L'Ecomuseo del castagno di Fornazzo diventa la cabina di regia di un progetto che mobilita l'intero paesino in nome della tutela dell'ambiente. Con il legno dell'Etna verrà costruita una compostiera da affidare alle cure degli abitanti del posto
A Milo si sperimenta il compostaggio di comunità Famiglie campione per smaltire in loco l’organico
A Fornazzo, frazione di Milo, si è svolto all’Ecomuseo del castagno un incontro di presentazione del nuovo progetto pilota per la diffusione delle buone pratiche di autocompostaggio e la promozione e sviluppo del trattamento in loco della frazione organica dei rifiuti. Lo hanno promosso l’associazione Rifiuti zero Sicilia e la locale associazione Trucioli alla presenza degli abitanti del paese e del sindaco Alfio Cosentino. Sono intervenute diverse figure professionali come un architetto e un’agronoma per illustrare come si costruisce, come funziona e come va gestita una compostiera, insieme ai vantaggi che può portare all’ambiente, grazie alla produzione di fertile compost, e per l’importante contributo allo smaltimento dei rifiuti urbani.
Come riferisce Manuela Leone, presidente di Rifiuti Zero, il progetto inizialmente coinvolgerà dieci famiglie (una quarantina di persone) e prevede anche una fase di formazione già avviata. A dicembre verranno individuati i partecipanti e nel frattempo si procederà al taglio della legna di castagno, proveniente dal luogo, per assemblare la compostiera che sorgerà in una zona retrostante all’Ecomuseo, in prossimità di una vecchia sciara. A gennaio dovrebbero cominciare i lavori, direttamente a opera dei cittadini ed artigiani coinvolti nella sperimentazione, guidati dall’architetto Marco Terranova. Un modo per fornire alle persone, prive di un luogo dove poter effettuare il compostaggio, una valida alternativa anche per beneficiare così delle agevolazioni previste dalla Tari, la tassa sui rifiuti. Si può anche usufruire del compost prodotto e si genera un minor carico di lavoro per le ditte della nettezza urbana. L’agronoma Rosa Spampinato ha evidenziato come i rifiuti, e quindi il compost, vadano considerati come una preziosa risorsa specie in un territorio a rischio desertificazione come quello siciliano. Da sottolineare l’importanza di restituire i materiali organici a un ciclo naturale già troppo insidiato dall’invasiva presenza dell’uomo.
L’esperimento non ha preso piede per caso a Fornazzo. Come racconta Lavinia Lo Faro dell’associazione Trucioli, nel paesino è già presente una piccola comunità che è solita talvolta incontrarsi per affrontare insieme alcune questioni del territorio. Perché è fondamentale in questo modello la capacità di auto-organizzarsi delle comunità, insieme al contributo delle istituzioni, per gestire e smaltire i rifiuti umidi prodotti. Grazie al Decreto Ambiente 266 del 2016, del resto, è stato reso possibile il compostaggio di comunità. L’architetto Terranova ha raccontato poi degli esempi di Ferla e Augusta, dove le compostiere sono già in funzione e sono più grandi, potendo smaltire i rifiuti umidi di trenta famiglie (120 persone). Un modello che rimane al momento di difficile applicazione nelle metropoli e nelle grandi città, dove risiede la maggior parte della popolazione, ma che sarebbe senz’altro da diffondere come buona pratica nei piccoli e medi Comuni.