Abbiamo un giornale vero, dovresti venirci

Viva Step1

E’ tutto molto triste.
Sono molto preoccupata del fatto che Step1 possa essere considerato solo una spesa in più nel bilancio della Facoltà, invece che quello che è, ovvero un giornale a tutti gli effetti fatto da studenti volenterosi e soprattutto appassionati, che gode di una certa visibilità anche a livello nazionale www.wittgenstein.it per citarne uno, e che dunque merita di vivere.
Come ha ben detto Valerio spesso si crede che un giornale in quanto on-line si faccia da solo, e invece non è così. alcune cose sono davvero indispensabili.
Spero vivamente che la Facoltà si renda conto che perdere Step1 vuol dire perdere libertà d’informazione. Sì, perché in una città come la nostra in cui l’informazione è super limitata Step1 era riuscito ad essere una voce libera e seria, ben oltre un semplice giornale universitario.
Cari lettori felissimi e non solo, aiutateci in questa battaglia, diffondete la voce di questa terribile notizia (almeno per noi della redazione lo è).
STEP1 NON PUò CHIUDERE!

Desirée Miranda

E’ finito il tempo dei proclami

Ci è stato dato il merito, a volte, di arrivare alla notizia tempestivamente, di trattarla in maniera originale, sincera, di essere, nel nostro piccolo, un punto di riferimento per l’informazione universitaria e cittadina catanese. Collaborare a questo giornale, fare parte della redazione è valso per me più di cento corsi di formazione, più di tante materie e pseudo-materie.

Ora la facoltà si prenda le sue responsabilità e faccia sì che le belle parole spese per Step1 nel programma pre-elezioni del preside Famoso, non rimangano solo vuoti proclami ma diventino gesti concreti.

La nostra passione ha bisogno di un adeguato sostegno! Viva Step1!

Salvo Catalano

Da grande farò il giornalista…

…solo che non lo sapevo ancora.

Cominciai ad appassionarmi a questo mestiere ormai 4 anni fa, quando Riccardo mi chiese di far parte del progetto Step1. Il medialab sul giornalismo era finito da poco e Step1 cercava faticosamente di ritagliarsi un suo spazio dopo l’esperienza del laboratorio. Pochi superstiti e qualche nuova leva reclutata per l’occasione, quella era la prima redazione del nostro webmagazine: una decina di persone che volevano contribuire a qualcosa, che non volevano passare dai corridoi dei benedettini pensando solo al prossimo esame scritto sul libretto. No, troppo comodo. Noi volevamo lasciare un segno del nostro passaggio, anche piccolo, anche se nessuno ci avrebbe ascoltati. Ma volevamo provarci.

E qualcosa l’abbiamo fatta. Abbiamo creato un giornale. Non un giornalino universitario. Un giornale. Che nel tempo si è evoluto, è migliorato, ha preso tante porte in faccia e qualcuna è anche riuscito ad aprirla, a volte forzandola se è stato necessario. Siamo cresciuti a suon di cazziate di Gianluca Reale, Enrico Escher, Gianfranco Faillaci e di tutti coloro che ci hanno fatto da guida in questi anni. Abbiamo imparato, tanto. E tanto potremmo insegnare a quelli che verranno dopo di noi.

Fatevi, facciamoci sentire. NON PERMETTETE CHE CI CHIUDANO.

Daniele Bazzano

Perplessità

Beh che dire.

Da studente di lettere indignato per l’operato della “mia” facoltà, sono approdato a Step1 con la speranza di fare finalmente qualcosa di utile e necessario per la mia formazione professionale. Dopo solo alcuni giorni mi sono reso conto che la professionalità del giornale e di chi “butta sangue” per realizzarlo, sono ben lontani da qualsiasi immaginario collettivo. Forse solo chi ci lavora, e chi ci ha lavorato, si rende conto di far parte di un vero giornale. E chi lo edita?

Ciccio

Vogliamo volere

Ma chi te lo fa fare? E già, chi me lo fa fare!
Almeno un turno alla settimana, i pezzi da scrivere, i contatti da mantenere, le piccole sciocchezze quotidiane… tempo tolto allo studio, soprattutto. Le cazziate – quando si fanno gli errori – sono tremende e alcune memorabili. Le nottate passate a mettere didascalie alle foto. I post da leggere con attenzione. Le immagini da tagliare e caricare con precisione (altrimenti chissà dove finisce l’abstract dell’apertura). L’aggiornamento “collettivo” della domenica o delle feste…

Chi guarda da fuori può non immaginare quanto lavoro, quotidiano soprattutto, ci sia dietro questo sito; chi riesce a calcolarne la portata fugge. Ammirato o urlante, ma fugge.
Chi resta? Secondo l’ultima definizione rimangono i “masochisti con recenti tendenze sadiche”. Un gruppo di colleghi che nel tempo è riuscito a crescere, conoscersi e divertirsi. E ha anche imparato. Questo credo che possa essere motivo d’orgoglio per quanti ci hanno restituito un pezzo con le correzioni evidenziate in rosso o ci hanno urlato al telefono che se Step1 davvero deve continuare, deve essere un prodotto curato e di qualità.

