Un collettivo di studenti occupa l’ex asilo di via Boito «Il quartiere ha bisogno di uno spazio di condivisione»

Sui volti le maschere di Dalì e tra le mani uno striscione che incalza l’amministrazione comunale: «Dal Comune nessun servizio per il quartiere. Da oggi facciamo noi». E con quelle stesse maschere utilizzate dai protagonisti della serie La casa de papel per svaligiare la banca di Spagna, gli attivisti del collettivo Studenti Palermitani hanno occupato l’edificio al civico 7 di via Arrigo Boito nel capoluogo palermitano. «Dopo l’ultimo sgombero di due anni fa, avevano promesso l’affidamento di questo spazio – si legge in una nota – a un’associazione, ma non hanno fatto nulla. Ci pensiamo noi a riaprirlo alla collettività». Così gli attivisti del collettivo hanno deciso di fare nascere il Laboratorio sociale Malaspina per riaprire gli spazi dell’ex asilo al quartiere.

Una storia di sgomberi e occupazioni. Nel 2001, l’immobile era stato occupato da alcuni collettivi universitari che ne avevano fatto la sede del Laboratorio Zeta. In circa dieci anni, l’asilo era diventato un luogo di incontro, non limitandosi però a spazio sociale e ricreativo per il quartiere: al suo interno, infatti, il centro sociale forniva ospitalità a rifugiati e indigenti. Oltre 600 le persone accolte, fra cui anche molti rifugiati politici provenienti da ogni parte del mondo. Dopo diversi tentativi di sgombero, nel novembre 2013, Zetalab chiude i battenti in seguito a una difficile convivenza con alcuni profughi sudanesi. La struttura cessa quindi di essere aperta al pubblico. Poi, sette anni dopo, nel gennaio del 2020, lo sgombero definitivo. L’asilo è ormai un quasi rudere di cui il proprietario, l’Istituto autonomo case popolari (Iacp) vuole rientrare in possesso.

L’ente proprietario dell’immobile in passato aveva provato, con un bando, ad affidare lo spazio a un’associazione che avrebbe dovuto realizzarvi un asilo privato. Rimane poco chiaro che fine abbia fatto quell’avviso pubblico. «L’istituto dice di avere assegnato la struttura a una associazione di cui non si sa neanche il nome – spiega a MeridioNews Tiziana Albanese di Studenti Palermitani – Ciò che è certo è che questa associazione non ha mai fatto niente lì dentro e nessuno sa chi sia, né di cosa si occupi».

Dopo lo sgombero, gli ingressi dell’ex asilo erano stati chiusi e le finestre sbarrate con delle grosse grate in metallo, lasciando l’immobile nell’inutilizzo e abbandono totale. Adesso, una nuova occupazione. Questa volta da parte degli attivisti del collettivo Studenti Palermitani, molti dei quali frequentanti di licei e scuole medie del quartiere, che vorrebbero riadattare gli ambienti dell’ex asilo in aule studio, biblioteche e spazi per doposcuola. «Abbiamo deciso di fare un’azione forte: occupare l’ex asilo – racconta Giorgio Caruso, il rappresentate del liceo scientifico Albert Einstein che nel quartiere Malaspina ci abita – Vogliamo diventi un punto di ritrovo per i giovani in cui studiare e organizzare iniziative, un punto di riferimento per le scuole della zona».

La volontà è quella di riaccendere i riflettori su uno spazio pubblico lasciato per anni nell’abbandono legislativo e organizzativo, adesso anche fisico. «A Palermo ci sono un sacco di posti vuoti che però rimangono abbandonati – spiega Tiziana Albanese – e contemporaneamente un sacco di quartieri che di questi posti ne avrebbero bisogno. Nel territorio mancano servizi, luoghi di riferimento per gli studenti, mancano spazi liberati e restituiti alla collettività. Se non è il Comune, se non è la Regione in questo caso, a offrirli, credo che la gente sia autorizzata a riprenderseli anche attraverso forme come quella dell’occupazione».

Qualora l’Iacp decidesse di prendersi l’impegno di rivalorizzazione e impiego sociale della struttura, gli attivisti del collettivo sarebbero disposti a lasciare gli spazi. «L’Iacp ha detto diverse volte che sarebbero cominciati i lavori ma poi non è mai successo – conclude la studentessa – Se dovesse essere così, saremmo felicissimi. Chiaramente tramite queste forme di occupazione siamo poi noi a dover pensare alla ristrutturazione e alla sistemazione dello spazio. Che se ne prendesse carico l’ente competente sarebbe il massimo di quello che possiamo augurarci».


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