La storia è quella di un'occupazione di locali abbandonati. Dopo decenni l'Azienda sanitaria vuole riprenderseli, ma dentro ci vivono persone in difficoltà economiche. Inutili finora sono state le trattative tra le parti
Via Gallo, il Policlinico è deciso a ottenere lo sgombero «Non tolleriamo illegalità». Sunia: «Rischio crisi sociale»
«Vogliamo evitare che ci sia lo sgombero di queste famiglie che vivono in situazioni disagiate. Per questo motivo abbiamo istituito un’assemblea, a cui parteciperanno anche i ragazzi dello studentato e alcune espressioni politiche». A parlare a MeridioNews è Giusi Milazzo di Sunia Catania. Il sindacato che difende il diritto alla casa ad aprile dello scorso anno ha cercato di sostenere le quattro famiglie che da circa 20 anni abitano i locali di via Gallo 4 e 6 e di via Sant’Elena 6-12, nel cuore del centro storico catanese, di proprietà prima dell’ospedale Vittorio Emanuele e poi del Policlinico. La vicenda, che vede al centro l’immobile donato da un cittadino all’azienda ospedaliera, è nata oltre due decenni fa, quando dei privati l’hanno occupata. «Va precisato che l’Azienda ospedaliera, dopo il lascito testamentario non prese possesso dell’immobile – fa sapere la sindacalista – Rimase incustodito per circa un decennio. Così, alcune famiglie disagiate della zona iniziarono ad abitare gli appartamenti rimasti liberi, alcuni erano già abitati dagli inquilini dell’antica proprietaria».
Sapendo che i locali erano passati all’ospedale Santa Marta e Vittorio Emanuele, gli inquilini chiesero ripetutamente di poter avere in locazione gli immobili con un regolare pagamento. «Tali richieste sono rimaste senza esito sebbene l’ospedale abbia continuato a non prendersi carico dell’immobile, la cui manutenzione è stata portata avanti dagli stessi occupanti, visto che parte degli interni era a rischio crollo – continua Milazzo – Negli anni gli inquilini hanno provato, anche attraverso gli avvocati, a dialogare con l’azienda e si sono detti disposti al pagamento di un canone di affitto. Così sono partiti i primi tentativi da parte dei privati di definire una trattativa con l’ospedale». Dal canto suo, l’azienda ospedaliera che in un primo tempo pare essersi mostrata disponibile al dialogo, nel 2006 ha avviato un contenzioso per ottenere lo sgombero degli appartamenti. Ma anche durante questi procedimenti gli inquilini hanno continuato a chiedere di avere in locazione gli immobili ed essere, in questo modo, regolarizzati. «L’Azienda riuscì a ottennere il nullaosta da parte dell’assessorato regionale e a determinare un canone di affitto di 70 euro per vano, salvo poi rimettersi alla valutazione del valore locativo stimato dal consulente tecnico d’ufficio nominato in corso di causa. Tuttavia, alla fine, del tutto immotivatamente, si è tirata fuori dalla trattativa», aggiunge la sindacalista.
Il procedimento ha avuto una durata di dieci anni e, trascorsi gli iter burocratici e naufragate le possibilità di qualsiasi trattativa con l’ospedale, ad aprile le famiglie si sono rivolte al sindacato. Nel frattempo sempre dalle stime fatte dal tecnico nominato dal tribunale, agli inquilini non soltanto è stato ordinato lo sgombero, ma anche di saldare i pagamenti arretrati. «Anche noi abbiamo cercato di dialogare con l’ospedale per tentare di regolarizzare la posizione di queste famiglie: abbiamo chiesto non soltanto di rateizzare le somme che il Policlinico chiedeva, ma anche di decurtare le cifre – conclude Milazzo – Ci hanno risposto soltanto lo scorso 11 gennaio. Da quanto comunicato dall’ufficiale giudiziario giorno 24 gennaio ci sarà lo sgombero dei locali. Noi stiamo coinvolgendo le forze sociali e poi dialogheremo con le istituzioni perché questo non avvenga. Parliamo di persone in precarie condizioni economiche che non possono essere abbandonate, acuendo la grave crisi sociale». Oltre all’assemblea di stasera, giovedì 20 ci sarà una conferenza stampa.
Davanti alle posizioni di Sunia arriva la precisazione del Policlinico Rodolico- San Marco. Dagli uffici dell’azienda guidata da Gaetano Sirna fanno sapere che recentemente sono state intraprese azioni mirate al recupero degli immobili «occupati abusivamente. A tale scopo – scrivono in una nota – è stato adottato un apposito piano di ricognizione straordinaria teso alla valorizzazione del patrimonio immobiliare di proprietà di questa azienda». La replica dell’ospedale si concentra sulle sentenze emesse dal Tribunale di Catania, nel 2016, a cui è seguita anche quella in Appello nel 2019. «Ciò ha comportato – rispondono – l’avvio di idonee azioni giudiziarie finalizzate al rilascio delle unità immobiliari da parte delle famiglie che le occupano e al recupero delle somme dovute a titolo di indennità di occupazione sine titulo, oltre al recupero delle spese di lite liquidate nei due gradi di giudizio».
Il Policlinico etneo afferma di essere a conoscenza delle diverse proposte di accordo dal Sunia, che però giudica «inaccettabili in quanto ben lontane da quanto disposto dal Tribunale di Catania. Tale accordo avrebbe infatti comportato un danno erariale inammissibile per un’azienda pubblica che gestisce risorse pubbliche. Pur comprendendo lo stato di necessità delle famiglie, l’azienda ospedaliero universitaria – chiosano dal Policlinico – non intende ulteriormente tollerare alcuna situazione di illegalità nella gestione dei beni appartenenti al proprio patrimonio».