E allora perché rimango? Perché non voglio che questo progetto nel quale tante persone hanno investito tempo, impegno e denaro finisca sul più bello, quando abbiamo scoperto che – diamine! – ce la possiamo fare?

Per lo stesso motivo per cui sto approvando i messaggi di solidarietà dei nostri lettori e su un file word sto iniziando il mio prossimo articolo. Non voglio che quella che è stata un’esperienza fantastica si trasformi in un ricordo sfumato dal tempo. Voglio che quello per cui sto lavorando sia un prodotto sempre migliore. Voglio una Facoltà che mi formi in quello che desidero diventare domani. Voglio che la mia voce continui a essere conosciuta – e a volte temuta – in questa città.
Vogliamo volere.

Viva Step1

Carmen Valisano


¡Qué viva Step1!

Mi viene difficile, davvero difficile, spiegare adesso cosa penso. Delusione, amarezza forse, ma anche tanta tanta voglia di ricominciare come prima e meglio di prima.

Di Step1, che dire? L’avete spiegato già tutti voi. Io posso solo dire che da quando sono a Step1 sono orgogliosa. Orgogliosa dei miei colleghi che vedo destreggiarsi fra un esame, un articolo e la propria vita personale; orgogliosa di quello che mettiamo in pagina ogni giorno; orgogliosa di essere NOI Step1. E quando dico noi, intendo tutti, collaboratori e lettori, che non si accontentano di una informazione preconfezionata e poco trasparente, che chiedono di più.

Ce l’abbiamo sempre messa tutta… chiediamo solo di poter fare quello che abbia fatto finora, solo meglio. Ma forse, in un Paese come l’Italia oggi, equivale solo a dire “spese e rogne”. Parole diaboliche. Se Step1 è questo, ne vado comunque fiera.

¡Qué viva Step1!

Claudia Campese

Step1 en el corazón

Stamattina guardavo la fotogallery dell’articolo in apertura. Lì, fra tante fotografie ho potuto rivedere in un flashback continuo la storia del nostro web-magazine. I volti allegri di persone volenterose e con tanta voglia di fare mi hanno fatto commuovere, a tal punto che avrei desiderato essere parte di questa redazione fin dal primo giorno in cui è stata fondata. Adesso, dopo due anni che sono quì spero che mi diano, e che ci diano, la possibilità di fare ancor di più, rispetto a quanto già fatto.

Comunque vadano le cose avrò sempre un bellissimo ricordo di quanto fino adesso abbiamo fatto, assieme agli amici redattori ed a tutte le persone che ci hanno sempre sostenuto.

Step1 siempre en mi corazón!

Gianluca Nicotra

Una bella storia

Facce sonnacchiose, scarpe “stallonate”, fogliacci buttati dovunque assieme a una trincea esausta di bottiglie di aranciata e sacchetti di panificio. Un televisore claudicante ogni tanto incoraggiato (con pacche sulle spalle) per non farlo tartagliare. Il direttore Escher, visibilmente sfatto, s’era allentato la cravatta e, se non era per le bretelle a stringerlo nella sua camicia blu, si sarebbe lasciato andare definitivamente alle ore piccole. Andrea invece pareva n’epilettico a furia di torturare quell’F5 che voleva dire aggiornamenti snervanti dal pc nero: quello di Step1, quello addetto ai dati delle politiche del 2006. S’erano fatte le quattro del mattino oramai. Il Monastero ronfava e l’unica luce era quella lì dove c’eravamo noi a fare i giornalisti nella 24, senza scarpe, a ingurgitare noccioline innaffiate da bibite bollenti e sgasate. C’era chi si prendeva gioco del direttore urlando distacchi improvvisamente rosicchiati, chi raccontava le solite barzellette su Berlusconi, chi invece, esausto, le mandava a dire a Granozzi volato da qualche parte ad abbronzarsi. Io, ormai assuefatto di numeri, guardavo la mia coraggiosa pappagorgia riflessa sul monitor del computer, ripetendomi tra me e me la fantozziana “devo fare del moto”. Per tutto il giorno Step1 aveva “scrutinato” a tempo record. Senato, Camera, Città. Parziali, exit-poll, agenzie, dichiarazioni, telefonate, inviati. Il piccolo magazine telematico per la prima volta metteva il muso fuori dall’università e noi ne eravamo fisicamente orgogliosi.

Non mi piacciono i commiati, per nulla.

Mi piacciono invece le belle storie, Step1 è una di queste.

Riccardo Marra

(Che) Viva Step1!

