A mente fredda. Le tre sconfitte del Cavalier Napolusconi

“Napolusconi”. Sì, Napolusconi. Ormai nel mio immaginario politico-televisivo (cioè quello di uno spettatore comune), il Cavalier Silvio Berlusconi si è trasformato in “Napolusconi”, appunto. Guardando i tre passaggi televisivi dell’ultima settimana  del nostro Presidente del Consiglio mi è stato impossibile non trasformare, nel mio allucinato mondo di normale e terminale fruitore di dibattiti politico-catodici, quella bonaria presa in giro che vedeva il nostro tycoon di Arcore messo in parallelo con il Grande Corso in una tragicomica realtà. Sì Napolusconi ha passato la sua vita ad esaltare pubblicamente e privatamente se stesso (“nessun uomo politico, ad eccezione forse di Bill Gates, per quello che ho realizzato è paragonabile a me”), a farsi i complimenti da solo (quando parla di sé usa sempre la terza persona), a procurarsi quasi una frattura alla spalla a forza di darsi da solo delle pacche, ma sino a questo momento (cioè sino a le sue tre recenti apparizioni in tv) l’ironia mediatica sulle manie di grandezza del nostro mi parevano eccessivamente canzonatorie. Adesso la parabola politica discendente del “Cavaliere”, appare sempre più simile (macchiettisticamente) a quella del “piccolo-grande” generale francese, così che finalmente Napolusconi potrà con diritto rivendicare per sé la grandezza tanto desiderata. Tutto questo appare evidente attraverso le tre apparizioni televisive pre-elezioni: “Napolusconi cade davanti a Mosca” (Matrix, venerdì 10 Canale 5, con in studio il “rosso” Oliviero Diliberto), “fugge dall’isola d’Elba” (In mezz’ora, domenica 12 Rai Tre, con e di Lucia Annunziata) e “viene sconfitto definitivamente a Waterloo” (Elezioni 06 Berlusconi/Prodi, martedì 14 Rai Uno, in compagnia di Romano “il parroco”). Adesso non sembra anche a voi il tutto tragicomicamente molto profetico? Berlusconi si è finalmente trasformato in Napolusconi!

Iniziamo da Matrix. Quel dibattito politico tra Napolusconi e Oliviero era stato preceduto da un tam tam mediatico orchestrato da quella parte dei mezzi di comunicazioni più direttamente vicini o “influenzati” dal nostro eroe in cui sostanzialmente si diceva che Napolusconi avrebbe fatto “un sol boccone” dello sventurato emissario di “Mosca”. A questa versione aveva finito per credere anche la rimanente parte di giornali e tv che apertamente osteggiavano Napolusconi per interessi diversi, tanto che anche un grande giornalista e filosofo come Eugenio Scalfari dichiarava apertamente che la presenza di Diliberto nello studio di Mentana sarebbe stata dannosa per il centrosinistra e che lo scontro era assolutamente impari.
Napolusconi si presenta quella sera in perfetta tenuta da guerra con doppiopetto milionario, pancera stretta al limite della sopportazione umana, lifting mollettato dietro la testa, riportino ad hoc, colorazione per capelli a prova di sudorazione della cute e make-up ultima moda curato dal suo nuovo e geniale truccatore Lucci (di probabile provenienza cinematografica). Oliviero invece sembra vestito come se stesse andando a vedere una partita di calcio a casa di amici, ma comunque non sembra per nulla intimidito dalla clack avversaria e dal fatto di trovarsi nella tana del (Napo) leone. Lentamente il “messo russo” si fa strada tra le sicurezze di Napolusconi incalzandolo con una serie di scomode domande su occupazione, economia, leggi “ad personam”, politica estera e conflitto d’interessi a cui il nostro eroe risponde per due ore sostenendo un’unica teoria: “comunisti, comunisti, comunisti, comunisti, comunisti, comunisti, comunisti, comunisti…”. Ad un cero punto della trasmissione Napolusconi addirittura si smarrisce all’interno di questa sua complicata articolazione cognitiva tanto da restare perso in un interdetto silenzio. Mentana lo riprende domandandogli “si sta annoiando , Presidente?” a cui lui risponde con un laconico “no, è che stavo pensando”. Che avrà pensato la maggior parte dei telespettatori sentendo questa frase di Napolusconi? “Amnesia selettiva”, “paura del palcoscenico”, “dissociazione”, “schizofrenia” o forse semplicemente “era ora”?
In definitiva una disfatta completa della quale dietro le quinte Napolusconi si giustifica con i suoi con un semplice “non mi ero preparato bene” (manco fossimo a scuola durante un’interrogazione di geografia).

