuperà direttamente della demolizione degli edifici con inedificabilità totale, «deresponsabilizzando» così gli amministratori locali e accelerando il processo. In che maniera agirà il Comitato in Sicilia? «È ancora presto per scendere nei dettagli – ammette a Meridionews il presidente del comitato Donato Carlea, ingegnere, docente e  provveditore alle opere pubbliche di Sicilia e Calabria – il comitato si sta insediando. Ma certamente bisognerà progettare le demolizioni, lavorando a stretto contatto con le Prefetture. Io ho le idee piuttosto chiare: tecnicamente, noi predisporremo tutto ciò che è necessario per rendere esecutiva una demolizione, mentre il Genio militare sarà il braccio esecutivo. Sinceramente non so ancora se in Sicilia è già stata fatta una mappa delle opere abusive, è ancora tutto in divenire».

La mappa, in effetti, non c’è. O meglio, online si trova uno studio effettuato dalla Regione nel 2012 sulle costruzioni abusive, «ma è assolutamente incompleta – sottolinea l’assessore al Territorio, Maurizio Croce – e il vero problema è quello, perché i dati in possesso della Regione si riferiscono soltanto agli edifici che non hanno avuto accesso all’ultima sanatoria, che risale al 2014. Degli edifici che non hanno nemmeno fatto istanza di sanatoria, perché sapevano già di non potervi rientrare, non abbiamo un quadro esaustivo. Se prima non sappiamo cosa c’è nei 122 Comuni costieri, non si può procedere».

L’idea di Croce è quella di un piano particolareggiato per le coste, definito da un disegno di legge al quale in assessorato si sta già lavorando, di concerto con la Presidenza, l’assessorato alle Infrastrutture, le associazioni ambientaliste (da Legambiente a Italianostra, dal Wwf fino alla Lipu) e il sindaco di Licata, Cambiano. Il suo è diventato un caso limite, legato alla sovraesposizione di un amministratore locale rispetto al tema delle demolizioni: «Quel che dobbiamo evitare – evidenzia Croce – è che si ripeta un caso Cambiano. L’istituzione del Comitato regionale e il ricorso al Genio militare sono due elementi che vanno proprio nella direzione di riqualificare le coste, evitando la sovraesposizione degli amministratori locali». 

I soldi per le demolizioni, intanto, ci sono: i Comuni e il Comitato potranno contare su un fondo da 10 milioni di euro stanziato da Roma su scala nazionale e dal fondo di rotazione inserito nell’assestamento di bilancio dalla Regione. «Quest’ultimo fondo – spiega Croce – è stato criticato perché ammonta a soli 300mila euro. In realtà quelle risorse sono riferite al solo 2016, ma serviva per istituire il capitolo di spesa e poter contare su maggiori risorse per il 2017».

«Funzionerà – spiega Mariella Maggio, presidente della commissione Ambiente all’Assemblea Regionale – come qualunque fondo di rotazione: i Comuni potranno fare richiesta per attingere le risorse e, una volta demoliti gli edifici abusivi, decidere a propria discrezione se versare di nuovo le somme nel fondo dalle casse comunali o richiedere le spese agli abusivi».

I componenti del comitato per le demolizioni sono, oltre la presidente Carlea, Amleto Tabacco (forze di difesa), Sabina Di Martino (viceprefetto di Ragusa), Maurizio Falzone (funzionario della prefettura di Caltanissetta), Rosaria Mancuso (viceprefetto di Trapani), Cettina Pennisi (viceprefetto di Catania), Orietta Mongiovì (viceprefetto di Palermo), Giovanna Termini (viceprefetto di Agrigento), Santo Lapunzina (viceprefetto di Enna), Giuseppina Spampinato (viceprefetto di Siracusa).


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