Ne è passato di tempo da quando Step1, il laboratorio della facoltà di Lingue sul giornalismo online, “usciva” settimanalmente, con una veste grafica che ai nuovi adesso farebbe ridere, ai meno nuovi, magari sorridere.

Di tempo ne è passato, e ricordo che fu grazie alla prima lezione di Enrico Escher che conobbi questo laboratorio e, attraverso questo, il mondo del giornalismo. Fino a quel momento non avevo mai pensato di fare il giornalista, proprio non mi aveva mai sfiorato la mente. Adesso ci lavoro, continuo a crescere in una passione che forse non sarebbe mai nata anni fa senza quegli imput, e che sicuramente non si sarebbe alimentata giorno dopo giorno senza le persone che ne hanno fatto parte. Parlo innanzitutto di Enrico Escher, che sarà sempre “il Direttore”, di Gianluca Reale, di Luciano Granozzi, di Antonio Pioletti, di Gianfranco Faillaci che prima di essere per me mentori da un punto di vista professionale, sono stati e continuano ad essere punti di riferimento come persone. Così come non posso mai dimenticare tutti quelli che si sono avvicinati a Step1 nel corso di questi lunghi, ma brevissimi anni. Già. E parlo di tutti i ragazzi che con me hanno passato le notti insonni a fare aggiornamenti o a passare giornate intere davanti ad uno schermo e attaccati al telefono per le nostre storiche non-stop elettorali.

E’ vero, allora poco ci importava della pecunia. Ci bastava l’adrenalina di dover cercare informazioni per scrivere un pezzo importante, interessante. La soddisfazione di vedere una nostra opera pubblicata, i complimenti che a volte arrivavano da tanti illustri sconosciuti (a volte anchce non proprio). Incoraggiamenti a redattori o, meglio, praticanti in un ancor meno conosciuto magazine di facoltà.

Step1 è cresciuto così, con tanta passione da parte di tutti e niente più. I complimenti, quelli che venivano e che vengono ancora dalla gente, fanno sempre piacere e sono quelli che fanno tirare avanti anche nei momenti più difficili… ma non si campa e non si è mai campato di gloria o di complimenti. Diventa troppo facile tessere le lodi di quanto ottenuto e godere, quasi parassitariamente, dei risultati raggiunti grazie al lavoro e alla passione degli altri.

Quella a cui si è giunti adesso è una situazione evitabile e non evitata, perchè, come spesso accade da noi, l’elemento umano, produttivo (per buttarla giù proprio in senso economico), è considerato “accessorio”. Tutti quelli che hanno in passato collaborato al progetto Step1, e che continuano a farlo adesso (anche ora, mentre il sito è fermo), l’hanno fatto con passione fino a quando hanno potuto, hanno “perso” giornate, sonno, energie e sì, anche soldi per non avere nulla che li potesse almeno mettere in condizione di lavorare dignitosamente.

Se la facoltà di Lingue, l’Università di Catania, vorranno ancora andarsi a vantare (e lo si fa, lo si fa…), se vorranno continuare ad essere i genitori (istituzionali, sia chiaro) di un progetto che ha riscosso così tanto successo, che ha permesso a tanti ragazzi di crescere anche professionalmente e che è tra i fiori all’occhiello di tutte le iniziative realizzate al loro interno… beh, se vorranno questo, dovranno assumersene gli oneri, oltre che gli onori.

Altrimenti, sarà stato solo uno dei tanti progetti nati all’interno dell’Università, grazie ai sogni di qualcuno (quel qualcuno che verrà ricordato), cresciuti e abbandonati, del cui abbandono, probabilmente, nessuno sarà stato mai veramente responsabile, come si usa fare ormai.

(Che) Viva Step1!

Michele Spaletta

Risorgerai Step1

Sono approdata a Step1 grazie all’invito di un’amica. E le dico ancora grazie.

Avevo un sogno nel cassetto appena ventenne: fare la giornalista. Tutti contro però: la famiglia e il fidanzato di allora; non volevano al punto di impedirmi in tutti i modi – proprio tutti – di andare a studiare e tirocinare fuori (avevo delle idee ben precise). Da lì il dramma…

Allora pensai di “accontentarmi” della facoltà di Scienze Politiche – ora ne sono felice perchè mi sono state fornite tante competenze nell’ambito del sociale – lasciando il cassetto chiuso. Iniziai a collaborare con un giornale locale, ma uno di quei giornali che non ti insegnano a fare del “vero” giornalismo o perlomeno un giornalismo che non dica ciò che è bello, giusto, ma ciò che le persone intendono per bello, per giusto e che dà varie interpretazioni. Che racconti i fatti. E non è cosa facile!

