L'anziana è rimasta sul mezzo di soccorso a Villa Sofia dalle 9.30 alle 19.30. I medici si sono detti «rammaricati», l'azienda ha provato a spiegare i motivi, la politica ha fatto un botta e risposta. Intanto, serve capire come evitare che accada ancora
A 89 anni lasciata dieci ore in ambulanza in attesa del tampone «Servono soluzioni serie a partire da ridistribuzione delle Usca»
«Una vicenda per cui sono profondamente dispiaciuta che dimostra purtroppo, ancora una volta, che non siamo mai pronti per le emergenze». Così la presidente della commissione regionale Sanità Margherita La Rocca Ruvolo commenta a MeridioNews la vicenda dell’89enne rimasta in attesa dei risultati del tampone molecolare per dieci ore a bordo di un’ambulanza al Pronto soccorso dell’azienda ospedali riuniti Villa Sofia di Palermo. L’anziana, arrivata in ospedale dalla casa di cura in via Ausonia in cui risiede con una sospetta frattura al femore, è stata lasciata sul mezzo di soccorso dalle 9.30 del mattino fino alle 19.30 con evidenti disagi dovuti anche al caldo torrido.
«Queste sono situazioni che creano profondo rammarico a noi per primi», hanno dichiarato i medici dell’ospedale spiegando che la paziente è rimasta in ambulanza per tutto quel tempo perché «manca un’area grigia dove attendere l’esito del tampone». Dall’azienda sanitaria fanno sapere che «a causa della presenza di pazienti di cui si è avuto riscontro di tampone positivo, è possibile che l’anziana abbia atteso più a lungo all’interno dell’ambulanza per consentire le operazioni di sanificazione».
Da quando è scoppiata la pandemia dovuta al nuovo coronavirus, i pronto soccorso dell’ospedale Cervello e del nosocomio di Partinico sono stati trasformati in reparti Covid mentre quello di Villa Sofia è rimasto l’unico presidio della zona occidentale. «Non si può negare che questo abbia comportato una più elevata concentrazione di pazienti che, inevitabilmente – commenta La Rocca Ruvolo – ha lasciato l’ospedale in una situazione di grande difficoltà. Peggiorata ancora di più – aggiunge – in questo periodo in cui all’utenza locale si aggiungono anche i turisti».
Durante un’audizione all’Ars, c’è stato un botta e risposta tra la deputata del Movimento cinque stelle Roberta Schillaci e l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza. «Vista la grave situazione nei Pronto soccorso perché non si autorizzano i centri convenzionati con la Regione a occuparsi dell’emergenza?», ha chiesto la deputata. «I centri convenzionati vorrebbero fare emergenza – ha risposto l’assessore – ma dovremmo aumentare i budget e soldi non ce ne sono, visto che c’è un piano di rientro», ha sottolineato Razza che, lunedì sera, ha fatto un blitz proprio a Villa Sofia per constatare la situazione dell’ospedale dopo le tante proteste arrivate per le lunghissime attese in area di emergenza.
Più che a cercare le responsabilità di quanto accaduto nella politica o nella sanità, la presidente della commissione sanità all’Ars prova a immaginare in che punto sia possibile intervenire per migliorare la situazione. «Non me la sento di puntare il dito contro i medici. Ma una riflessione seria va fatta a partire dalla ridistribuzione delle Usca, che nascevano proprio con lo scopo di alleggerire il carico dei procedimenti dei tamponi. Che fine hanno fatto?». Intanto, una possibile soluzione per evitare che in seguito si verifichino casi del genere arriva anche dagli stessi medici di Villa Sofia. «Ci sono tante cose che si possono fare: creare un triage esterno o realizzare una zona dove accogliere le ambulanze senza lasciarle davanti al piazzale, ma soprattutto aprire i posti in reparto per decongestionare il Pronto soccorso».