Si continua la domenica successiva a “In mezz’ora” condotto dall’odiata ex presidente Rai Lucia Annunziata. Questa volta Napolusconi si trova a giocare fuori casa dopo aver clamorosamente “bucato” la possibilità tra le mura amiche di due giorni prima. Non ha con se il suo regista personale (Rai Tre non lo permette) che studia a tavolino le inquadrature migliori per esaltare il suo fisico da “eterno ragazzino” (a proposito avete notato come da quando il trapianto di Napolusconi ha  attecchito le sue inquadrature sono tornate ad essere sopra la fronte visto che quell’ingiusta e comunista piaga della calvizie è stata da lui debellata?) e la cosa è crudelmente visibile. Quasi frontale primo piano pieno (non è un gioco di parole) del faccione di Napolusconi in cui questa volta il suo volto appare del tutto posticcio sprofondato com’è in quattro dita di rossastro fondotinta (nell’abusare di make-up in confronto a lui Liz Taylor appare una dilettante) e perenne sorriso a mezza bocca al limite della semiparesi danno di lui un’immagine disarmante e disequilibrante (“ma quanti anni avrà? Quaranta, cinquanta o sessanta? Impossibile saperlo con certezza. La paura è che sia eterno!”).
Il format dell’Annunziata è assolutamente elementare per la televisione di oggi e lo si può ulteriormente sintetizzare così: in mezz’ora faccio al mio ospite quante più domande posso. Ma Napolusconi incredibilmente non ha preparato una difesa decente dall’insidie di un programma così semplice, oltretutto “messo su” da quella rete televisiva da lui stesso definita “Telekabul” (questa volta il timore è che i suoi consulenti per la campagna elettorale siano “Qui, Quo, Qua, Pippo, Pluto, Paperino e Paperoga come addetto stampa). Dopo un quarto d’ora siamo già ai “ferri corti”: dopo aver mantenuto una sforzatissima, sorridente calma apparente sulla domanda dell’Annunziata riguardante “il perché negli ultimi anni la raccolta pubblicitaria sia stata clamorosamente a favore delle reti Mediaset a danno della Rai”, Napolusconi sbotta al successivo quesito sul “perché tutta la Confindustria sia contro di lui”. Il suo viso si fa improvvisamente serio e la paura reale e che gli saltino di colpo le cuciture del lifting. Interrotto per l’ennesima volta dalla conduttrice decide di andarsene bestemmiando improperi fuoriscena nei confronti della Rai. Ma la cosa primaria che resta in mente di Napolusconi durante il programma “In mezz’ora” non è il sua cronica incapacità di sostenere le critiche, non la sua arroganza e a tratti la sua maleducazione, ma quel gesto, quel movimento unico verso l’Annunziata per stringerle polemicamente la mano in cui il nostro eroe mette in bella mostra i soprattacchi più volte negati pubblicamente, i pantaloni tirati sopra la caviglia per l’azzardata evoluzione e la pancetta gettata con fatica sopra la scrivania della conduttrice. Ed in mente vengono i personaggi ridicoli di Alberto Sordi come il dottor Guido Terzilli e l’americano a Roma Nando Meliconi.

E arriviamo in fine all’incontro-scontro televisivo moderato dal direttore del TG 1 Clemente J. Mimum martedì scorso su Rai 1, in cui Napolusconi aveva di fronte Romano Prodi, “il mortadella”. La formula è quella semplice all’americana delle domande con risposte a tempo limitato (due minuti). Quindi eguale per tutti. Quindi mal sopportato da Napolusconi (che intelligentemente lo dichiara anche durante la trasmissione) proprio perché lui non è uguale a tutti ma superiore a tutti e quindi, sempre, ha diritto ad un trattamento differente (cioè migliore). Napolusconi imprigionato dentro questa formula (che non permette ai partecipanti neanche di portare con se degli appunti) appare immediatamente in difficoltà e in confusione. Per tutta l’ora e mezza di incontro-scontro ad ogni appunto dell’avversario risponde con una serie di cifre spesso inesatte e sempre alienanti dal dibattito. Il risultato è che la maggior parte degli spettatori non capisce nulla di quello che Napolusconi vuole dire. Ma per quelli di loro che sono anche amanti della “Smorfia” e del gioco del Lotto, Napolusconi risulta una vera “manna dal cielo”. Mai sentito nessuno “dare tanti numeri” in poco più di un’ora! Per il resto del tempo il nostro eroe continua a scrivere e a fare “ghirigori” su un notes come se la discussione fosse su “dove si va a mangiare questa sera”: carne da “Mastro Titta” o pesce al “Sarago al Sale”. E le domande nella testa dei telespettatori ricominciano incessanti: “amnesia selettiva”, “paura del palcoscenico”, “dissociazione”, “schizofrenia”…
Dopo averle prese dal democristiano dossettiano per tutta l’ora e mezza, Napolusconi riesce a dire nel dopo programmi solo due cose: “male, male, male” e “ero più alto di Prodi ma non siamo riusciti a farlo vedere perché ci sono state poche inquadrature spalla a spalla”. E buonanotte al “programma per i prossimi cinque anni, a cosa si è fatto (se lo si è fatto) nei cinque precedenti, alle grandi prospettive per il nostro Paese, al rilancio dell’economia e delle infrastrutture, alle spese per la ricerca, al cuneo fiscale, alla riduzione delle aliquote, alla politica sull’immigrazione, alle quota rosa, alla riduzione della disoccupazione, alla riforma della scuola, alla politica estera equilibrata ed equidistante” e chi più ne ha più ne metta. Vuoi mettere tutto questo rispetto alla possibilità di sembrare più alto rispetto “al mortadella”?
Questo è quanto. In ultimo (dopo questa settimana di follia politico-televisiva) non possono che restare due domande nella testa dell’affranto, terminale consumatore di dibattiti politici cotti “al tubo catodico”: “morirà Sansonusconi insieme a tutti Filistei comunisti” o, se no, “quale sarà l’isola di Sant’Elena del nostro Napolusconi”?
Il 10 Aprile le risposte.


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