Ma come si suol dire dopo la tempesta il sereno: approdo sulla rigogliosa isola di Step1 – a volte felice, a volte meno, in alcuni tratti inesplorata, qualche volta inospitale ma tutto fa parte del gioco della vita – che fornisce ad ogni suo abitante due momenti: il momento del confronto con gli altri e il momento dell’introspezione.

Il “giorno” di Step1 che sarebbe potuto essere sempre più luminoso e splendente non facciamolo diventare cupo, cupo come gli occhi di un extra-comunitario che non viene capito ed accettato fino in fondo dalla città che ha scelto di abitare.

Risorgerai Step1, ci credo, ci crediamo.

Stefania Oliveri

Non può finire così…

Cinque dei (quasi) cinquemila pezzi di Step1 portano il mio nome. Sono solo cinque piccoli pezzettini di un grandissimo mosaico, ma per me è stato un motivo d’orgoglio aver contribuito, nel mio piccolo, a dare qualcosa ai lettori di Step1 e spero di poter continuare a dare il mio apporto anche in futuro. Perché il “mosaico” di cui parlavo prima…non può finire, non deve finire.

Andrea Motta

Abbiamo un giornale vero, dovresti venirci

Io sono arrivata a Step1 grazie ai medialab giornalistici. Anzi, ho frequentato i medialab giornalistici per arrivare a Step1.
E sì che me l’ero immaginato diverso. L’avevo sempre visto da lontano – quasi mantenendo le distanze – perché non ho mai avuto fiducia nei giornaletti universitari, perché ho sempre pensato che fossero poco più di un blog, che non avessero organizzazione o una vita di redazione vera e propria. Eppure, chissà per quale motivo, ho voluto provarci. E finalmente mi sono resa conto. Dietro ogni aggiornamento quotidiano c’è una mole di lavoro che chi passa dall’aula 24 buttando distrattamente un occhio non può mai immaginare. Scoprire questa realtà è quello che (come diceva Carmen) fa scappare tutti coloro che pensano di venire a scrivere qualche articoletto senza vivere Step1, solo per il piacere di vedere il proprio nome stampato su una pagina web.

Invece, sono stata felice di quello che ho trovato. Ho visto i colleghi portare avanti inchieste importanti, ho visto che Step1 è riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di giornale universitario per diventare semplicemente un giornale. “Un giornale a Catania”, tra l’altro.
E ora vedo che rischia di chiudere, e la rabbia è davvero tanta.

Io, che ultimamente mi vantavo della mia scelta universitaria proprio per questo: “Sai, è bella la nostra facoltà. Abbiamo un giornale vero, dovresti venirci”.

Valeria Giuffrida

La maglietta

Io ho una maglietta.
E’ bianca, a buonmercato, sai quelle della “fruit of the loom”, unica tinta che poi vai in serigrafia e ti ci fai scrivere quello che vuoi…
Ero contento della mia maglietta, bianca ok, ma poi ci ho aggiunto il logo di Step1.
Che poi quei geni della serigrafia mi hanno messo il logo storto, spostato tutto da un lato, e la mia maglietta è diventata strana, “speciale” potremmo dire.
Beh la mia maglietta l’usavo sempre, quasi fosse una divisa, andavo ai concerti oppure al salone dello studente, e lei era con me; in pizzeria con gli amici o ad un esame di Lingua Inglese, lei lì, costante, imperterrita, forse “sdillabrata” ma bianca, solo con quel logo un po’ storto.
Dopo qualche anno sono ingrassato, sono diventato davvero esigente a tavola (e non solo). La mia maglietta invece è rimasta piccola, sì con la forma del mio pancione, ma se la lavavi stringeva inesorabilmente.
Ho deciso di cambiare maglietta.
Perché?
Mica perché la maglietta non mi piace più, o perché io non piaccio più alla maglietta. Solo perché mi sta stretta, cercavo di allargarla, ma poi dopo la lavatrice tornava attillata nel mio pancione. E io, si sa, ci tengo al mio look. Voglio un look futuribile, luminoso, pieno di luccicanti bottoni e magari un colletto.
La mia maglietta fruit of the loom non mi rende futuribile, nè luccicante. E poi ha il logo storto, impresso a fuoco, con tecnica industriale, mica posso spostarlo, ci vorrebbe un gigante dalla forza impressionante.

La mia maglietta io ce l’ho ancora, mica la butto via. Dorme con me, la notte, quando spengo i circuiti dentro la mia testa, penso solo a chi sono, e non al mio look.
La mia maglietta non me la leva nessuno, è bianca, unica tinta, di quelle dove ci scrivi sopra quello che vuoi.
Io ci ho scritto Step1.

Giorgio Pennisi

What Step1 means

Se iniziassi dal principio, non finirei più. Così preferisco iniziare dalla fine. Da questi giorni, dai questi commenti, dalle foto della gallery.

