Attraverso degli intermediari effettuavano lo scambio di persona attraverso cui facevano partire finanziamenti. Nell'operazione rientra anche un dipendente regionale. Inoltre sono coinvolte altre sette persone
Truffe alle banche: cinque gli arresti nel Palermitano Documenti falsi e operazioni per mezzo milione di euro
Cinque persone arrestate e altre sette indagate. È questo il bilancio dell’operazione portata a termine dai carabinieri di Bagheria, che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i cinque, tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata a truffa e sostituzione di persona, fabbricazione di documenti falsi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e accesso abusivo a un sistema informatico. Il provvedimento è scattato dopo dopo le indagini preliminari del gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura. Le indagini sono partite nel 2019, facendo emergere un sodalizio dedito alle truffe a numerosi istituti di credito. Il modus operandi dell’organizzazione era presso a poco sempre lo stesso: gli indagati avrebbero rubato l’identità di diversi soggetti, facoltosi professionisti in pensione, per poi fare partire a loro carico pratiche per finanziamenti personali che andavano dai 12mila agli 80mila euro.
Tra le operazioni a carico delle ignare vittime anche l’acquisto di autovetture, che poi sarebbero state vendute a terzi, acquisendo ulteriori profitti illeciti. I sodali si sarebbero avvalsi del contributo di due destinatari della misura cautelare: nell’ordine, un impiegato dell’ufficio Anagrafe del Comune di Palermo, che sarebbe stato incaricato di fornire le generalità delle vittime per poi compiere la sostituzione di persona attraverso dati anagrafici, stato civile e numero dei documenti di riconoscimento. Un’attività realizzata attraverso l’accesso abusivo ai sistemi informatici: tutto dietro un corrispettivo. Un funzionario del dipartimento dello Sviluppo rurale e territoriale è stato indagato. l’uomo, già interdetto dai pubblici uffici perché condannato per truffa avrebbe più volte fornito il numero di telefono del suo ufficio per poterlo inserire nella stipula del contratto di finanziamento, in questo modo poteva assicurare che i richiedenti dei finanziamenti fossero dipendenti regionali. Gli altri sette indagati sono coinvolti nell’operazione con l’accusa di aver prestato la propria fotografia per la fabbricazione dei documenti falsi. Nel corso dell’attività sono state documentate 18 truffe, commesse nell’arco di un anno, dal valore di circa mezzo milione di euro.