A Catania… ogni scherzo vale

Coriandoli, stelle filanti, bombette, petardi, scherzetti, maschere, tric e tracche. Eccolo il carnevale a Catania. Un carnevale diverso, anzi, in realtà molto uguale. E cioè il classico baccanale di inizio febbraio tra mille problemi e tanti piccoli trucchi carnascialeschi. Perché, vedete, 5 su 5 mega parcheggi si sono scoperti non essere tali, ma piuttosto mascherati tali. Perché nel tripudio di personaggi, costumi à la Commedia dell’arte, divertimento, quelli (i parcheggi) erano in verità dei centri commerciali dal sapor di parcheggio ed erano, soprattutto, 5 motivi di nuovo business illegale. Ma è carnevale e ogni scherzo vale, no?

Poi c’è quella storia dell’illuminazione. Ormai sono 2 mesi che al calar delle tenebre la bella Catania, vestita da principessa, danza al buio pesto. Dopo la Asl di Napoli il capoluogo etneo è il massimo debitore della Enel in Italia (Vesuvio contro Etna, gran sfida) e allora, che cali l’oscurità. D’altronde a Carnevale certe ombrose atmosfere gothic-dark sono di grande impatto emotivo e, d’altronde, a Carnevale ogni scherzo vale, no?

Come non parlare quindi del re dei personaggi: il dissesto finanziario? Quello che, si narra per un ammontare di 250 milioni di Euro, non consente al Comune di pagare le imprese che hanno lavorato a piazze, vie, rotonde, le Poste, cooperative socioassistenziali, i centauri e gli automobilisti che sfasciano il proprio mezzo contro buche, voragini, montagnette irregolari, banchine mostro (Step1 ne ha già scritto in diverse occasioni) fino, addirittura alla ditta accalappiacani? Mascherina ti conosco! Si potrebbe dire.

È tutta una festa multicolore, trasgressiva, piena di musiche e balli quella della Catania carnascialesca. Tanti mascheramenti, nella politica, nei cittadini, nei guai e ora (ora? Ma a chi la raccontano!) anche nella Sacra Festa di Sant’Agata. Dal 1999 al 2005 (e perché, tra 2 giorni?) la Mafia catanese controllava tutta la celebrazione dall’inizio alla fine: quali tappe far fare al Fercolo, quali bancarelle andavan messe in quali posti, quali prodotti da vendere (torroni, “minnuzze”, olivette verdi o chiacchere), quanti ceri e di quali dimensioni e fatti da quali ditte e le scommesse sulla Candelora che avesse “tagliato per prima il traguardo”. Accusati 2 Santapaola, 2 Mangion, ma anche l’ex-presidente del circolo Sant’Agata, Pietro Diolosà, dal cognome obiettivamente bizzarro calato in tale contesto. Ma è carnevale per la miseria! E a Catania… ops, a Carnevale, ogni scherzo vale!

Riccardo Marra

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