Per chi come me può vantarsi di avere “fondato” Step1, di averci impegnato tempo e passione per 3 anni per poi doverlo vedere da fuori, leggere quanta stima e rispetto ci siamo guadagnati è commovente.

Nell’ultimo anno e mezzo ho pensato a step1 come a un pezzo di me sempre dentro al monastero, come a qualcosa che in fondo mi apparterrà sempre anche se non più fisicamente… Spero naturalmente che non diventi tutto un ricordo.

Gli altri hanno già raccontato della fatica, della pazienza e della cura che sono necessari per mettere on line una pagina ben fatta. Io potrei scrivere libri raccontando il lavoro dietro le quinte di questo giornale. Abbiamo imparato tanto, sbagliato pure, e poi provocato, divertito, raccontato piccole grandi storie. Abbiamo fatto arrabbiare qualcuno, e qualcuno non mi/ci perdona ancora. Ma rifarei tutto. Abbiamo adesso il coraggio di rischiare la morte pur di vivere, e non sopravvivere. Vi pare poco nel mare della pochezza che ci circonda?

Volevo iniziare dalla fine, dicevo. E quindi metto qui uno stralcio di un post del mio blog personale, il giorno dopo lo speciale elezioni di aprile. Avevo fatto i salti mortali (e volanti) per poterci essere!

[…] Della giornata di ieri, rimane comunque qualcosa di indimenticabile: non c’è niente da fare, Step1 è casa mia. Ci sono cose che non hanno prezzo, e l’atmosfera che si riesce a creare in aula 24 quando ci diamo da fare è una di queste. Chi non l’ha mai vissuta da dentro non potrà mai capire. C’è entusiamo, e questo ci fa fare passi indietro nel tempo. C’è serietà e coinvolgimento. C’è l’aspetto umano, poi, l’abbattimento delle frontiere tra noi e loro, tra studenti e prof, un’interazione e una integrazione che in pochi studenti hanno avuto il privilegio di assaporare e che regala tanto, tantissimo.
C’è poi la magia di un bellissimo Monastero al chiaro di luna, dei corridoi spenti dove, per una volta e solo tu, puoi urlare e sentire l’eco, puoi sentire i tuoi passi rimbombare, puoi trovare posto al ponte :-).
C’è anche un amico che ti prepara il caffé e te lo porta, solo perché sì; c’è la furbizia un po’ matta della mia macchina parcheggiata dentro il cortile, accanto a quella del Preside; ci sono la pizza, gli arancini, le bibite e la birra. C’è che quando c’è una sconfitta che brucia, se sei in quest’atmosfera brucia un po’ meno. O brucia più tardi… Ma intanto ti rilassi.

S.
(15.04.07)

Silvia Lo Re

Sarebbe pura follia

Sono a step1 da poco, pochissimo per poter conoscere tutti i meccanismi e tutte le storie che stanno dietro a questo progetto, ma questo poco tempo mi è comunque bastato per rendermi conto della mole di lavoro che da anni sostengono molte persone, spinte dalla voglia di creare qualcosa di alternativo in una città assolutamente arida dal punto di vista dell’informazione.

Persone spinte da una passione e da un entusiasmo che porta a sacrifici continui per conciliare il lavoro di redazione con lo studio universitario e con altro.

Ho soprattutto trovato un bel gruppo che mi ha accolto da subito e con cui mi sono trovato bene dalla prima riunione, pur non essendo di questa facoltà e non conoscendo molte storie, molti discorsi e molti volti.

Ho trovato in Step1 l’unica opportunità per poter fare esperienza e per poter davvero capire cosa voglio dal mio futuro, per questo non posso credere che un giornale nato come universitario e diventato giornale con una più ampia rilevanza possa chiudere.

Sarebbe un clamoroso autogoal della facoltà, insomma sarebbe Pura Follia

Claudio Colombrita

Qualcosa di cui essere orgogliosi

Tempo fa incontrai un amico che non vedevo dai tempi delle superiori, anche lui studente universitario. Tra una chiacchera e l’altra ad un certo punto mi disse:”Non ricordavo che volessi fare la giornalista. Ho visto la tua firma su un articolo di Step1. Complimenti!!” . A sentire quelle parole mi sono riempita di orgoglio.. Ma non perché qualcuno mi avesse detto di aver letto il mio nome scritto sotto un articolo, è stato qualcosa di diverso..

Sono “approdata” a Step1 quasi per caso, per una fatalità, su consiglio di un amico che non smetterò mai di ringraziare… Per occupare quel poco tempo libero che avevo facendo qualcosa che mi piacesse davvero. Alla prima riunione sono rimasta senza parole .Non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginare quanto lavoro e quanto impegno ci fossero dietro questo giornale.

