Emanuela Rizzuto, studentessa di 21 anni, è stata insignita la scorsa settimana del riconoscimento assegnato dall'Università di Bologna, ateneo dove la ragazza studia. L'opera premiata si intitola Storia di una cattedrale, una raccolta di poesie e prose in metrica di prossima pubblicazione. Lei: «La scrittura è una forma di liberazione»
A studentessa palermitana il premio Violani Landi L’autrice: «Poesia mi fa sentire madre di qualcosa»
Emanuela Rizzuto, studentessa palermitana di 21 anni, è stata insignita la scorsa settimana del premio letterario Elena Violani Landi, assegnato dall’Università di Bologna, ateneo in cui la ragazza è iscritta. L’opera premiata si intitola Storia di una cattedrale, una raccolta di poesie e prose poetiche, di prossima pubblicazione, legate insieme da una storia e riunite in una rigida struttura narrativa con un inizio, una prosecuzione e una fine. «Si racconta – spiega la Rizzuto – di un insieme di pietre prese con coraggio, il cui peso viene sostenuto con il sacrificio, e che poi sono posate nell’ottica di voler costruire qualcosa». «Non penso – prosegue – di ispirarmi a qualcosa di preciso, anche perché ho come obiettivo quello di trovare una mia voce. Posso, però, dire che hanno avuto molta influenza su di me le letture delle opere di Thomas Stearns Eliot, il cinema, la fotografia e il lavoro sui miei sogni».
La raccolta è divisa in tre sezioni: Ricordo le prime pietre, Innalzo i muri e Immagino le cupole e parla della costruzione di una cattedrale, che la scrittrice descrive come «un un luogo silenzioso, pieno di pace. Un Io che si fa grandioso e sacro, che ha bisogno di tempo». La giovane poetessa, diplomata al liceo classico Umberto I di Palermo, racconta di aver cominciato a scrivere da piccola: «Ho iniziato ancora prima di andare alle elementari, grazie ai miei genitori che, attraverso dei giochi, mi hanno trasmesso questa passione. Tuttavia si è quasi sempre trattato di prosa. È stato solo all’inizio del mio primo anno di Università che mi sono avvicinata alla poesia, grazie alla conoscenza dei ragazzi del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna».
«La scrittura – conclude – significa tante cose per me; è una forma di liberazione, per esempio. Scrivere mi dà un ordine e una forma; mi individua, mi fa sentire madre di qualcosa. Se riesco a dare qualcosa al lettore con quello che scrivo, mi dà un senso e un ruolo».