A Palermo non si può morire, 200 bare accatastate Terminelli (PD): «Mortificata la dimensione umana»

E’ una storia vecchia, anzi vecchissima quella dell’emergenza cimiteri a Palermo. Oggi più di ieri al cimitero palermitano dei Rotoli, a Vergine Maria, la situazione è ormai ingestibile. Sono quasi 200 le bare accatastate che aspettano di essere tumulate nei campi di inumazione. Ma anche lì non ci sono posti perchè l’area è satura. Infatti per creare nuovi spazi è necessario che siano trascorsi i sei anni canonici previsti dal regolamento comunale e, quindi, è sempre il «cane che si morde la coda». 

Un limbo nel quale, purtroppo, oltre allo scempio di una situazione, oggettivamente paradossale, si aggiunge anche l’indignazione e il dolore dei parenti che vedono i propri cari accatastati, gli uni sopra gli altri, come se fossero scatole di cartone

E sulla sua pagina facebook ad intervenire su questo argomento è Ninni Terminelli, storico esponente della sinistra palermitana e esponente del Pd. «I cimiteri, a Palermo come in qualsiasi parte del mondo, dovrebbero essere un luogo di pace e rispetto. Oggi appaiono invece, spazi in cui la contrapposizione tra dipendenti e istituzioni, umilia il dolore e mortifica la dimensione umana».

Dal versante Comune di Palermo, invece, tutto tace nel senso che, al momento, di soluzioni risolutive non ce ne sono e non ne possono essere messe in campo. A ciò si aggiunge la cronica situazione del tempio crematorio che ciclicamente si guasta non riuscendo a garantire le numerose richieste di cremazione. 

Ma se facciamo un balzo nel passato e più precisamente al 2002, quasi 20 anni fa, la situazione non era molto diversa da quella odierna. Proprio a quel tempo l’assessore Domenico Miceli, componente della giunta guidata dal forzista Diego Cammarata, in seguito all’emergenza sanitaria e a causa della caduta di alcuni massi da Monte Pellegrino, che aveva impedito le tumulazioni proprio al cimitero dei Rotoli, ottenne la requisizione temporanea del cimitero di Sant’Orsola.

Dunque, si resero disponibili oltre 40 mila loculi che permisero di arginare l’emergenza e il Prefetto di quel tempo nominò lo stesso Miceli come soggetto responsabile, affidando però la gestione direttamente al Sindaco. E qui che tutto rimane sempre come cristallizzato. Sembra proprio come nel gioco dell’oca: si ritorna sempre alla casella di partenza. Per non parlare della vicenda legata alla realizzazione del nuovo ipotetico cimitero, quello che dovrebbe sorgere a Ciaculli, con un progetto approvato dalla giunta comunale nel 2015, ma rimasto di fatto al palo. 

Quindi per adesso solo parole di prammatica e nulla di più. Ma i morti, invece, sono là ad aspettare senza potersi difendere nella solitudine di un deposito dove il freddo è l’unico compagno che li veglia. E magari avrebbe voglia di gridare solo una parola: «Vergogna».


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