Mentre si discuteva sul lavoro da svolgere durante la settimana io mi guardavo intorno e pensavo “ma chi glielo fa fare a questi!!??!!”. E mi meravigliavo di come queste persone svolgessero questo lavoro con passione e con serietà, anche nei minimi dettagli… Dopo la prima riunione ho pensato “no, non ce la posso fare!!E’ da pazzi… Vabè proviamo! intanto scrivo un paio di recensioni…”.

Sono passati tre mesi dalla mia prima riunione e adesso posso dire di non aver mai amato fare qualcosa come amo scrivere per Step1. E io sono solo una “matricola”…

Quando parlavo di orgoglio mi riferivo a quanto sento dire da qualcuno “..ah si, l’ho letto su step1” .

Quando parlavo di orgoglio mi riferivo a quanto io oggi mi senta orgogliosa di fare parte, nel mio piccolo, della redazione di Step1, di questo gruppo di “masochisti” che lavorano tutti i giorni per dare alla nostra facoltà e alla nostra città un GIORNALE che fa informazione vera, cosa molto rara di questi tempi!! Mi sento orgogliosa di essere parte di una realtà che negli anni è diventata sempre di più un punto di riferimento per studenti e non alla ricerca di un informazione di qualità e al di sopra delle parti. QUALCOSA DI CUI ESSERE ORGOGLIOSI! E io credevo che le cose di cui essere orgogliosi dovessero essere sempre migliorate e valorizzate, no??

L’occasione che Step1 è stata ed è ancora per gli studenti di comunicazione è risaputa ed è stata , fortunatamente, ribadita più e più volte. Io non voglio essere ripetitiva, ho voluto soltanto raccontare la mia esperienza personale..

Step1 non è ancora morto e qualcosa mi dice che non morirà! Chiamatelo ottimismo, chiamatela fiducia chiamatelo come volete….ma, secondo me,LE COSE DI CUI ESSERE ORGOGLIOSI VANNO SOSTENUTE FINO ALLA FINE!! E questo è il mio modo di sostenere Step1….

Perla Gubernale

Step1 è vivo più che mai

Troppe le ragioni per cui step1 non può chiudere… tante le persone che credono ancora in questo giornale che vive, vive di passione, vive di tenacia e professionelità…

Che dire, sono approdata circa un anno fa nella mitica redazione dell’aula 24 con tanta voglia di fare ed imparare. Già allora molti erano i problemi che minaccaivano la vita del giornale eppure non ho mai visto nè percepito nei redattori sfiducia in Step1. Mai nessuno ha avuto intenzione di mollare la presa e arrendersi alle difficoltà, tantomeno adesso.
Portare avanti un magazine on line provvisti di poche e spesso inadeguate risorse non è cosa facile ma tanta è la passione e la voglia di fare, e di fare bene, a muovere la redazione steppina che, riunione dopo riunione, ha finito per travolgere pure me! Seppur tra alti e bassi, oggi step1 è vivo più che mai e non merita assolutamente la parole “fine”.

Ho imparato a sentirmi parte integrante di questa affiatato gruppo redazionale, ho imparato quanto sia difficile fare “buona informazione”, il turno un giorno la settiamna e alle volte i rimproveri dall’alto. Un anno per cambiare, crescere, imparare… Step1 mi ha dato tanto e sono convinta possa dare ancora molto. Spero che questa avventura non si concluda qui e che le nostre richieste possano essere ascoltate. Di certo noi non molleremo! Questo piccolo-grande giornale merita dovuto sostegno per poter andare avanti, continuare a fare bene e meglio di cosi’!!! Sempre e comunque viva Step1.

Federica Motta

Il valore dell’esperienza

Mi sono laureata da parecchi anni, ormai, ma non ho mai smesso di orbitare intorno alla Facoltà, da studente post-lauream e moderatore di uno dei forum. Ma ci sono tornata volentieri anche per passeggiare tra i suoi corridoi vuoti in un pomeriggio di prima estate o per partecipare a rumorosi eventi, condividere la gioia di una laurea o il valore di un’esperienza come quella di Step1.

Sono cose che ti restano appiccicate addosso, tutte, in un modo o nell’altro. Ma soprattutto l’ultima. Perché una lezione brillante sa entusiasmarti e un bel voto all’esame sa galvanizzarti ma nulla sa riempirti di orgoglio come la consapevolezza di aver contribuito, poco o molto che sia, ad un progetto tra i più interessanti e stimolanti mai partoriti dalla facoltà di Lingue.

Ho fatto parte di Step1 quasi dall’inizio e poco importava che mi fossi già laureata e che non fossi più, in senso stretto, uno studente. Perché c’era la voglia di mettersi alla prova, di partecipare e di imparare, di scambiare idee e di dar vita a qualcosa che non c’era.

Siamo stati pionieri e possiamo esserlo ancora, perché la frontiera non è mai un punto di arrivo. E uso il plurale anche se da parecchi mesi non scrivo più perché mi sento ancora parte dalla redazione, continuo a seguire il backstage e sono una delle lettrici più attente e fedeli.

