A chi dà fastidio a presenza della Fabi in Sviluppo Italia Sicilia?

L’INVIDIA E’ UNA COSA BRUTTA. ANCHE TRA QUELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI CHE PRIMA TRADISCONO I LAVORATORI E POI CERCANO CREARE PROBLEMI AD ALTRE ORGANIZZAZIONI SINDACALI CHE, INVECE, FANNO BENE IL PROPRIO LAVORO 

Abbiamo più volte scritto sulla FABI che rappresenta il sindacato più rappresentativo del settore del credito in Italia, tant’è che annovera oltre 100 mila associati su circa 300 mila lavoratori bancari. Se consideriamo che non tutti i dipendenti di questo settore hanno la tessera sindacale, possiamo benissimo affermare che questa organizzazione autonoma si avvicina sempre più alla soglia di maggioranza assoluta dei lavoratori.

In Sicilia, negli ultimi anni, la FABI si è ulteriormente rafforzata e, addirittura, con i circa 7000 iscritti, ha la percentuale più alta rispetto a quella nazionale ed è ben presente nelle Aziende a capitale regionale quali IRFIS, IRCAC, CRIAS e Sviluppo Italia Sicilia.

Eppure qui, nella terra di Pirandello ed in qualche piccola azienda a totale capitale regionale, qualcuno pensa di estrometterla dai tavoli negoziali, mantenendo però gli altri sindacati del settore del credito dei quali la maggior parte rappresenta una bassissima consistenza di iscritti e vicini a percentuali da prefisso telefonico.

Ci è stato segnalato che questa realtà ha il nome di Sviluppo Italia Sicilia dove, ad inizio dell’anno scorso, alcuni dipendenti decidevano di costituire la rappresentanza sindacale della FABI. Siamo pure a conoscenza che subito dopo il direttore generale, Vincenzo Paradiso, si faceva carico di comunicare ai Responsabili Sindacali della FABI che l’Azienda non poteva riconoscere la loro RSA in quanto la predetta organizzazione non risultava tra le sigle firmatarie del Contratto Nazionale di Lavoro vigente per i lavoratori di Sviluppo Italia.

Subito dopo e precisamente con nota del 9 aprile 2013, lo stesso Direttore Generale informava la FABI che il consiglio di amministrazione l’avrebbe coinvolta nelle trattative sul nuovo contratto nazionale di lavoro.

Da allora la FABI ha svolto tutte le attività sindacali in Azienda:

– Rappresentanza Sindacale Aziendale

– Assemblea sindacale

– Permessi retribuiti – RSA ed ai dirigenti provinciali

– Diritto di affissione – posta elettronica sindacale

– Contributi sindacali trattenuti dall’azienda sulle buste paga

– Locali per le rappresentanze sindacali-riunioni

– Diffusione di comunicati e dei comunicati stampa anche con l’uso della posta elettronica

Negli ultimi mesi numerosi colleghi sentendosi delusi dai sindacati di appartenenza hanno aderito alla FABI che, in questo modo, si è ulteriormente rafforzata. Ciò sicuramente avrà dato fastidio, perché in questo modo sono saltati gli equilibri sindacali aziendali tradizionali.

Il direttore generale, stranamente, dopo aver agevolato l’ingresso della FABI, dava mandato ad un Legale per chiedere se la FABI che non aveva firmato precedentemente il Contratto nazionale di Sviluppo Italia poteva godere in azienda delle stesse prerogative degli altri.

Noi ci chiediamo: non era stato lo stesso direttore generale, Vincenzo Paradiso, ad aver comunicato prima alla FABI che non poteva costituire la RSA perché non firmataria e, dopo aver riflettuto bene, successivamente, assieme al consiglio di amministrazione dell’epoca, aveva ammesso la sigla maggiormente rappresentativa del settore al tavolo per discutere di uno nuovo contratto, in considerazione anche che la società a totale capitale della Regione non faceva più parte dell’area contrattuale di Invitalia?

Insomma: che senso ha escludere un’organizzazione sindacale che rappresenta lavoratori? E questa sarebbe democrazia? Perché il direttore Paradiso si è pentito di avere ammesso la FABI al tavolo? Chi è che lo sta spingendo a commettere questa scorrettezza?

Stranezze, ma quante stranezze abbiamo già constatato in quest’Isola. Ma la stranezza maggiore, in questo caso, è che a questo punto entrano in campo gli altri sindacali rappresentativi o poco rappresentativi per chiedere l’esclusione dal tavolo della FABI.

Vorremmo capire, a tal proposito, se in questo modo l’atteggiamento antisindacale lo fa l’Azienda o le sigle sindacali aziendali che non accettano il principio di libertà da parte dei lavoratori che intendono aderire e dare la propria fiducia all’organizzazione sindacale in cui realmente credono.

Riteniamo, al riguardo, che se l’atteggiamento da parte di qualche vertice aziendale è vergognoso, appare più che nauseante il comportamento di certe sigle sindacali. Ricorrendo a queste bassezze pensano di conservare la credibilità che hanno perduto?

 


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