Io a Step1 sono arrivata alla fine dei miei studi, ma da lì sono partita per un nuovo viaggio proprio grazie al giornale che mi ha accolto quando ero ancora spaesata e impreparata a confrontarmi con quel mondo del lavoro che ha poi riconosciuto il valore della mia esperienza con voi.

Da Step1 ho imparato che pensare di aver “finito” significa sconfiggersi con le proprie armi prima ancora di darsi la possibilità di scendere in campo. Fossero gli studi universitari o un articolo pronto da pubblicare, un’impresa editoriale innovativa tutta da inventare o l’ennesima scadenza da rispettare. Non c’è mai una vera fine, solo una nuova partenza. Possa essere così anche per Step1.

Ai redattori di oggi un convinto incoraggiamento da una redattrice di ieri.

Sara Mostaccio

Lunga vita a Step1

Sa d’impossibile l’impresa di scrivere il commento numero 95 senza risultare retorica o ripetitiva, senza che chi legge pensi che queste poche righe sono dettate esclusivamente da un bisogno fine a se stesso di “esserci anch’io”. Eppure ho deciso di provarci perchè Step1 merita questo e altro.

Step1 nel quale mi sono imbattuta per caso che non aveva ancora deciso cosa voleva essere, cosa poteva diventare, che lo sfondo del logo era ancora verde ed io con lui, matricola confusa e indefinita. Ha ragione chi prima di me ha scritto che solo vivendolo dal di dentro, giorno dopo giorno, articolo dopo articolo, una notte in bianco dopo l’altra, turno dopo turno, è possibile avere un’idea di cosa significhi far parte di una famiglia di questa portata. Perchè io mi ricordo le riunioni di redazione al bar della facoltà, ché non avevamo una sede tutta nostra, e mi ricordo l’incredulità e la felicità alla notizia – due anni dopo – che finalmente ce l’avremmo avuta. Mi ricordo panettoni e pandori e patatine e cocacola portati da casa alle feste per gli auguri di Natale, e la millefoglie alla crema con sopra due candeline accese e poi spente dal soffio di una trentina di fiati. Mi ricordo una festa di arrivederci quando sono partita per l’Erasmus, una cena d’estate al suono di una chitarra e una sacher e tutto quello che ne è conseguito, mi ricordo una pizza mandata giù col magone alla notizia che il nostro editore per un po’ ci avrebbe lasciati e il direttoe che a fine serata si allontana nel buio rotto solo dalla luce fioca di pochi lampioni, e i gabbiani, e un tramonto sul mare, e un diario dal Festival, e l’emozione del primo articolo pubblicato a mio nome, e risate e complicità, e la fatica di tanti aggiornamenti di collo che poi c’era anche da studiare e le richieste di sostituzione che domani ho l’esame, ed aprire per prima l’aula 24 sentendo già alle 8 del mattino il peso di 40 gradi all’ombra, e una lite alla luce dei monitor del medialab, e i “Ma chi te lo fa fare? Studia, piuttosto, che sei indietro!”, e le riunioni nel disperato tentativo di muovere l’aria con un cartoncino di learn by movies maledicendo Radio Zammù e il suo condizionatore nuovo di zecca, e gli ombrelli dimenticati e mai più recuperati, e delusioni e sorrisi e pagine stampate in fucsia ché il nero nella stampante manca da mesi, e lacrime d’emozione e la prima maglietta col logo arancione, e la nascita della radio e la rivoluzione, e il primo cartaceo e i visi di noi a due anni incollati tutti nella stessa pagina quasi fossimo cresciuti insieme ché tanto la sensazione è quella e d’altra parte non è poi così sbagliato pensarla così.

Penso a quello che ho dato a Step1 in questi quattro anni e a tutto ciò che Step1 ha dato a me, perchè Step1 a me ha regalato amici, soddisfazioni, e mi ha insegnato a usare photoshop e l’html e che i titoli di cortesia abbreviati vanno evitati a tutti i costi e che “presso il luogo X” non si scrive e che online non si giustifica e che la “Facoltà organizza” ma “la facoltà di Lingue e lettertature straniere ospita”. Mi ha insegnato che guardare all’università al di là delle lezioni e degli esami può rivelarsi un modo meraviglioso di viverla, che un gruppo di studenti può fare le scarpe a un quotidiano blasonato, e che la redazione di giornale universitario può diventare “casa”, e i suoi “abitanti” persone care che non vorrai lasciare mai.

C’è nostalgia, in questo post numero 95, ma c’è anche la consapevolezza che accontentarsi non è giusto, che elemosinare attenzione da chi invece dovrebbe essere felice di dedicartela perchè consapevole dell’importanza di una risorsa del genere per la Facoltà e per l’Ateneo non deve succedere.

C’è delusione e frustrazione e il pessimismo bussa alla mia porta. Ma c’è anche tanta speranza. La speranza che chi ne ha facoltà non lasci sparire nel nulla tutto questo, quello che Step1 è, quello che ha dimostrato di essere, quello che può ancora diventare nel nome della libertà d’espressione e della più genuina creatività che si fa parola, voce di una città e di una generazione.

Lunga vita a Step1.


Noemi C.


Dalla stessa categoria

Ricevi le notizie di MeridioNews su Whatsapp: iscriviti al canale

I più letti

Dal controllo della velocità alla segnalazione di un imminente pericolo. Sono gli Adas, i sistemi avanzati di assistenza alla guida che aumentano non solo la sicurezza, ma anche il comfort durante i viaggi in auto. Più o meno sofisticati, i principali strumenti Adas sono ormai di serie nelle auto più nuove, come quelle a noleggio. […]

Un aiuto concreto ai lavoratori per affrontare il carovita. Ma anche un modo per rendere più leggero il contributo fiscale delle aziende. Sono le novità introdotte dalla conversione in legge del cosiddetto decreto lavoro, tra cui figura una nuova soglia dell’esenzione fiscale dei fringe benefit per il 2023, portata fino a un massimo di 3mila euro. […]

Sono passati tre anni da quando un incendio ha distrutto l’impianto di selezione della frazione secca di rifiuti a Grammichele (in provincia di Catania) di proprietà di Kalat Ambiente Srr e gestito in house da Kalat Impianti. «Finalmente il governo regionale ci ha comunicato di avere individuato una soluzione operativa per la ricostruzione e il […]

«Era come avere la zip del giubbotto chiusa sopra e aperta sotto: ecco, noi abbiamo voluto chiudere la zip di questo giubbotto». Indispensabile se si parla di Etna, dove fa sempre fresco. È nato così CraterExpress, la nuova proposta che permette di raggiungere la vetta del vulcano a partire dal centro di Catania, con quattro […]

Leonardo Caffo, catanese. Fumettibrutti (Josephine Jole Signorelli), catanese. Fulvio Abbate, palermitano. La Sicilia contro Chiara Valerio. È la Sicilia, infatti, a essersi resa protagonista dell’abbattimento delle statue raffiguranti Chiara Valerio, iniziando la rivolta contro il regime amichettistico sotto il quale viviamo.Ricapitolando.Chiara Valerio, scrittrice, editrice, attivista, radiofonica, televisiva, premiata, capa assoluta di una certa parte del […]

Dodici mesi, 52 settimane e 365 giorni (attenzione, il 2024 è bisestile e quindi avremo un giorno in più di cui lamentarci). Un tempo legato da un unico filo: l’inadeguatezza. Culturale, innanzitutto, ma anche materiale, davanti ai temi complessi, vecchi e nuovi. Difficoltà resa evidente dagli argomenti che hanno dominato il 2023 siciliano; su tutti, […]

Il seme del cambiamento. Timido, fragile e parecchio sporco di terra, ma è quello che pare stia attecchendo in questi ultimi mesi, dopo i più recenti episodi di violenza sulle donne. In principio, quest’estate, fu lo stupro di gruppo a Palermo. In questi giorni, il femminicidio di Giulia Cecchettin in Veneto. Due storie diverse – […]

Mai come in campagna elettorale si parla di turismo. Tornando da Palermo con gli occhi pieni dei metri di coda – moltiplicata per varie file di serpentina – per visitare la cappella Palatina e qualunque mostra appena un piano sotto, lo stato di musei e beni archeologici di Catania non può che suscitare una domanda: […]

Riforme che potrebbero essere epocali, in termini di ricaduta sulla gestione dei territori e nella vita dei cittadini, ma che sembrano frenate dalla passività della politica. Sembra serena ma pratica- e soprattutto, attendista – la posizione di Ignazio Abbate, parlamentare della Democrazia Cristiana Nuova chiamato a presiedere la commissione Affari istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana. Quella […]

Dai rifiuti alla mobilità interna della Sicilia, che avrà una spinta grazie al ponte sullo Stretto. Ne è convinto Giuseppe Carta, deputato regionale in quota autonomisti, presidente della commissione Ambiente, territorio e mobilità all’Assemblea regionale siciliana. Tavolo di lavoro che ha in mano anche due leggi su temi particolarmente delicati: urbanistica e appalti. Con in […]

Dall’agricoltura alle soluzioni per il caro energia; dalle rinnovabili di difficile gestione pubblica allo sviluppo delle imprese bandiera del governo di Renato Schifani. Sono tanti, vari e non semplici i temi affidati alla commissione Attività produttive presieduta da Gaspare Vitrano. Deputato passato dal Pd a Forza Italia, tornato in questa legislatura dopo un lungo processo […]